Tragedia Oratorio San Pelino, parroco indagato per la morte di Alessia Prendi

11 giugno 2024 | 09:37
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Tragedia Oratorio San Pelino, parroco indagato per la morte di Alessia Prendi

Tragedia Oratorio: per la morte della piccola Alessia Prendi, schiacciata da un’altalena, resta indagato per omicidio colposo il parroco di San Pelino.

Per la tragedia accaduta all’oratorio San Pelino il 31 agosto 2022 in cui perse la vita Alessia Prendi, la 11enne travolta e uccisa da un’altalena resta indagato, con l’accusa di omicidio colposo, il parroco della chiesa adiacente all’oratorio. Archiviata la posizione del vice sindaco di Avezzano, Domenico Di Berardino.

Una tragedia, quella dell’oratorio San Pelino, che colpì molto la comunità marsicana, dove la piccola viveva con la famiglia ed era ben integrata. Alessia Prendi frequentava le scuole medie all’istituto Corradini di Avezzano.

Tutta la comunità di San Pelino  si strinse intorno alla famiglia, alla nonna paterna arrivata dall’Albania, ai genitori Petrit ed Eda distrutti dal dolore, insieme con la sorella maggiore di Alessia, Julia. Il padre della piccola è un imprenditore edile che lavora nella Marsica, molto stimato. un volo di colombe e tanti palloncini rosa accompagnarono l’ultimo salito alla piccola. Era una ragazzina serena, con tanti sogni e progetti da realizzare, come tutti i suoi coetanei. La tragedia si consumò in pochi minuti, durante un pomeriggio di giochi all’oratorio di San Pelino, un luogo dove i ragazzi si incontravano abitualmente. Ad accorgersi di quanto stava accadendo sono stati gli altri bambini, che stavano giocando come lei tra il prato e i campetti di calcio. Il primo a soccorrerla fu Amleto Magnante, un 42 enne del posto (scomparso a gennaio 2023 n.d.r.) che, da un muretto poco distante dov’era seduto, si era reso conto della gravità della situazione e provò a rianimarla. Contemporaneamente furono allertati il 118 e i carabinieri della Compagnia di Avezzano. Da L’Aquila partì anche l’elisoccorso. Alessia fu stabilizzata sul posto, sottoposta a manovre rianimatorie, trasportata all’ospedale di Avezzano, dove è deceduta nel giro di poco tempo per i gravi traumi interni che ha riportato.

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Le accuse in capo al parroco sono ancora tutte da dimostrare; per il resto il pubblico ministero Maurizio Maria Cerrato ha invece chiesto l’archiviazione per gli altri due indagati, il vicesindaco di Avezzano, Domenico Di Berardino, e il dirigente comunale Antonio Ferretti, raggiunti dagli avvisi di garanzia all’indomani della tragedia. In sostanza, il Comune viene ritenuto estraneo alla gestione dell’area esterna all’oratorio.

funerali alessia san pelino

Decisiva, per il pm Cerrato, la superperizia tecnica di 41 pagine depositata in Procura dal geometra Cristiano Ruggeri, lo stesso che all’Aquila si è occupato della morte del piccolo Tommaso D’Agostino investito da un’auto nel parco dell’asilo Primo Maggio (maggio 2022).

Il pm  si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per il sacerdote. Il gup del tribunale deciderà la data dell’udienza preliminare per stabilire se procedere con l’eventuale processo. Il parroco è difeso dall’avvocato Alessandro Gentiloni Silveri di Roma. Il padre e la madre di Alessia Prendi, sono assistiti rispettivamente dagli avvocati Chiara Tozzoli ed Herbert Simone del Foro di Avezzano.

Le motivazioni dell’accusa

L’altalena che ha travolto e ucciso la piccola Alessia pesava circa 240 kg, era costituita da una trave infissa su due tronchi di albero ed era utilizzata dai bambini, malgrado alcune segnalazioni di degrado arrivate dai residenti. Secondo il procuratore Cerrato, il parroco ha agito con “negligenza, imprudenza e violazione di legge cagionando il sinistro mortale”. Colpa consistita, “nell’avere adibito a struttura ludica, o comunque di avere consentito il suo uso a tale fine, un’area del tipo giardino e i suoi arredi non inodei allo scopo e certamente pericolosi per l’incolumità dei piccoli che ne usufruivano liberamente”. Nello specifico, il parroco ha lasciato “utilizzare per l’intrattenimento ludico dei bambini un manufatto ligneo preesistente (messa in opera avvenuta anteriormente al 30 giugno 2020), consistente in un sostegno di altalene e funi e realizzato mediante l’apposizione di una trave in legno posta in guisa di trave previo fissaggio sulla sommità dei due tronchi, ad una struttura costituita da due pilastri e una trave lignea – due tronchi morti (di diametro di circa 29 cm e l’altro di circa 35 cm) rimasti in tale giardino infissi al suolo a mezzo delle loro radici, ma non più vegetativi in conseguenza del taglio radicale che li aveva lasciati di un’altezza di circa tre metri, successivamente al taglio…”. Sempre per l’accusa l’indagato “ha consentito l’uso dell’area fatiscente per gioco senza che se ne fosse verificata la conformità di legge né, almeno, la stabilità e sicurezza, pure se ormai visibilmente compromesse dal deteriorarsi della struttura stessa nella sua parte arborea”.

Come riporta Il Centro, altra accusa è quella di non aver verificato in via prudenziale lo stato di conservazione della struttura e delle sue parti che mostravano segni evidenti di deterioramento dovuti al tempo e all’agire degli eventi atmosferici, anche in assenza di qualsivoglia attività di ispezione delle condizioni di stato e di manutenzione della struttura stessa. Quei tronchi nel degrado erano talmente fragili da sbriciolarsi con facilità, in quando ormai incapaci di possedere resistenza meccanica alle forze che erano loro applicate in quel momento”.

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