Politica

Tiene in Abruzzo l’alleanza tra PD e Cinque Stelle

Giuseppe Conte ed Elly Schlein si azzuffano, ma in Abruzzo l'alleanza tra PD e Cinque Stelle è solida, come emerge dalla lettura del quadro politico

L’alleanza tra PD e Movimento Cinque Stelle in Abruzzo tiene. E’ quello che emerge dalla lettura dei primi passi dell’opposizione in Consiglio regionale e dal quadro che si delinea in vista delle elezioni comunali.

Tra le maggiori città che andranno al voto, a Pescara e Giulianova c’è l’appoggio da parte delle due forze politiche allo stesso candidato sindaco. A Montesilvano la direzione appare la stessa, anche se al momento di scrivere manca ancora l’ultimo passaggio formale da parte dei pentastellati. Altri comuni: le due forze politiche sostengono lo stesso candidato ad Atri e Città Sant’Angelo, e non si esclude che a Pineto alla fine Alberto Dell’Orletta, espresso dal Partito Democratico, possa raccogliere il consenso dei Cinque Stelle.
L’Abruzzo non sembra dunque risentire della situazione nazionale, dove si rileva un evidente scadimento dei rapporti tra i leader Elly Schlein e Giuseppe Conte. Le inchieste giudiziarie pugliesi hanno fatto da detonatore degli scontri, ma certo la competizione in vista delle elezioni europee è un fattore di instabilità.
A cosa è dovuta la “diversità abruzzese”? Per Daniele Marinelli, segretario regionale del Pd, il primo elemento è “la presenza nella nostra regione di una destra che si è caratterizzata per uno stile di governo particolarmente vicino alle questioni di potere e lontano dagli interessi dei cittadini. Le forze alternative hanno quindi accettato la responsabilità di costruire percorsi comuni: si è fatto un lungo cammino di convergenza facendo opposizione insieme”. L’alleanza tra Pd e Cinque Stelle ma anche con le altre forze che poi alle elezioni regionali sono andate insieme sulla candidatura alla Presidenza di Luciano D’Amico, sostiene quindi Marinelli, è stata favorita dal contesto politico.

Poi il segretario dem non manca di sottolineare la scelta del suo partito: “A livello nazionale e ancora di più in Abruzzo il Pd ha messo in cima alle proprie priorità l’obiettivo di costruire una coalizione, facendo se necessario dei passi indietro: è ad esempio quando, al momento di stabilire il candidato alla Presidenza, l’opzione del nostro Silvio Paolucci venne sacrificata. C’è in ogni caso un’abitudine oramai consolidata a discutere con il Movimento Cinque Stelle, tanto che i nostri gruppi dirigenti sono entrati in sintonia. E’ così più facile costruire condizioni unitarie nei territori dove si va al voto”.
L’alleanza per la Regione ha retto allo scossone della sconfitta: D’Amico continua a essere il riferimento e nelle prime votazioni, dalla scelta dei ruoli di vertice per il Consiglio fino alla battaglia sulla presunta incompatibilità di Mario Quaglieri, non ci sono state sbavature e divisioni.
Lo scossone l’hanno avuto i pentastellati: il deludente risultato raccolto (7 per cento), ha spinto alle dimissioni (non ancora accettate da Conte) il coordinatore regionale Gianluca Castaldi. Vale la pena citare una riflessione che all’indomani del voto lo stesso Castaldi affidò all’Ansa, riguardo al limite dei mandati, regola aurea grillina, che finirebbe per ostacolare buone affermazioni in elezioni diverse dalle politiche: “Qui in Abruzzo abbiamo sempre saputo di avere delle basse percentuali alle amministrative, come in tutta Italia, ma se poi non vengono riproposte quelle figure che ormai sono conosciute e che hanno credibilità, i voti si perdono ancora di più. Insomma va creata una struttura: la forma movimento non basta più, siamo entrati nell’agone in quel modo ma ormai siamo un partito regolare, che però ha regole movimentiste che ne limitano pesantemente l’azione. Vanno riviste, a mio parere, anche immediatamente. Ci siamo incamminati su quella strada con i gruppi territoriali ed iniziamo ad avere luoghi dove discutere di tutte queste cose. Accelerare è urgente”.

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