Scuole

Scuola aree interne, il Comitato genitori chiede azioni politiche

Quale futuro per la scuola nelle aree interne? L'incontro a Castelvecchio Subequo: "Cominci la stagione del fare"

Una “deroga lunga” oppure “una riforma urgente” per salvare la scuola nelle aree interne. Il Comitato spontaneo genitori “Siamo parte del Mondo” chiama a raccolta i politici e chiede di essere parte attiva del tavolo di confronto.

CASTELVECCHIO SUBEQUO – Il futuro della scuola nelle aree interne. “Dall’incontro di sabato sono arrivate nuove idee e nuovi obiettivi, ma occorre cambiare marcia. Alla stagione della discussione e del ragionamento, si affianchi la stagione del fare. Per questo, chiediamo pubblicamente agli amministratori di fare atti politici concreti. Proponiamo un ordine del giorno condiviso tra le amministrazioni della Valle Subequana affinché si chieda un incontro alla Regione e di qui al Governo per capire come si intende procedere per garantire il diritto all’istruzione di chi abita nelle scuole delle aree interne, come la nostra. Chiediamo altresì, in quanto portatori di un interesse collettivo, di essere parte attiva e di sedere al tavolo politico di confronto”. È una richiesta esplicita quella che il Comitato spontaneo genitori “Siamo parte del Mondo” chiede dopo l’incontro-dibattito “Il futuro della scuola nelle aree interne”, svoltosi sabato scorso presso la Comunità Montana Sirentina a Secinaro.

Un momento di analisi e di approfondimento voluto e promosso dal Comitato che, in questa occasione, si è presentato ufficialmente al pubblico, illustrando le diverse iniziative intraprese finora a salvaguardia del plesso di Castelvecchio Subequo, dove è stata scongiurata una pluriclasse nella scuola secondaria di primo grado, dopo un’accesa mobilitazione trainata dai genitori. “Questo incontro ci ha aiutato a definire meglio la strada da imboccare e ha dato forza ai nostri obiettivi. Come sempre, ragionare e discutere a più voci aiuta a capire meglio, per decidere meglio. Per questo riteniamo che non bisogna più rimandare, occorre agire subito. Che sia una ‘deroga lunga’ o ‘una riforma urgente’, chiediamo che i nostri amministratori mettano nero su bianco la richiesta di inserire la questione delle scuole aree interne nell’agenda politica dei rappresentanti  regionali e nazionali“.

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Nel corso della riunione, “Abbiamo capito e ragionato su molti aspetti con ospiti ed interlocutori autorevoli. È emersa la necessità di un cambiamento legislativo, una riforma della scuola di montagna che cambi i parametri definiti dal DPR 81/2009, come è stato ribadito da Miriam Del Biondo, segretaria generale FLC CGIL L’Aquila, tra gli ospiti di sabato. In provincia dell’Aquila, dove abbiamo il maggior numero di aree interne, lo spopolamento e la denatalità prefigurano uno scenario di desertificazione, impossibile da arginare con la normativa vigente. È emersa la consapevolezza che ‘essere comunità’ è lo strumento migliore per difendere al meglio la scuola“.
Antonio Di Santo
, sindaco di Opi, portando l’esempio del Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise, ha parlato di “restanza come ‘la capacità delle comunità di restare unite’, così come raccontato dal film di Riccardo Milani con ‘Un mondo a parte’, ambientato proprio ad Opi”.

“In un video messaggio portato per noi – continua la nota del Comitato genitori – il regista Milani ci ha dato un messaggio forte: è una battaglia etica difendere la scuola. Perché nelle aree interne la scuola rappresenta qualcosa di diverso”.
“Ha un valore materiale, sostiene le microeconomie, è centrale per la vita delle famiglie, è capace di attivare la popolazione, legandosi alla vita di un paese”. Lo ha detto Giulia De Cunto, ricercatrice presso l’Università degli Studi Milano-Bicocca, che ha ribadito che “una scuola con piccoli numeri non è qualcosa di meno, ma può essere un modello di scuola diverso, costruendo un rapporto nuovo con il territorio”.

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Di certo, un paese senza scuola non ferma lo spopolamento, anzi lo accelera, a dispetto di tutte le agevolazioni economiche che si possano dare a famiglie e nuovi nati. A fronte di questo, occorre più consapevolezza e partecipazione di tutti: amministratori, insegnanti e soprattutto genitori. La comunità è la forza più autorevole per chiedere ed ottenere il cambiamento”, conclude il Comitato.

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