Il PD contro l’autonomia differenziata, parte dall’Abruzzo la campagna referendaria

Presentata all’Aquila la campagna referendaria del PD contro l’autonomia differenziata, con Alessandro Alfieri della segreteria nazionale
Parte dall’Abruzzo la battaglia del Pd contro l’autonomia differenziata. Presso la sede del Consiglio regionale all’Aquila il Partito regionale, assieme al responsabile riforme e PNRR della segreteria nazionale Alessandro Alfieri, ha presentato l’avvio della campagna referendaria.
La strategia
La nostra è la prima regione in cui viene inaugurato il percorso, che sarà composto di un binario doppio: si punta a raccogliere il canonico mezzo milione di firme per chiedere il referendum abrogativo e allo stesso tempo si verificherà la possibilità di mobilitare la richiesta dei necessari cinque Consigli regionali. Con annessa sfida al governatore abruzzese Marco Marsilio. “Vediamo se fa vedere l’amicizia con la presidente del Consiglio o gli interessi dei cittadini della sua regione”, ha detto Alfieri.
Le ragioni contro l’autonomia differenziata
Perché per il Partito Democratico il progetto dell’autonomia differenziata sarebbe una sciagura, soprattutto per le regioni del Mezzogiorno, Abruzzo compreso. Da qui la scelta di farne una battaglia parlamentare prima e referendaria poi, che vedrà la partecipazione del resto dell’opposizione. Per il segretario Daniele Marinelli è “uno strappo tra le regioni del Paese con una penalizzazione delle regioni in difficoltà tra cui l’Abruzzo, fa emergere un’idea del rapporto tra Regioni e tra Regioni e Stato contraria alla Costituzione e al Dna del Paese. Vogliamo un referendum abrogativo contro una legge che sfascia il Paese, e osservando le contraddiwwzioni del centrodestra e le sensibilità nel Paese siamo convinti che ci siano le condizioni per respingerla”. Superato lo scoglio della raccolta firme (o in alternativa messi assieme i cinque Consigli regionali che chiedano la consultazione), ci sarà poi anche da fare i conti con il raggiungimento del quorum della maggioranza degli aventi diritto. Si accompagna, la battaglia contro l’autonomia differenziata, a quella contro il premierato: ma qui la strada sarà diversa, perché la discussione parlamentare in corso e l’eventuale referendum sarà di tipo costituzionale, non richiederà il quorum. Il Pd è comunque pronto a scendere in campo anche in quel caso.
Alfieri ha spiegato la posizione del Pd contro l’autonomia differenziata: è una legge camuffata che serve a realizzare vecchio progetto di Bossi di “tenere per le regioni del Nord le risorse del residuo fiscale. Chiedono forme di autonomia, ma queste funzioni costano. Le 23 materie richieste dal Veneto rappresentano oltre l’85 per cento dell’Irpef. Non è autonomia, è secessione: lo Stato avrà meno risorse per le regioni non oggetto di differenziazione. Fratelli d’Italia rivendica l’emendamento che stabilisce che sia necessaria prima la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni, i Lep. Ma si parla di definizione, non di garanzia, e non è un caso”. Alfieri è convinto che l’autonomia differenziata danneggi anche il Nord, perché appesantirà la burocrazia e accentuerà le differenze a svantaggio della competitività.
Il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Silvio Paolucci ha rivendicato il lavoro di aula, che “ha svelato l’incapacità del centrodestra ad esempio sulla sanità. Il Pd è contro l’autonomia differenziata perché con essa questa incapacità peserà sempre di più”.
Presenti tra gli altri anche i consiglieri regionali Antonio Di Marco, Dino Pepe, Pierpaolo Pietrucci e Sandro Mariani, il presidente della Provincia di Teramo Camillo D’Angelo, i consiglieri comunali all’Aquila Stefano Palumbo e Stefania Pezzopane, la portavoce regionale delle Democratiche Lorenza Panei, la vicesegretaria regionale del Pd Leila Kechoud.
