Anche l’Abruzzo è a rischio siccità e desertificazione entro il 2100

17 giugno 2024 | 14:57
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Anche l’Abruzzo è a rischio siccità e desertificazione entro il 2100

L’Abruzzo, la Regione Verde d’Europa, è a rischio di desertificazione entro il 2100 a causa di potenziali siccità prolungate. Lo studio

Abruzzo fragile, entro il 2100 siccità e desertificazione

L’Abruzzo, la Regione Verde d’Europa, è a rischio di desertificazione entro il 2100 a causadi potenziali siccità prolungate, sia meteorologiche che idrologiche, con evidenti conseguenze sull’agricoltura e sulla produzione di energia da idroelettrico, che è ancora la prima fonte rinnovabile in Regione. È quanto emerge – in occasione della Giornata Mondiale per la lotta alla desertificazione – da una ricerca dell’Università ‘D’Annunzio che ha analizzato le portate dei fiumi, le precipitazioni e le temperature a partire dal 1985, per determinare le variazioni passate ed avere una base per studiare i cambiamenti che ci si aspetta per il futuro, fino al 2100.
La ricerca – pubblicata sulla rivista scientifica Environmental Challenges – è del dottorando Moshin Tariq, della ricercatrice Eleonora Aruffo e del docente Piero Di Carlo. Per lo studio è stato applicato al territorio abruzzese un modello idrologico Swat che integra i dati osservati di portata dei fiumi, dati meteorologici (temperatura e precipitazione) e altri come evapotraspirazione, uso e gestione del suolo, stoccaggio di acqua e bacini idrici.
Per le proiezioni climatiche future, sono stati applicati cinque modelli climatici globali prendendo in considerazione due scenari, uno ‘scenario business’ e uno scenario di politica climatica peggiore, in cui le emissioni e la produzione di energia aumentano senza alcun controllo. Tra i bacini fluviali abruzzesi lo studio si è concentrato su quello dell’Aterno-Pescara, essendo il più importante per estensione – lungo 152 km con un bacino idrografico di 3.190 km quadrati – e portata. I risultati della ricerca sull’Abruzzo indicano un aumento della temperatura in tutti gli scenari, accompagnato da unadiminuzione delle precipitazioni e della portata del fiume Pescara.

In merito alle precipitazioni si passerà da circa 800 mm/anno in media di precipitazione del 1985 a 693 mm/anno nel 2050 e a 611 mm/anno nel 2100. La portata del fiume Pescara diminuirà: nel 1985 il fiume portava a valle 95 mila metri cubi di acqua al giorno, nel 2050 tale valore potrebbe scendere a 74
mila e nel 2100 a soli 60 mila. La ricerca ha anche effettuato un’analisi degli indici di siccità e i risultati mostrano potenziali siccità future frequenti, gravi e prolungate: siccità meteorologiche che potrebbero durare tra i 105 e i 163 mesi e siccità idrologiche superiori a 100 mesi fino a 150 mesi. Lo studio fornisce spunti cruciali per i decisori politici, sottolineando la necessità di strategie che affrontino gli impatti del cambiamento climatico sulle risorse idriche per la sostenibilità. futura.

“I risultati dello studio condotto dall’Università d’Annunzio di Chieti-Pescara, pubblicato sulla prestigiosa rivista Environmental Challenge evidenziano
l’importanza e l’urgenza di adottare ulteriori strategie di gestione delle risorse idriche che siano resilienti esostenibili”. A sostenerlo è l’assessore regionale al sistema idrico, all’ambiente e all’agricoltura, Emanuele Imprudente, interpellato dall’ANSA per commentare i dati allarmanti della ricerca dell’Università ‘D’Annunzio’ di Chieti-Pescara. Secondo l’assessore è imperativo che i decisori politici, le istituzioni locali e regionali e tutti i soggetti coinvolticollaborino strettamente per sviluppare piani di azione concretie mirati a mitigare gli effetti del cambiamento climatico.Investire in infrastrutture di gestione delle acque, migliorarel’efficienza dei sistemi di irrigazione, promuovere praticheagricole sostenibili e incentivare l’uso responsabile dellerisorse idriche rappresentano passaggi fondamentali pergarantire la resilienza del nostro territorio”.

“Nel corso del precedente mandato – ricorda Imprudente – abbiamo finanziato e in parte realizzato interventi permigliorare il sistema idrico integrato, stanziando circa 470milioni di euro. Abbiamo destinato 130 milioni di euro per lamessa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso, il più grande
d’Abruzzo, che serve circa 800 mila abruzzesi. Abbiamo reperitorisorse per ridurre le perdite nella rete idrica, per potenziareil sistema irriguo, per sviluppare il sistema depurativo.Abbiamo finanziato con 90 milioni di euro la rete irrigua apressione della piana del Fucino: una infrastruttura strategicain grado di incrementare l’efficienza nell’uso delle risorseidriche, riducendo le perdite d’acqua causate da infiltrazioneed evaporazione. L’impianto aumenterà la resa, la qualità dellecolture e la sicurezza alimentare riducendo, nel contempo, iconsumi idrici ed energetici delle aziende agricole. Lo abbiamofatto attraverso un approccio complessivo di rete per potergestire la risorsa acqua come occasione di sviluppo e crescitadi un intero territorio, ma siamo ben consapevoli che c’è ancoratanto da fare. E questo studio – sottolinea l’assessore – rende evidentecome non sia più procrastinabile un intervento strutturale. Gliinterventi posti in essere in questi anni rappresentano una basesolida su cui costruire politiche ambientali sempre più efficacie lungimiranti, in grado di alimentare circuiti virtuosi chefavoriscano, in coerenza con le trasformazioni in atto, unrapporto equilibrato e proattivo tra uomo e ambiente. Lavoreremocon determinazione per assicurare un futuro sostenibile e sicuroper le generazioni future”.