Marsica

L’eccidio di Celano, ricordando la lotta per il lavoro e il diritto alla terra

Il Comune ricorda l'eccidio di Celano con due iniziative: corona di fiori alle tombe di Berardicurti e Paris e terza edizione del Premio

L’amministrazione comunale commemora l’eccidio di Celano, una tragedia che ha segnato un passaggio importante per le lotte per i diritti dei contadini e dei lavoratori, in tutto il Paese. Antonio Berardicurti (35 anni) e Agostino Paris (45), braccianti, vennero uccisi la sera del 30 aprile del 1950.

Oggi, nel 74esimo anniversario delle uccisioni, rappresentanti dell’amministrazione comunale deporranno una corona di fiori sulle tombe dei due braccianti. Domenica 5 maggio si svolgerà poi, alle 12 in Sala consiliare, la cerimonia del Premio “Berardicurti – Paris”, giunto alla terza edizione. Ispirandosi alla circostanza che i due persero la vita nell’atto di cercare e chiedere lavoro, l’amministrazione comunale ha istituito un riconoscimento rivolto proprio a chi si è distinto nella propria professione nell’ambito dell’economia locale.
Il 30 aprile 1950 vennero esplosi colpi di arma di fuoco contro un gruppo di braccianti radunati in piazza IV Novembre, in attesa delle liste di collocamento per il lavoro nei campi. Il crimine è rimasto senza colpevoli, anche se alcune testimonianze individuarono come autori della sparatoria oltre che i carabinieri esponenti del Movimento sociale italiano e delle guardie della famiglia Torlonia. Ci furono nell’occasione anche dodici feriti.

Proprio i Torlonia, latifondisti del Fucino, erano destinatari delle proteste che si svolgevano con partecipazione e non senza creatività proprio in quei mesi. A febbraio era stato indetto con successo lo sciopero alla rovescia: i braccianti, con il supporto della popolazione, per denunciare le pessime condizioni di lavoro si erano impegnati in prima persona in una serie di opere di manutenzione di strade e canali.
L’eccidio di Celano è considerato un avvenimento storico e simbolico fondamentale che fornì una spinta decisiva all’approvazione, tra le altre, della riforma agraria, che vide la luce alla fine del 1950. La condizione dei braccianti del Fucino era stata di ispirazione di una delle opere letterarie italiane più celebri, “Fontamara” di Ignazio Silone.

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