Camere con vista

Camere con vista, la corsa per l’Europa guardando a Roma

Camere con vista: l'approfondimento politico a cura di Giuseppe Sanzotta. La corsa per le europee è ormai vicina al traguardo. Le posizioni di partenze stabilite dagli ultimi sondaggi pubblicabili non preannunciano rivoluzioni.

Camere con vista: l’editoriale di Giuseppe Sanzotta. La corsa per le europee è ormai vicina al traguardo. Le posizioni di partenze stabilite dagli ultimi sondaggi pubblicabili (è già scattato il divieto) non preannunciano rivoluzioni. Nulla a che vedere con i precedenti del 2014 con Renzi che spinse il Pd verso una fiammata superiore al 40 per cento (poi iniziò una inesorabile discesa) o del 2019 che illusero Salvini con oltre il 34 per cento.

Ora nessuno si aspetta rivoluzioni elettorali, ma questo non significa che quei risultati non possano avere un peso. La concorrenza più che tra i due schieramenti è tutta interna alle coalizioni reali (quella di centrodestra) o ipotetiche (quella di centrosinistra). Sia Meloni che Schlein candidandosi per un seggio europeo, che non occuperanno, hanno solo evidenziato che i leader degli schieramenti sono loro. Più facile per Giorgia Meloni che rappresenta oltre i due terzi ella coalizione, più complicato per la segretaria del Pd tallonata da vicino dei 5Stelle di Conte. E una mano alla Schlein l’ha data indirettamente la stessa Meloni scegliendola come l’interlocutore principale della sfida.

Si capisce così l’impegno forsennato di Conte per far fallire l’idea del confronto in tv e gi interventi rabbiosi quando la premier, per polemizzare con la Schlein, gli ha rimproverato il lockdown durante la pandemia. Conte è insorto sentendosi scavalcato e perfino ignorato ricordando che la Schlein non ebbe alcuna voce in capitolo e che fu lui, come presidente del Consiglio, ad assumere le posizioni ora contestate. Lo ha fatto certamente non per difendere l’alleata-rivale, ma sentendosi sminuito tanto da essere ignorato il suo ruolo in una fase politica in cui è sato protagonista. Difficile pensare che la Meloni non ricordasse bene i ruoli degli attuali leader in quella fase. Il nervosismo di Conte, crea ulteriori dubbi sulla possibilità di una alleanza organica tra le due forze di sinistra. E in fondo questo non dispiace certamente alla destra. Del resto le elezioni europee con il proporzionale costringono i partiti a cercare di strappare consensi alle forze più vicine portando la competizione vera dentro le coalizioni. Così il cosiddetto campo largo oggi appare un miraggio.

Camere con vista, opposizione in ordine sparso: tutto più facile per Giorgia Meloni

Se il Pd rafforzerà la propria posizione lo farà soprattutto a scapito dei possibili alleati. E allora cosà farà Conte? Frenerà ulteriormente rivendicando la completa autonomia dei 5Stelle? Ma nel caso in cui ad uscire indebolito fosse il Pd ne conseguirebbe una resa dei conti all’interno di quel partito che aveva affidato alla segretaria il compito di riportare all’interno i voti in fuga verso altre formazioni, prima di tutto i 5 stelle. Insomma, comunque vada dopo il 9 giugno si ripartirà da zero.

Nello schieramento opposto la situazione è apparentemente più lineare, grazie alla forza di Fratelli d’Italia. La leadership non è in discussione, l’elemento di nota sarà la verifica del grado di popolarità e di fiducia di Meloni e Fratelli d’Italia. Per Forza Italia e Lega la partita è diversa. Per il partito che affronta la prima importante competizione senza Silvio Berlusconi in gioco è il futuro senza il leader storico e il fondatore. Respinto il tentativo di Renzi di fare incursione nell’elettorato moderato di centrodestra, per la compagine di Tajani la partita è dimostrare che il partito non è in liquidazione, anzi sta recuperando consensi e vuole essere sempre più l’ala moderata della coalizione. I segnali sono positivi e sarebbe un gran successo ottenere più voti della Lega.

Viceversa Salvini ha la necessità di fermare la caduta dopo il fallimento dell’idea di partito nazionale. Soprattutto al centrosud è in atto da tempo la fuga dei dirigenti locali verso le altre forze della coalizione. La forza elettorale permane soprattutto al nord, anche se non è sempre visto bene il tentativo di Salvini di recuperare voti cercando consensi a destra, anche alla destra di Fratelli d’Italia. La candidatura di Vannacci sembra funzionale proprio a questo. Si vedrà se otterrà il successo sperato. Se la Lega fosse superata da Forza Italia, se i consensi dovessero scendere rispetto alle previsioni, già non molto lusinghiere, anche Salvini potrebbe essere in bilico. Questo non significa mettere in discussione il pieno sostegno al governo, ma solo la guida del partito. Semmai la questione riguarderà il ruolo e le alleanze in Europa. Eventuali contrasti a Bruxelles potrebbero avere qualche riflesso anche in Italia.

Come spesso accade, almeno in Italia, una competizione elettorale assume l’aspetto di un referendum sui partiti e sul governo. Questo spiega perché le due maggiori forze politiche, di maggioranza e opposizione hanno messo in campo i rispettivi leader. Certamente ci sono poi anche altre verifiche e riguardano i partiti minori. Alcuni nati con l’ambizione di creare un terzo polo ora dovranno combattere con il quorum, che significa una battaglia per la sopravvivenza. E se il risultato sarà deludente dovranno decidere se rassegnarsi a un ruolo di pura testimonianza oppure se decidere di entrare nella partita delle alleanze potendo risultare anche determinanti. Forse le vere partite, tutte interne ai partiti e agli schieramenti cominceranno dopo il 9 giugno.