Ottant’anni dalla Liberazione dell’Abruzzo, dove cresce l’Anpi dei giovani

Ottant’anni dalla Liberazione dell’Abruzzo, Fulvio Angelini (Anpi): “Sempre più giovani si avvicinano a noi, il 20 per cento degli iscritti ha meno di 30 anni”
Ottant’anni dalla Liberazione dell’Abruzzo. Le truppe naziste lasciarono le città e i territori della nostra regione nel giugno del 1944 (il 13 nel caso dell’Aquila), lasciandosi alle spalle tragedie e distruzione. “Gli ultimi colpi di coda dell’occupazione, dopo lo sfondamento della linea Gustav da parte degli Alleati”, secondo la definizione di Fulvio Angelini, coordinatore regionale dell’Associazione Nazionale Partigiani. Stragi rimaste nella memoria collettiva; tra queste Capistrello (4 giugno), Filetto (7 giugno), Onna (11 giugno).
L’Anpi dedicherà particolare attenzione alle celebrazioni di quest’anno imprimendovi, spiega Angelini “il massimo prestigio e la massima solennità. L’auspicio è che anche le istituzioni onorino al meglio l’anniversario della Liberazione dell’Abruzzo. Ci saranno passaggi in coincidenza con le ricorrenze dei singoli territori anche se al momento siamo concentrati sul 25 aprile”.
La Festa della Liberazione vedrà all’Aquila, oltre alle cerimonie istituzionali della mattina, tra le altre cose una manifestazione di musica, performance e testimonianze al piazzale dell’Auditorium del Parco. A Pescara andrà in scena il concerto dei Modena City Ramblers. Nel chietino ci sarà il consueto omaggio solenne al sacrario della Brigata Maiella, a Taranta Peligna.
“Ora ricorrono ottant’anni dalla Liberazione dell’Abruzzo ma già l’anno scorso abbiamo celebrato l’ottantesimo anniversario dell’inizio della Resistenza nella nostra regione”, sottolinea il coordinatore abruzzese dell’Anpi. “Il 1943 fu denso di eventi dalla notevole portata storico – simbolica: l’uccisione dei Nove Martiri all’Aquila il 23 settembre, la battaglia di Bosco Martese nel teramano il 25 settembre, la liberazione di Lanciano il 6 e 7 ottobre”

Un impegno dell’Anpi arricchito da tempo da una presenza di giovani che è in costante crescita. Angelini ricostruisce il contesto e le ragioni di una tendenza che ritiene incoraggiante: “C’è da parte loro una consapevolezza del valore della storia e un bisogno di protagonismo. I giovani sono molto sensibili alla memoria storica e anche a temi più moderni che riguardano la loro condizione di vita, le lotte alle diseguaglianze e al razzismo, le politiche ambientali, i diritti. Molti di loro ritrovano nell’Anpi una parte della loro sensibilità, il nostro obiettivo è migliorare sempre di linguaggi, forme di dialogo, simboli e testimonial per riuscire ad attrarli”.
Il 20 per cento degli iscritti Anpi in Abruzzo ha tra i 16 e i 27 anni, una quota che cresce di anno in anno, ed è importante che cresca in una regione che ebbe un ruolo nella lotta di Liberazione: “È motivo di orgoglio di fronte a una storiografia che fa tradizionalmente appartenere la Resistenza alle regioni del centro nord, vista la durata in quei luoghi di gran lunga maggiore. Ma la nostra regione, essendo stata attraversata dalla linea Gustav, è stata crocevia di eventi strategici e decisivi, come la fuga del Re, la prigionia di Mussolini, le grandi battaglie come quella di Ortona, l’epopea della Brigata Maiella, che fu l’unica banda partigiana a liberare altre regioni oltre la propria. Si è registrata in Abruzzo la formazione di ben 96 bande partigiane ed è evidente, basta ricordare le stragi naziste, il tributo di sangue pagato dalla popolazione”.
Fra i patrioti della Brigata Maiella, ricordiamo con grande emozione Gilberto Malvestuto, sulmonese, morto il primo marzo del 2023 che, ai microfoni di Eleonora Falci, aveva raccontato quegli anni così intensi di lotta e speranza.
La celebrazione della Liberazione deve essere particolarmente sentita, ma in generale, spiega Angelini, “quell’evento è senza dubbio ancora attuale, perché quella storia ha depositato i germi, le basi, i semi dell’Italia moderna: i diritti sociali, le conquiste di libertà e di dignità nel campo del lavoro, della cultura, della libertà individuale, del pensiero. Ricordare la Resistenza e la lotta della Liberazione significa avere a mente il ruolo che continuerà a svolgere la Costituzione, vuol dire avere consapevolezza dei diritti, dei doveri, della dimensione unitaria e progressista dello sviluppo del Paese”. Questo a fronte del “tentativo di ridicolizzare e minimizzare la storia della Resistenza, di riscriverla attraverso un’incomprensibile nostalgia. Progetti pericolosi come il premierato e l’autonomia differenziata rischiano di indebolire il principio di un’Italia unita e solidale. Ricordare significa anche avere coscienza dei pericoli che si corrono oggi. Condividiamo l’idea che l’Italia debba avere una memoria comune, ma la pacificazione non vuole deve volere dire parificazione tra chi combatteva la libertà e chi combatteva per l’occupante nazista. La dialettica deve essere unita da un’eguale appartenenza democratica e antifascista”.
Ottant’anni dalla Liberazione dell’Abruzzo: lo sport che resiste
In occasione di questo 25 aprile, vi riproponiamo la puntata di #nonsolocalcio del 25 aprile 2023, dedicata allo sport che resiste, agli sportivi che combattono dentro e fuori dai campi di calcio, dalle strade delle gare ciclistiche affinchè la vittoria sia la difesa e la conquista della libertà. Ospiti in studio Fulvio Angelini e William Giordano. Le storie di Gino Bartali, che con la sua bicicletta trasportò documenti che salvarono 800 ebrei; quella del ct della nazionale di ciclismo Alfredo Martini definito il “padre partigiano” del ciclismo moderno. E ancora: Bruno Neri, che si rifiutò di fare il saluto #fascista in campo all’inaugurazione del campo della Fiorentina. Fino ad arrivare a Peter Norman, solidale con gli statunitensi Smith e Carlos sul podio delle olimpiadi di Messico 68. E infine, il rifiuto degli iraniani di cantare l’inno ai mondiali in Qatar. Lo sport che combatte al fianco di chi non ha voce. Lo sport che non è indifferente: lo sport che celebriamo e che ci piace.