Le nuove stanze della poesia

Le nuove stanze della poesia, Camillo Sbarbaro e Leonardo Sinisgalli

Scienza e poesia: Camillo Sbarbaro e Leonardo Sinisgalli per l'appuntamento con la rubrica a cura di Valter Marcone.

Le scorse settimane in questa rubrica ho ricordato ai lettori “H2O la chimica in versi” un libro ristampato recentemente da Mursia di un eclettico poeta, giornalista romanziere ma anche chimico,Alberto Cavaliere e presentato giovedì 29 febbraio 2024 dall’Associazione L’Aquila incontra. Sul tema del rapporto tra scienza e poesia voglio ancora per questa puntata de Le nuove stanze della poesia ricordare due poeti Camillo Sbarbaro ( 1888-1967) erborista e Leonardo Sinisgalli (1908-1981) ingegnere e matematico .

Camillo Sbarbaro fu amico di Montale che gli dedicò una sezione della sua raccolta Ossi di Seppia. Raccontò nelle sue poesie la quotidianità. Proprio le piccole cose, forse le cose infime come un lichene di cui fu un esperto. Poesie sulle piccole cose o su un mondo di “visioni” semplici, elementari e per questo “naturali” come in questi versi.

Talora nell’arsura della via
un canto di cicale mi sorprende.
E subito ecco m’empie la visione
di campagne prostrate nella luce…
E stupisco che ancora al mondo sian
gli alberi e l’acque,
tutte le cose buone della terra
che bastavano un giorno a smemorarmi…

Dunque un mondo sorprendente con le “cose buone della terra” oppure un canto nella notte che si beve come “ un vino forte.
Piccolo quando un canto d’ubriachi /giungevami all’orecchio nella notte/d’impeto su dai libri mi levavo./Come tratto di me, la chiusa stanza/all’aria della notte spalancavo /e mi sporgevo fuor della finestra/a bere il canto come un vino forte./Con che occhi voltandomi guardavo/la camera e la casa/dove già tutti i lumi erano spenti!
Come dicevo Camillo Sbarbaro , oltre a essere poeta è stato uno dei più grandi esperti di licheni al mondo, una forma di vita vegetale” negletta” ma “tenacissima” che Sbarbaro conosce uno ad uno . Di questo attaccamento alla vita dice : “Non lo scoraggia il deserto; non lo sfratta il ghiacciaio… Teme solo la vicinanza dell’uomo… Il lichene urbano è sterile… Il fiato umano lo inquina”.
Per questi suoi studi le e sue raccolte di poesie portano tutte dei nomi della natura umana e vegetale: Resine (1911), Pianissimo (1914), Rimanenze (1955), Primizie (1958).

Leonardo Sinisgalli : voleva fare il fabbro. “Imparare bene un mestiere antico ed […] esercitarlo in un giro ristretto con bravura e un po’ di fantasia”, scriveva in Autoritratto con scorpione. Divenne ingegnere, fu chiamato alla Olivetti con l’incarico di responsabile dell’ufficio tecnico di pubblicità, lavorò come consulente per la Bassetti e l’Alfa Romeo, collaborò con la Rai. Leonardo Sinisgalli si è interessato però di tutto, in maniera visionaria .Il suo “Calcoli e fandonie”, pubblicato per la prima volta nel 1968, aiuta a ripercorrere il mito progressista dell’epoca, una specie di diario eclettico e composito pieno di annotazioni scientifiche, architettoniche, letterarie,
Sabato 23 marzo 2024, in concomitanza con l’apertura delle Giornate Fai di Primavera, nella sede del Circolo La Scaletta in via Sette Dolori nei Sassi di Matera è stata inaugurata la mostra dal titolo “Leonardo Sinisgalli e il demone della comunicazione”.
L’esposizione, organizzata dal Circolo La Scaletta e dalla Fondazione Leonardo Sinisgalli è stata curata dallo storico dell’arte Edoardo Delle Donne che dice testualmente : . “Nessuno come Leonardo Sinisgalli è stato capace di imporre un gusto, uno stile, una poetica per formare il canone e l’indirizzo futuro della comunicazione. Nel suo sperimentale, innovativo e sempre attivo lavoro a cavallo tra metro, sintassi e concetti matematici, il pensare in modo poetico diventa fondamentale anche sul piano del messaggio pubblicitario. Per non arrendersi ai limiti della grammatica e della visione superficiale. La comunicazione diventa dunque una forma d’arte dove la funzione poetica acquista un’importanza decisiva”.

1
Dolcemente sul fianco
Si son mosse le foglie.
S’è piegato il cielo
Alla deriva inerte.
Finché il sole mantenne
Erte le sue vampe
Furono vive le tue voglie
Furono rosse le mie penne.
2
Qui al buio il tuo cielo si dissecca,
La tua pupilla langue
Come una stella, tu annusi
Dentro i fiori il tuo sangue.
Presso i fiori tu resti immota:
La rosa non ti somiglia.
Guardi con meraviglia
Contro il muro i barbagli
Dei raggi di una ruota
E negli anni la voglia che declina
Dal pube sulla coscia.
Tu ne segui il cammino
Come dietro una nube.
3
Lo strepito delle piume
Se ti accosti vicino agli orecchi,
Il tuo fischio che recinge
Il mio regno di fitte siepi
Lascia un labile segno
La lusinga che mi rechi.

Tra scienza e poesia dunque la metrica delle sue poesie riannoda i fili di un mondo che in modo visionario egli è riuscito a riscoprire e a riproporre ai suoi contemporanei ma anche agli uomini di oggi a quasi cinquanta anni dalla sua morte.

leggi anche
marechiare,Francesco Paolo Tosti
Le nuove stanze della poesia
Le nuove stanze della poesia, Marechiare di Francesco Paolo Tosti
carl orff carmina burana
Le nuove stanze della poesia
Le nuove stanze della poesia, Carl Orff e Carmina Burana