Politica

L’opposizione in Abruzzo, tra la sconfitta sul caso Quaglieri e il percorso di coesione

Sconfitta sulla questione dell'incompatibilità di Quaglieri, l'opposizione in Abruzzo cerca la strada dell'amalgama attraverso le iniziative di Luciano D'Amico

Come sta l’opposizione in Abruzzo? Il Presidente della Regione Marco Marsilio ha appena avuto gioco facile nel cavalcare la nota dell’Autorità nazionale anticorruzione sulle incompatibilità, escluse, dell’assessore Mario Quaglieri.

Era stata di fatto una battaglia unitaria del Patto per l’Abruzzo: l’esposto era stato partorito dal Partito Democratico per poi essere sposato dagli altri gruppi consiliari.
Una sconfitta, tuttavia in un quadro che seppure fragile e fluido mostra novità di un certo interesse. Luciano D’Amico, candidato alla Presidenza della Regione sconfitto a marzo, continua a esercitare il ruolo riconosciuto di riferimento e leader dell’opposizione in Abruzzo, a parlare da portavoce di tutte le forze politiche e civiche, sia nei passaggi istituzionali, come la seduta inaugurale del Consiglio regionale, sia nelle uscite mediatiche. E se non gli è riuscito a Giulianova di aggregare per le elezioni comunali le forze del centrosinistra attorno a un unico candidato sindaco, nella partita politicamente più significativa, il voto di Pescara, la vicinanza a Carlo Costantini è apparsa sin da subito evidente. D’Amico è intervenuto all’apertura della campagna elettorale, e non solo. Non è poco. La cosiddetta filiera, dai Comuni via via ai livelli istituzionali più alti, è una delle ragioni del consolidamento del dominio della destra in Abruzzo; il suo progressivo dissolvimento, negli anni scorsi, tra incomprensioni, gelosie e sottovalutazioni all’Aquila, a Pescara e in Regione è costato molto caro al centrosinistra. Ecco perché tentare di ripartire dalla città più popolosa d’Abruzzo, per giunta in via di fusione con Montesilvano e Spoltore, coltivando l’unità di intenti e la coesione a più livelli, è quanto meno una mossa intelligente. Non va dimenticato che al voto regionale, nella città adriatica, il Patto per l’Abruzzo in termini di voti ha prevalso sul centrodestra.
Certo la marcia è lunga e difficile. Occorrerà schivare insidie e cattive influenze nazionali, quelle che si seppero allontanare al momento della costruzione della coalizione e della scelta di D’Amico candidato. La fase politica è poi particolarmente avversa, visto che si apre in coincidenza con l’inizio di una seconda legislatura consecutiva al governo per Marsilio, traguardo mai raggiunto dai suoi predecessori. Il tempo dirà.

Oggi c’è la seduta del Consiglio regionale dedicata alla sanità, altra occasione utile per scrutare le mosse delle minoranze. Si registra intanto, direttamente da D’Amico, l’iniziativa della costituzione di un “Osservatorio antifascista sulla violazione dei diritti costituzionali in Abruzzo”, sulla scorta delle consuete polemiche attorno alla celebrazione del 25 aprile, partite stavolta da Martinsicuro. Spunto quanto meno da segnalare, perché può essere letto anche come il tentativo di aggregare il lavoro dell’opposizione attorno alla politica, nella fattispecie alla lettura dinamica ed estensiva della Liberazione come momento di difesa delle (plurale) libertà, comprese quelle dai bisogni economici, di salute, affettivi. Non limitando perciò l’impegno delle minoranze ai nodi procedurali ma piuttosto cercando terreni di incontro anche di tipo culturale e valoriale. Che poi l’osservatorio citato faccia capo direttamente alla persona di D’Amico riconduce questo tentativo di amalgama alla sua leadership.

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