Caporalato nel Fucino, i lavoratori hanno paura di denunciare

Dopo il caso di Latina parla Luigi Antonetti della Flai Cgil: “Il caporalato nel Fucino esiste, strumenti ci sono ma vanno attuati”
Il caporalato nel Fucino è un problema tutt’altro che risolto. Vale in generale per lo sfruttamento della manodopera, a cominciare da quella immigrata, nell’area della Marsica vocata all’agricoltura. Ma vale ancora di più dopo la tragica morte di Satnam Singh, il lavoratore agricolo morto a Latina , ritrovato esanime fuori casa, con un braccio amputato. Ne abbiamo parlato con la CGIL.
Parla Luigi Antonetti, segretario della provincia dell’Aquila della Federazione Lavoratori Agro industria (FLAI): “Sappiamo per certo che i lavoratori hanno paura di rivolgersi al sindacato. Il timore è quello di perdere il lavoro, e per questo molte problematiche non emergono. Ci sono delle iniziative positive che sono state finora intraprese. Ma nella parte pratica, nell’applicazione degli strumenti e quindi nella tutela effettiva dei diritti, non vediamo ancora segnali importanti. Il lavoro è libero quando c’è la libertà di rivolgersi alle organizzazioni sindacali, e questo ancora, in molti casi, non c’è”.
La riflessione di Antonetti sul caporalato nel Fucino (nella Piana, nella Marsica, sono impegnati migliaia di lavoratori immigrati) arriva, amara, dopo la morte di Satnam Singh, ferito a morte sul lavoro e abbandonato dal suo datore davanti alla sua abitazione, con il braccio amputato collocato in una cassetta per la verdura. Sulla vicenda l’ombra dello sfruttamento, visto che a quanto pare Singh non aveva un regolare contratto. Per Antonetti si tratta di “una vicenda indegna, gli incidenti ci saranno sempre ma prendere di peso una persona e abbandonarla non è degno di questo mondo. Le leggi dovrebbero essere diverse, un’azienda andrebbe chiusa davanti a un comportamento del genere”.
La Flai è naturalmente molto impegnata contro il caporalato. Una delle ultime iniziative è l’apertura di una sede a Trasacco, un presidio in prima linea. Antonetti auspica “una maggiore collaborazione tra sindacati e parte datoriale”. La sensibilità dichiarata è alta e gli strumenti in teoria sono in campo. C’è il FIMIAV (Fondo Integrativo Malattie Infortuni ed Assistenze Varie), un ente bilaterale per aziende e operai agricoli che fornisce bonus e tutele. Da circa un mese è poi operativo uno specifico protocollo per la provincia dell’Aquila per la “rete del lavoro agricolo di qualità”, per la denuncia e la prevenzione, sottoscritto da sindacati e organizzazioni datoriali. “Ora però bisogna fare di più per attuarlo”, dice Antonetti.
