Cultura

Tutti i Santi giorni, 26 maggio: si ricorda San Filippo Neri

San Filippo Neri e la sua chiesa sconsacrata a L'Aquila per la rubrica "Tutti i Santi giorni" del 26 maggio.

San Filippo Neri e la sua chiesa sconsacrata a L’Aquila per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 26 maggio.

Il 26 maggio ricorre la memoria di San Filippo Neri. San Filippo Neri nacque a Firenze il 21 luglio 1515 in una famiglia di modeste condizioni: il padre, ser Francesco, pur essendo notaio, non era troppo famoso. La madre, Lucrezia da Mosciano morì poco dopo aver dato alla luce il quarto figlio e il bambino fu cresciuto amorevolmente dalla matrigna, Alessandra di Michele Lenzi. Dopo aver ricevuto una prima istruzione domestica che gli lasciò l’amore per la lettura, si formò nel convento dei Domenicani di San Marco, dove si accostò al clima spirituale del movimento di Girolamo Savonarola, da cui rimase fortemente affascinato, seppur nella evidente distanza dai metodi del predicatore apocalittico. Intorno ai diciotto anni fu mandato dal padre presso un parente, avviato commerciante e senza prole, per imparate l’arte della mercatura, ma ben presto Filippo lo lasciò per recarsi a Roma. Qui giunse come pellegrino, e vi rimase vivendo gli anni della sua giovinezza lontano dalle tentazioni del mondo, austero e lieto al tempo stesso, dedito a coltivare lo spirito, sempre più attratto dalla vita contemplativa. Il giovane predilesse sempre le chiese solitarie e i luoghi sacri delle catacombe dove, il dì di Pentecoste del 1544, nel cimitero sotterraneo si San Sebastiano, durante una notte di intensa preghiera, ricevette in forma sensibile il dono dello Spirito Santo: il suo cuore si dilatò, infiammato di un fuoco che continuò ad ardere nel petto del Santo fino al termine dei suoi giorni. Accanto alla vita contemplativa San Filippo Neri si adoperò in una intensa attività di apostolato e di servizio presso gli Ospedali degli incurabili, partecipando alla vita di alcune confraternite, in particolare quella della Trinità dei Pellegrini, di cui fu sicuramente principale artefice insieme al suo confessore, Padre Persiano Rosa. Fu sotto la sua direzione spirituale che maturò la vocazione, finché venne ordinato sacerdote il 23 maggio del 1551 e andò ad abitare nella Casa di San Girolamo, sede della Confraternita della Carità. Qui il suo principale ministero divenne l’esercizio del confessionale che iniziò nella semplicità della sua piccola camera; ma ben presto il luogo non bastò più al numero crescente di chi accorreva alle meditazioni, così Filippo ottenne un locale, situato sopra una navata della chiesa, già destinato a conservare il grano che i confratelli distribuivano ai poveri. Nacque così la “Congregazione dell’Oratorio”. Nel 1575 Papa Gregorio XIII affidò al Santo e ai suoi preti la piccola e fatiscente chiesa di Santa Maria in Vallicella, erigendo inoltre con la Bolla “Copiosus in misericordia Deus” la “Congregatio presbyterorm saecularium de Oratorio nuncupanda”. Il sacerdote si impegnò a ricostruire in dimensioni grandiose la piccola chiesa, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita, sempre nell’apostolato, finché si spense nelle prime ore del 26 maggio 1595, all’età di ottant’anni amato dai suoi e dalla città tutta. Dopo la morte ebbe subito fama popolare di santità, tanto che fra i suoi appellativi si ricorda quello di Santo della gioia e Apostolo di Roma. Fu proclamato Santo nel 1622 e, in seguito, dichiarato compatrono della città eterna; nonostante le sue reliquie siano in moltissime chiese, le sue spoglie sono venerate nella cappella a lui dedicata in Santa Maria in Vallicella dal 1602.
Dal punto di vista delle immagini, San Filippo Neri viene raffigurato come un prete, con la veste sacerdotale, spesso ritratto in chiesa per entrare in contatto con Dio o circondato dai bambini dell’oratorio. Talvolta viene dipinta la scena dell’apparizione della Vergine al Santo, inginocchiato e vestito con una pianeta operata indossata sulla casula bianca, secondo l’iconografia fissata nalla tela realizzata da Guido Reni per la cappella del Santo in Santa Maria della Vallicella a Roma. Tra i suoi attributi, si torva il libro e il giglio bianco.

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A L’Aquila la chiesa di San Filippo Neri è un edificio religioso sconsacrato, le cui vicende costruttive sono legate all’insediamento in città della Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, avvenuta nel 1607 grazie a Baldassarre de’ Nardis. L’edificio fu iniziato nel 1637 e consacrato nel 1661, con la facciata a grezzo e ancora incompleto nella decorazione delle cappelle interne, del transetto e dell’altare maggiore. Negli anni successivi fu realizzato un collegamento sopraelevato tra la chiesa e il vicino convento, analogo a quello già presente che univa l’edificio religioso con il retrostante oratorio, sorto su quello preesistente di San Girolamo. Nel terremoto del 1703 la chiesa subì il crollo della cupola e il danneggiamento delle strutture portanti, prontamente restaurate, tanto che fu riaperta al culto già nel 1715. Il sisma causò anche il crollo dell’antico oratorio – il cui sito fu ceduto per permettere la realizzazione della chiesa di Santa Caterina Martire – riedificato a monte della chiesa nel 1770. Con la soppressione dell’Ordine dei Filippini, la chiesa passò prima alla Congregazione del Santissimo Redentore, poi, divenuta proprietà comunale, fu sconsacrata e adibita a scuola, a deposito militare, dogana e spazio espositivo. Negli anni Settanta venne radicalmente restaurata per mano del soprintendente Moretti. L’impianto del San Filippo è a croce, reso più articolato dalla presenza di quattro cappelli laterali afferenti all’aula rettangolare voltata a botte secondo l’esempio della chiesa gesuitica romana del Vignola, importato in questa architettura dalla cerchia degli architetti romani vicini alla congrega di San Filippo Neri. Il pregevole apparato decorativo d’influenza prettamente barocca fu completato nel corso del XVII secolo per mano di maestranze lombarde o ticinesi e fa della chiesa il primo e il più significativo esempio di barocco aquilano: gli stucchi sono opera di Giovan Battista Amantino e Francesco Ferradini, mentre il coro ligneo è attribuito a Giacomo Farelli. Dal 1987, dopo un lungo periodo di abbandono, l’edificio divenne sede della Compagnia Teatrale “L’Uovo”.

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