Le nuove stanze della poesia, La rivolta senza rivoluzione di Dylan Thomas

Dylan Thomas: Opporsi al mondo con una rivolta senza rivoluzione. Ne parliamo nell’appuntamento con la rubrica Le nuove stanze della poesia a cura di Valter Marcone.
Dylan Thomas: il gigante della letteratura del Novecento.
Rivolta. E’ un vocabolo che Wikipedia definisce così: “La rivolta è un atto di sollevamento del popolo contro un ordine costituito, che il più delle volte è lo Stato. La rivolta viene distinta dalla rivoluzione in quanto è più circoscritta e non comporta un radicale cambiamento nella forma di governo di un Paese”. Facendo una fondamentale distinzione tra rivolta e rivoluzione .Molto più marcatamente rivolta riassume in sé la Storia di un mondo stando alla definizione del vocabolario Treccani: “rivoltarsi, ribellarsi, opporsi e insorgere con le armi o in forme comunque violente contro autorità e poteri costituiti o ufficiali: la popolazione, o la città, si è rivoltata contro le forze di occupazione; le masse contadine, o le campagne, si rivoltarono contro i feudatarî; il presidio, o un gruppo di militari …”ovvero la “storia” di un rivolgimento che ogni secolo del nostro passato potrebbe raccontare . C’è poi l’ccezione di “ rivoltare” che si applica per esempio ad un guanto o a un calzino con le allocuzioni : “ rivoltare come un calzino”. In altri termini secondo il vocabolario di Repubblica: “Girare sottosopra, dall’altra parte: r. una bistecca sulla graticola|| Mettere all’esterno la parte interna di qualcosa: r. un vestito|| Rimescolare: r. l’insalata|| fig. Rivoltare qualcosa come un calzino, come un guanto, esaminarlo molto attentamente e minuziosamente|| Rivoltare qualcuno come un calzino, sgridarlo aspramente|| fig., raro Rivoltare la colpa a un altro, scaricarla, attribuirla a un altro
Rivolte e rivoluzioni. Rivoluzione, un termine astronomico che all’inizio del Seicento fu usato per indicare rivolgimenti di Stato. Chi non ricorda a questo proposito la rivoluzione francese tra quelle che appunto produssero un rivolgimento tale da cambiare per sempre antichi regimi che avevano prosperato fino ad allora. Un vocabolo che però instaura una circolarità: ci si rivolta contro un regime, si applicano i termini di una rivoluzione , si scade in una specie di anarchia e si ritorna al regime precedente seppure con qualche “ novità”. Una notazione interessante secondo la voce Treccani : a partire dagli anni Ottanta del 20simo secolo “…una a una le grandi rivoluzioni, da quella inglese a quella americana, da quella francese a quella russa, sono state spogliate del proprio rivestimento mitico e della retroproiezione di schemi concettuali noti solo ai posteri, e ricondotte a sequenze di avvenimenti imprevisti e imprevedibili, a cui gli attori storici hanno reagito con le risorse a loro disposizione,..”
Più semplicemente rivolta potrebbe anche indicare uno stato d’animo un modo di protestare, un modo di contestare. E a questo proposito devo introdurre una riflessione molto importante. Quasi sicuramente saremo rimproverati dai nostri figli e dai nostri nipoti di non permettere loro, in questo incerto presente di protestare, di contestare loro che vivono qui ed ora e si trovano di fronte problemi che poi in definitiva sono eterni. Problemi che si ripresentano ciclicamente contro i quali noi ,quando avevano la loro età, abbiamo protestato. A loro non è consentito contestare. Sempre più spesso , per un motivo o per un altro, le loro manifestazioni sono soggette a restrizioni , fino ad arrivare al manganello, che è comunque sempre una sconfitta come il Presidente della Repubblica ha detto in occasione delle manifestazione degli studenti a Pisa. Noi spesso non premettiamo loro di contestare. Noi che vivemmo per esempio il Sessantotto in una condizione di forte emozione proprio per la possibilità di mettere in atto una rivolta senza rivoluzione . Noi che oggi ci giriamo dall’altra parte per non vederli e sentirli.
Rivoluzione, rivolta, ribellione,protesta. Una sequenza sulla quale ci sarebbe ancora molto da riflettere cosa che qui diventa impossibile. Spero che il lettore scuserà questo lungo esame di termini che attengono appunto ad un aspetto della poetica, e per questo mi sono permesso di introdurre qualche definizione tra l’altro mutuata dal web, di Thomas Dylan. Un poeta che riteneva la scrittura un atto di rivolta contro il mondo pur convinto che quella protesta, quella rivolta non sarebbe riuscita a cambiare il mondo ,quindi a rivoluzionarlo..
La vita di Thomas Dylan viene concentrata così in queste quattro riga da wilkipedia : “ 1914-1953) poeta, scrittore drammaturgo gallese . Scrisse poesie, saggi, epistole , sceneggiature. racconti autobiografici e un dramma teatrale dal titolo Sotto il bosco di latte (Under milk Wood) la cui versione radiofonica, in cui recitava l’autore stesso, vinse il Prix Italia nel 1954. Autore tardo-modernista e neo romantico , anticipatore della Beat Generation dalla vita travagliata, segnata dall’alcolismo , morì a soli 39 anni a causa di polmonite e overdose di morfina somministrata per errore dal medico.”
In realtà su questo autore sono stati usati fiumi di inchiostro per esaminare i suoi scritti e le sue idee. Quella della scrittura come mezzo di contestazione del mondo è una delle sue tante idee.
Espresse tra l’altro in composizioni come :
Nel mio mestiere o arte ombrosa
praticata nella notte quieta
quando solo la luna s’infiamma
e gli amanti riposano a letto
con tutti i dolori nelle braccia,
il mio lavoro è cantare la luce
non per ambizione o pane,
non per vanagloria o commercio di incanti
su impalcature in avorio
ma per il modesto salario
del loro più segreto cuore.
Non scrivo per l’uomo orgoglioso
che si ritrae nella furia di luna
su questo zampillo di pagine,
non per i morti che torreggiano
con i loro usignoli e salmi
ma per gli amanti che abbracciano
i dolori di tutte le età,
e non offrono lodi o compensi
incuranti del mio mestiere o arte.
(Traduzione di Giovanni Ibello pubblicata su” Atelier poesia “https://atelierpoesia.it/dylan-thomas-poesie-tradotte-italiano/)
E come:
Ho desiderato ardentemente di allontanarmi
Dal sibilo della menzogna passata
E dal continuo grido di terrore dei vecchi
che cresceva più terribile come il giorno
che va oltre la collina nel mare profondo;
Ho desiderato ardentemente di allontanarmi
Dalla ripetizione dei saluti,
Perché là ci sono i fantasmi nell’aria
Ed echi spettrali sulla carta,
E il tuono delle chiamate e delle note.
Ho desiderato ardentemente di allontanarmi, ma temo;
quella vita che, ancora non spenta, potrebbe esplodere
Fuori dalla vecchia menzogna che brucia sulla terra,
E, scoppiettante in aria, mi lasci mezzo cieco.
Né dalla antica paura della notte,
La separazione del cappello da capelli
le labbra serrate dal ricevitore,
Dovrò scendere come piuma di morte.
da questi non mi importerebbe di morire,
metà convenzione e metà bugia.
(Testo tratto da https://etadellainnocenza.wordpress.com/category/laboratorio-di-poesia/)
Questo testo in realtà ci riporta proprio alla nostra considerazione iniziale perchè in qualche modo ci propone versi che si richiamano a qualche sregolatezza che purtroppo furono segni di una vita ma ci dicono che fu una sregolatezza poetica. Ovvero non fu una prassi esistenziale ma un fatto di poesia .A mettere ordine in tutto questo è la regolarità metrica che il testo originale ci offre e che potrà essere piacevolmente letto da chi non ha bisogno di traduzione :
I have longed to move away
From the hissing of the spent lie
And the old terrors’ continual cry
Growing more terrible as the day
Goes over the hill into the deep sea;
I have longed to move away
From the repetition of salutes,
For there are ghosts in the air
And ghostly echoes on paper,
And the thunder of calls and notes.
I have longed to move away but am afraid;
Some life, yet unspent, might explode
Out of the old lie burning on the ground,
And, crackling into the air, leave me half-blind.
Neither by night’s ancient fear,
The parting of hat from hair,
Pursed lips at the receiver,
Shall I fall to death’s feather.
By these I would not care to die,
Half convention and half lie.
Le poesie di Thomas Dylan sono pubblicate in due storici volumi. Il primo a cura di Roberto Sanesi per Guanda del 1954 e il secondo del 1968 curato da Ariodante Marianni per Enaudi. A cui si deve aggiungere la recentissima edizione delle poesie inedite curato per Crocetti da Emiliano Sciuba a cui si deve anche la traduzione.
Visione, sogno, ma anche calcolo, intelligenza in queste sue poesie che affrontano il mondo dapprima con incandescenza, sono le compoisizioni della giovinezza e poi con un po’ di pacatezza, quelle della maturità. Dylan non crede nel cambiamento del mondo a cui si rivolge e quindi non ha alcun intento rivoluzionario, piuttosto esprime una rivota piena di conflittualità. La vita è qualcosa di ostile, oscuro, e per questo i suoi versi si riempiono di ostilità e di oscurità. Non è un fatto di stile ma un fatto sostanziale. Leggendo Dylan anche noi ci sentiamo attratti dalle sue emozioni, e non possiamo fare a meno di prenderlo sul serio perchè le sue paure e le sue verità poi in definitiva sono quelle della vita nella quale anche noi siamo immersi ,con o senza rivolte.