Cultura

I segreti di San Giuliano, il ritratto del Beato Vincenzo

Per gli appuntamenti della serie "Dentro il Restauro", il primo dei tre approfondimenti sul Convento di San Giuliano. Il ritratto del Beato Vincenzo e le novità emerse durante le fasi di restauro.

Per gli appuntamenti della serie “Dentro il Restauro”, il primo dei tre approfondimenti sul Convento di San Giuliano. Il ritratto del Beato Vincenzo e le novità emerse durante le fasi di restauro.

Tra devozione e arte nel Convento di San Giuliano, un percorso guidato da Sofia Leocata, Aquilartes, e Saverio Ricci, funzionario storico dell’arte della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di L’Aquila e Teramo. Il secondo appuntamento del progetto Dentro il Restauro è stato ospitato dai Frati Minori del convento aquilano di San Giuliano, un gioiello tornato a splendere dopo i lavori di ricostruzione in seguito ai quali sono emersi inediti apparati decorativi, che vengono oggi illustrati alla cittadinanza grazie all’impegno del Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per l’Abruzzo.

Il convento di San Giuliano si trova alle pendici del Monte Cascio, nella parte nordoccidentale dell’immediata periferia aquilana. Fondato nel 1415 da Giovanni e Girolamo da Stroncone, fu il primo convento abruzzese dell’Ordine dei Francescani Osservanti: originariamente poco più di un eremo, si sviluppò nel bosco dell’antico castello di Santanza, attorno a una preesistente edicola intitolata a San Giuliano “ospitaliere”, vissuto nel I secolo. Il percorso della visita ha preso inizio dalla piccola chiesa barocca, dove, a sinistra dell’ingresso si apre la cappella dedicata al Beato Vincenzo dell’Aquila, nato a Borgo Rivera intorno al 1435; il giovane, poco più che adolescente, entrò tra i Frati Minori nel convento, dove morì nel 1504, in odore di santità. Sull’altare della cappella campeggia il pregevole ritratto su tavola del frate, opera di Saturnino Gatti. Il dipinto – che ritrae il Beato nell’iconografia tradizionale della Contemplazione della Croce – subì un intervento di restauro negli anni ’60: in questa sede fu inserita una parchettatura a tre traverse che ha la funzione di vincolare tra loro gli elementi costitutivi del supporto, costituito da tre assi. Durante gli ultimi lavori di restauro successivi al sisma del 2009, seguiti dallo storico dell’arte Bianca Maria Colasacco ed eseguiti da Lorenza D’Alessandro e Giorgio Capriotti, sono emersi particolari interessanti che hanno aperto nuove possibilità interpretative. La tavola centrale in abete rosso misura 50 cm x 145 cm, ed è accostata a due sottili assi laterali, di essenza lignea diversa: ad un’osservazione a luce radente, si è potuto vedere che la parte al centro non è stata levigata dall’Artista, tanto che si vedono ancora i segni della pialla. Si è quindi ipotizzata la precisa volontà di utilizzare proprio quel legno, forse un cimelio del Beato Vincenzo – il tavolato dove dormiva, il suo scrittoio o la mensa dove consumava i pasti. Sempre dal restauro è emerso che lo sfondo della tavola aveva subito due successivi interventi di ridipintura, quello più esterno successivo al 1780 (datazione ipotizzata per la presenza di colori industriali impiagati per un paesaggio naturalistico) e quello sottostante seicentesco, realizzato con colori a olio, a raffigurare un cielo chiaro. A seguito dell’intervento di pulitura, è emerso il fondo originale, che vede il Beato stagliarsi davanti a una balaustra, quel recinto che delimitava il convento dal bosco circostante; inoltre, è apparsa l’aureola raggiata, attributo tipico dei Beati e si è riportato il colore originale del cielo, un blu notte composto da azzurrite su lacca rossa, su cui il volto illuminato del frate fa ipotizzare che venne ritratto nel momento dell’estasi del trapasso. In ultimo, analisi non distruttive come la riflettografia infrarosso, hanno messo in luce pentimenti e le diverse tecniche impiegate da Saturnino Gatti per riportare il disegno sulla tavola, per i panneggi l’incisione diretta, per gli incarnati un disegno nero a punta di pennello.
Nel prossimo approfondimento, scopriremo altre particolarità, questa volta legate alla Sagrestia.

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