Istituzioni

Difensore civico Regione Abruzzo, un’istanza su tre dalla provincia dell’Aquila: un riferimento da valorizzare

Umberto Di Primio, Difensore civico della Regione Abruzzo, successore di Giandonato Morra, traccia il bilancio del 2023 e del 2024 di un’istituzione che punta a crescere e rinnovarsi

Umberto Di Primio, Difensore civico della Regione Abruzzo, da quando a partire dal 30 gennaio scorso è stato eletto dal Consiglio regionale ha ricevuto 133 istanze (dal 26 febbraio al 17 giugno), una su tre dalla provincia dell’Aquila.

Di Primio è succeduto al compianto Giandonato Morra, scomparso nell’agosto dello scorso anno. Ha tracciato in conferenza stampa il bilancio oltre che della prima fase del suo mandato dell’ultima del predecessore: il 2023 (l’attività si è interrotta con la scomparsa di Morra) ha visto la presentazione di 420 istanze, anche in questo caso con netta prevalenza del territorio provinciale aquilano: il 46 per cento del totale. Il Difensore Civico, istituito dalla legge regionale 126 del 1995, è un’autorità di garanzia indipendente del Consiglio regionale. Assiste i cittadini nei rapporti con le pubbliche amministrazioni, in particolare per quanto riguarda l’accesso agli atti e l’accesso civico, ma in generale ha anche il compito di vigilare sul buon andamento della PA. Di Primio l’ha definita “l’istituzione regionale autonoma e di garanzia, dedicata a facilitare il rapporto tra cittadini e Pubblica amministrazione con l’obiettivo di risolvere, o quanto meno tentare di risolvere, i problemi che tra questi dovessero sorgere”.

Dalle parole di oggi di Umberto Di Primio, Difensore civico della Regione Abruzzo, è emerso inoltre l’approccio di un ufficio, all’interno dell’istituzione regionale, che sta lavorando anche per far emergere tra i cittadini una figura dalle prerogative e dalle competenze di indubbia utilità, ma che per molti versi necessita di un impulso comunicativo oltre che di rinnovamento normativo. Il suo mandato prevede infatti, ha detto, incontri formativi sul territorio, organizzati con la collaborazione dell’Università di Chieti e dell’Anci, e una proposta di riforma della normativa istitutiva del 1995.

Se i compiti sono definiti, in molti casi è necessaria flessibilità e buon senso: “Abbiamo grande responsabilità perché chi si rivolge a noi lo fa perché non ha disponibilità per rivolgersi al Tar. Molte volte siamo riusciti a risolvere situazioni evitando contrasti inutili. Solo qualche settimana fa abbiamo sbloccato la pratica di un Comune da cui un cittadino attendeva la liquidazione da 12 anni, segnati da almeno due cause giudiziarie”. La portata di questa attività “parallela” si intuisce leggendo il totale delle decisioni formali adottate dal Difensore civico, che sono ricomprese negli ambiti dell’accesso agli atti e dell’accesso civico: 24 nel 2023 su 420 istanze, 16 finora nel 2024 su 133 istanze. Il resto non finisce nel nulla, sovente è gestito in altra maniera, nei campi più svariati: ambiente, assistenza sanitaria, assistenza sociale, diritto allo studio, istruzione e cultura, gestori di servizi pubblici, lavoro e questioni previdenziali, lavori pubblici e urbanistica, pubblico impiego, sanzioni amministrative, sisma Abruzzo, telecomunicazioni e telefonia, trasporti regionali, tributi.

Il Difensore civico in molti casi viene visto dai cittadini come un soggetto terzo al quale rappresentare doglianze di certi atteggiamenti della pubblica amministrazione. Di Primio ha tratteggiato in questo senso percorso e poteri che possono arrivare fino a richiedere al Presidente della Regione un commissario ad acta (quando il cittadino lamenta la mancata adozione di atti dovuti), ma di cui non si è mai fatto uso, preferendo anche per efficacia attivare le comunicazioni con gli enti coinvolti, ed esercitando quindi di fatto il ruolo di intermediazione che è alla base delle origini della figura, che arrivano alla Svezia di oltre due secoli fa, ma con i primi fondamenti già nell’Impero romano. Frequente il lavoro nel campo sanitario, con le problematiche legate alle liste di attesa: Di Primio ha detto che in più di una circostanza l’ufficio ha con le Asl interessate sottolineato l’illegittimità della loro chiusura.

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