Pianificazione ed emergenza

Campi Flegrei, l’Abruzzo ha il piano per gli sfollati

In caso di eruzione nei Campi Flegrei l'Abruzzo dovrà collocare 3000 sfollati. Ecco quello che prevede il piano di emergenza appena approvato

In caso di eruzione nei Campi Flegrei l’Abruzzo è pronto. Il piano di emergenza per il trasferimento e l’accoglienza della quota di popolazione da evacuare che spetta alla nostra regione è stato appena approvato tramite un decreto del Presidente della Giunta.

Sarebbe, nella malaugurata ipotesi che si rendesse necessaria, un’operazione di grande impegno e organizzazione che presenterebbe affinità con quanto visto dopo il terremoto dell’Aquila. Ma, sottolinea al Capoluogo il direttore dell’Agenzia di Protezione Civile della Regione Abruzzo Mauro Casinghini, “non tutto è pianificabile”.

Rispetto al sisma del 2009 si parla di proporzioni di molto inferiori: l’Abruzzo dovrebbe farsi carico di circa 6000 sfollati, ma il piano è tarato per metà, 3000, visto che si stima che l’altro cinquanta per cento andrebbe a collocarsi in autonoma sistemazione. Il totale di persone da evacuare e suddividere tra le varie regioni, entro 72 ore, è di poco inferiore al mezzo milione. Le quote maggiori andrebbero a Lombardia e Lazio, in entrambi i casi oltre i 70mila.

Ogni comune della zona a rischio è gemellato con una regione italiana. In caso di eruzione nei Campi Flegrei l’Abruzzo, con il Molise, si farebbe carico degli sfollati di Monte di Procida. La procedura scatterebbe in caso di allerta rossa, ovvero alla presenza di segnali che indicano un’eruzione: non è da confondere con il rischio sismico e le scosse che da mesi stanno interessando l’area.

I passaggi del piano

In questi giorni la Protezione civile abruzzese ha svolto sopralluoghi al Comune di Monte di Procida e presso l’area di incontro prevista in caso di allarme rosso, ovvero l’Istituto Don Diana di Giugliano, da cui personale della Regione trasporterebbe con autobus (attivata una convenzione con l’azienda Tua) gli sfollati a Castel di Sangro, il territorio scelto per ricomprendere l’area di prima accoglienza. Chi vorrà, vi si potrà recare anche con mezzi propri.

Giuseppe Fiaschetti, responsabile della Colonna mobile dell’Agenzia regionale di Protezione civile, spiega al Capoluogo che l’area di Castel di Sangro è stata scelta perché “è quella raggiungibile in maniera più agevole dalle zone interessate e, allo stesso tempo, dotata dalle attrezzature necessarie alla prima accoglienza: il palaghiaccio, alcune strutture ricettive comunali, i campi sportivi possono servire allo scopo”.

In caso di emergenza nei Campi Flegrei l’Abruzzo è pronto a fare la sua parte. Il sindaco Angelo Caruso dice al Capoluogo che la sua amministrazione non ha avuto esitazioni a dare la disponibilità quando alle Regioni è stato chiesto di individuare aree e procedura: “Per noi è doveroso dal punto di vista della solidarietà: parliamo di un territorio a cui siamo legati per tanti motivi, culturali, storici, economici”.

Non tutto è pianificabile

L’obiettivo del piano è fare in modo che la fase di prima accoglienza sia rapida, e si cominci quanto prima a dare sistemazione alle persone, negli alberghi. E’ chiaro che qui si comincia a entrare in un contesto di incertezza, che nessun piano può sciogliere a priori: essendo le strutture alberghiere abruzzesi collocate in gran parte sulla costa (teramana e pescarese), molto cambia se l’emergenza si verificasse nel pieno della stagione turistica o invece in un altro periodo dell’anno. Nel primo caso, con l’aiuto del governo nazionale, sarebbero necessari correttivi e aggiustamenti, magari privilegiando i contributi per la sistemazione in strutture private. Ci sono già stati accordi e confronti con le Asl e con l’ufficio scolastico regionale per vagliare l’organizzazione dell’assistenza sanitaria di base e la redistribuzione degli alunni nelle scuole. Mancano ancora dati di dettaglio, che dovrà essere la Regione Campania a fornire, come alcuni relativi alla popolazione scolastica.

Il direttore della Protezione civile abruzzese Casinghini prosegue: “Abbiamo preso in considerazione tutte le variabili che intervengono in questo caso: la parte scolastica, sanitaria, dei trasporti, che mutano il quadro ordinario attraverso l’aumento di popolazione. Le scuole sarebbero gravate per un periodo la cui durata non possiamo prevedere e che dobbiamo in partenza assumere come semipermanente. Vanno monitorati i plessi scolastici dal punto di vista della capacità di accoglienza. Non dobbiamo dimenticare che qualsiasi dato è provvisorio, la popolazione scolastica di oggi varia rispetto al futuro, in un altro momento in cui si potrebbe verificare l’emergenza”.

Il piano sarà quindi periodicamente da aggiornare. Anche rispetto alla sanità, Casinghini invita a considerare l’aspetto fondamentale dei medici di base: “Dovremmo capire con le Asl come distribuire le assegnazioni dei pazienti, sulla base di come si configurerà la collocazione geografica delle persone”.

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