Protesta Tecnocall, lo spettro del licenziamento per 100 dipendenti

26 aprile 2024 | 10:40
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Protesta Tecnocall, lo spettro del licenziamento per 100 dipendenti

“Continuiamo a sperare che possa esserci un futuro”: non si spegne a protesta dei lavoratori del call center aquilano Tecnocall su cui grava lo spettro del licenziamento.

La speranza è quella di non essere abbandonati: riesplode la vertenza dei 100 operatori del call center aquilano Tecnocall, da mesi impegnati in una mobilitazione.

A pochi giorni dalla Festa dei lavoratori gli operatori della Tecnocall cercano di allontanare lo spettro dei licenziamenti, conseguenza della fine del mercato tutelato dell’energia. Le mobilitazioni hanno coinvolto e unito la città intera, dall’arcivescovo Giuseppe Petrocchi ai tifosi allo stadio.

“Avremmo dovuto immaginarlo, avremmo dovuto saperlo, avremmo dovuto prevederlo, avremmo dovuto trovare una soluzione alternativa prima che il sipario delle elezioni regionali si spegnesse, eppure abbiamo continuato a sperare di non essere abbandonati, che una soluzione si sarebbe trovata“, scrivono in una nota le Rsa di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, Raparelli, Petracca, Alonzi, Fioretti, Moretti e Pepe. “Sono passati mesi dalla mobilitazione attiva, dagli scioperi, dagli appelli alla città e alle istituzioni, abbiamo chiesto aiuto e sostegno a tutte le cittadine e i cittadini dell’Aquila, non ci siamo spenti, abbiamo continuato a dialogare con le istituzioni locali e nazionali, abbiamo atteso risposte, date le mille promesse, ma ad oggi nulla è arrivato”. A febbraio i lavoratori hanno incontrato anche la premier Giorgia Meloni, in visita in città durante la campagna elettorale. Siamo venuti qui, oggi, per chiedere al Premier di assumere un incarico che riguarda il futuro di 100 lavoratori della provincia dell’Aquila e di 1500 lavoratori sul territorio nazionale”, aveva spiegato al CapoluogoValentina Raparelli, lavoratrice Tenocall e RSA.

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“Abbiamo sperato – chiariscono in una nota le Rsa – che si potesse trovare una soluzione alternativa a garanzia della continuità salariale e occupazionale, vista la mancata volontà del governo ad applicare, come naturale e giusto, la clausola sociale. Abbiamo sollecitato tutta la comunità politica per ricercare una positiva soluzione alla nostra vertenza, l’ultimo incontro si è svolto il 13 febbraio a Roma, al cospetto delle segreterie nazionali, riunite dal senatore Liris insieme ai vincitori delle aste del servizio a tutele graduali, ma tutto tace, nulla si muove, tutto resta immutato, nessuna risposta è arrivata. Siamo arenati su uno scoglio fatto di mancate risposte ed assunzione di responsabilità”.  Come ricorda Il Centro, mancano solo due mesi al passaggio dal servizio di maggior tutela al servizio a tutele graduali: “Potremmo trovarci di fronte uno scenario kafkiano, da una parte nuove assunzioni a tempo determinato per la gestione inbound e back office del servizio delle tutele graduali e dall’altra nuovi disoccupati, già formati e professionalizzati, con il rischio che lo Stato paghi due volte, prima la cassa integrazione in deroga e poi successivamente la Naspi. Continuiamo a sperare che possa esserci un futuro, che una soluzione possa essere trovata: per questo la settimana scorsa abbiamo fatto l’ennesima richiesta di un tavolo istituzionale al prefetto, al fine di riaccendere la luce sulla nostra vertenza. Siamo fiduciosi, che a breve verremo convocati insieme alle istituzioni locali e nazionali”. 

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