Francesco Barone è tornato dalla missione a Goma, l’escalation di violenza in Congo: “Una guerra di cui nessuno parla”

15 aprile 2024 | 06:31
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Francesco Barone è tornato dalla missione a Goma, l’escalation di violenza in Congo: “Una guerra di cui nessuno parla”

Il professore Francesco Barone racconta il dramma vissuto durante l’ultima missione umanitaria a Goma, in Congo. 600 mila gli sfollati in condizioni precarie. “Una terra martoriata dove di instabile non c’è solo la geologia vulcanica. Sul fronte di guerra ci sono tutti, tranne gli occhi del mondo”.

“Goma è alle prese con una guerra terribile di cui nessuno parla. Ho visto con i miei occhi situazioni di violenza e degrado raccapriccianti che ci hanno costretti a rientrare. Ma la mia missione umanitaria non si ferma e sono pronto a ripartire appena sarà possibile”. Il professore Francesco Barone, abruzzese, docente del dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi dell’Aquila. ai microfoni del Capoluogo.it prova a raccontare la situazione che ha visto durante l’ultima missione, la 60esima, in Congo, dove la gente vive sotto scacco di guerre assurde e in condizioni di estrema povertà.

Francesco Barone la povertà l’ha vista molto da vicino durante tutte le missioni umanitarie – la prima in Ruanda 26 anni fa – in Paesi del mondo dove la gente vive con meno di un dollaro al giorno. Abruzzese di Bussi sul Tirino, ha speso una vita intera dalla parte degli ultimi, degli oppressi, dei dimenticati. È dovuto andare via da Goma, a malincuore, ma le condizioni attuali hanno messo a repentaglio anche la sua vita. Della crisi umanitaria e di sicurezza nella provincia del Kivu Nord, se ne parla poco. Goma è una città situata nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, sulla riva settentrionale del Lago Kivu a poca distanza dalla città ruandese di Gisenyi.  È lo stesso luogo dove, 3 anni fa, rimase ucciso, a seguito delle ferite riportate in un’imboscata, Luca Attanasio, “l’ambasciatore dei bambini”. “Stanno morendo tante persone a causa di una guerra che dura da molto tempo. Tanti bambini soffrono per mancanza di cibo, acqua e medicine. Quello che facciamo a volte non basta, ma non si può girare la testa dall’altra parte”, spiega Francesco Barone.

Francesco Barone, guerra in Congo, Goma

Goma è sotto scacco, in mano ai ribelli del gruppo M23, sostenuti dal vicino Rwanda stanno attaccando la città di Goma, nell’est del paese, e ci sono rischi che i combattimenti si estendano a tutta la regione. È un luogo da dove è anche difficile scappare e la guerra è sempre più vicina, bussa alle porte delle case scure, realizzate con la pietra lavica. Ad Ovest, verso Masisi, si combatte per il controllo dell’ultima via, a Est non si può scappare, c’è il confine con il Rwanda. A Nord, l’unica strada che conduce in Uganda è un vicolo cieco, bloccata dagli M23. Oggi a difendere Goma, oltre all’esercito regolare del Congo, scarsamente equipaggiato, ci sono dei gruppi armati riuniti sotto il nome di Wazalendo, ‘patrioti’ in swahili. Un esercito che a causa dei pochi messi non riesce a contrastare le violenze, gli abusi, le torture a danno dei civili che stanno cercando di scappare. “Ho visto donne vittime di violenza a cui vengono tagliati i capezzoli per impedire che potessero allattare, ho visto foto raccapriccianti di abusi perpetrati nel silenzio e senza colpevoli. Si sta sottovalutando quello che sta succedendo in questa zona dell’Africa, racconta ancora Barone.

L’odierno M23 è l’erede diretto del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP), una formazione paramilitare di Tutsi attiva dal 2006 nelle province orientali del Congo. Nel 2009, dopo la cattura di Laurent Nkunda, il leader dell’epoca del CNDP, venne raggiunto un accordo che includeva la rimozione delle truppe dal Nord Kivu, l’integrazione dei combattenti nell’esercito e l’evoluzione del CNDP in un partito politico tradizionale. Il trattato di pace in questione fu firmato il 23 marzo 2009 ed è proprio al 23 marzo che il gruppo di ribelli M23 fa riferimento, per sottolinearne il carattere fallimentare. Dopo una prima fase di combattimenti già nel 2009, in cui i guerriglieri dell’M23 presero brevemente il controllo di Goma, il gruppo è tornato attivo alla fine del 2021.

Francesco Barone, guerra in Congo, Goma

“Questo gruppo di ribelli ha destabilizzato tutto il territorio, soprattutto nelle aree strategiche. Non è facile fare la conta dei rifugiati nei campi profughi – si stima siano più di 600 mila -. Il territorio è ricco di metalli preziosi, diamanti, cobalto e coltan e c’è una corsa all’accaparramento e di rimando ci sono uomini, donne e bambini che vivono in condizioni estreme, a rischio epidemico”.

Francesco Barone, guerra in Congo, Goma

Questo perchè le violenze dell’ultimo mese hanno costretto migliaia di persone ad abbandonare le proprie case e a rifugiarsi nei campi per sfollati alla periferia della città dove, come testimoniato dal professore, stanno vivendo in condizioni umanitarie e di sicurezza molto precarie: ammassati, senza cibo, coperte, medicinali a sufficienza, con il rischio costante di essere bombardati. “Non usano bombe convenzionali ma lanciano razzi ‘a caso’ mirando da lontano con l’obiettivo di entrare a Goma prima possibile per saccheggiarla”.

Francesco Barone, guerra in Congo, Goma

Nonostante la situazione di pericolo l’intenzione del professore è di ripartire il prima possibile per continuare a portare aiuti umanitari.“Si sottovaluta non solo il Congo, ma il tema della guerra e della pace. non sono sufficienti i leoni da tastiera e non basta invocarla, la pace va praticata e non predicata”. 

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La regione orientale della Repubblica Democratica del Congo è un posto complicato e instabile. In quest’area sono attivi diversi gruppi armati, come per esempio le Forze Democratiche Alleate (Adf), affiliate allo Stato Islamico (ISIS). Ma i combattimenti che si sono intensificati nelle ultime settimane sono dovuti ai ribelli dell’M23 che, secondo il governo congolese e diversi esperti delle Nazioni Unite, sono sostenuti dal vicino Ruanda, che starebbe conducendo contro la Repubblica Democratica del Congo una guerra per procura, cioè una guerra indiretta condotta usando un altro gruppo sul campo, come appunto i ribelli dell’M23.

Francesco Barone, guerra in Congo, Goma

Il conflitto in corso ha molto a che fare con l’odio etnico. I gruppi dominanti nella regione dei Grandi Laghi, quella che comprende Ruanda, Burundi, Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania e Kenya, sono principalmente due: Hutu e Tutsi. Il genocidio in Ruanda del 1994 segnò il culmine dello scontro tra queste due etnie: gli Hutu, che erano più numerosi, massacrarono centinaia di migliaia di Tutsi, che erano meno ma che per varie ragioni, determinate anche dalle decisioni dei vecchi dominatori coloniali, occupavano il grosso dei posti di potere.

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