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Omicidio a Pescara, droga e violenza divorano i giovani

Il caso del minorenne ucciso a Pescara da due coetanei, la Garante per l'Infanzia e l'adolescenza in Abruzzo, dottoressa Marina Falivene: "Giovanissimi in balia di droga e violenza, senza dargli regole li stiamo disossando. Fenomeno in crescita devastante".

Il caso del minorenne ucciso a Pescara da due coetanei, la Garante per l’Infanzia e l’adolescenza in Abruzzo, dottoressa Marina Falivene: “Giovanissimi in balia di droga e violenza, senza dargli regole li stiamo disossando. Fenomeno in crescita devastante”.

Un 17enne ritrovato senza vita tra le sterpaglie, colpito da numerose coltellate. Due minori ritenuti responsabili del grave fatto di sangue. È il drammatico sfondo del delitto che si è compiuto la scorsa notte a Pescara e che svela uno scenario inquietante che va oltre i consueti abiti di degrado sociale. Accusati del brutale omicidio, infatti, due minorenni di famiglie “normali”, il figlio di un avvocato e il figlio di un carabiniere, caratteristica che squarcia una volta per tutte quel velo di ipocrisia che spesso accompagna episodi di violenza. Lo conferma al Capoluogo d’Abruzzo la Garante per l’Infanzia e l’adolescenza della Regione Abruzzo, la dottoressa Marina Falivene: “Si tratta di un fenomeno generalizzato, reso trasversale da una sorta di omologazione dei costumi che spesso viaggia anche sui social. La violenza legata a questioni di droga rappresenta un fenomeno in crescita devastante. Basti pensare che nella sola Provincia di Pescara sono 353 i minori con danni psicologici e in stato confusionale per l’assunzione di droghe, che ormai viaggiano perfino all’interno delle sigarette elettroniche. Da una parte abbiamo videogiochi e social che sembrano relegare questi comportamenti nel mondo virtuale, dall’altra parte poi questo mondo virtuale si riversa in quello reale, anche quando non si arriva alle più estreme conseguenze come nell’ultimo caso di cronaca”.
D’altra parte i segnali sono sui tavoli istituzionali da tempo: “Sono due anni che vado urlando sulla pericolosità del fenomeno, ma chi deve occuparsi di queste cose? Non è solo responsabilità di scuola e famiglie, siamo tutti coinvolti. Anche perché la scuola è impotente, perché se arriva un rimprovero poi seguono i genitori che vanno a lamentarsi, i genitori non dettano regole, ma giocano ai “genitori-amici” e ai figli danno tutto, senza controllo. Li lasciano la notte da soli per la strada, senza sapere dove vanno”. Il tutto a forte danno degli stessi minori: “Quando parlo con questi ragazzi, mi fanno tanta tenerezza. Soffrono di una fragilità dolorosa a cui noi li stiamo condannando, disossandoli con l’assenza di regole e il giustificazionismo ad ogni costo”.

Un quadro a tinte fosche, che però può e deve essere cambiato: “In Regione abbiamo costituito un tavolo tecnico per la prevenzione dei disagi giovanili, con la prima riunione che già si è svolta a maggio. Il mese di novembre sarà dedicato proprio al tema della violenza. Si tratta di un protocollo d’intesa con programmi di comunicazione dettagliati e comuni per tutte le scuole, studiati insieme agli stessi ragazzi che ci devono indirizzare sull’efficacia della comunicazione che andiamo a proporre in maniera organica sui temi di violenza, uso dei social, bullismo e cyber bullismo, ansia, disabilità, alcol, droga, fumo, disturbi alimentari e infortunistica mortale. Serve però anche un forte richiamo alla responsabilità genitoriale: i minori non possono essere lasciati ore e ore per strada, senza sapere che fanno e dove stanno. Conosco genitori che non hanno nemmeno il pin del telefonino del figlio minorenne, serve maggiore autorevolezza contro una società liquida senza regole. Per cambiare questo stato di cose, serve l’impegno di tutti, nessuno escluso. Siamo tutti compartecipi di questo sistema di cui dobbiamo essere consapevoli per attuare le migliori strategie a difesa dei nostri giovani”.

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