Cronaca

Baby gang all’Aquila, davanti al giudice il minore che ha denunciato i coetanei

Udienza presso il Tribunale per i minorenni dell'Aquila per il primo filone legato alle baby gang che aveva portato a 13 misure cautelari. In Aula il giovane georgiano che ha denunciato i coetanei per poi lasciare la città.

Udienza presso il Tribunale per i minorenni dell’Aquila per il primo filone legato alle baby gang che aveva portato a 13 misure cautelari. In Aula il giovane georgiano che ha denunciato i coetanei per poi lasciare la città.

Lunedì udienza presso Tribunale per i minorenni dell’Aquila per il processo seguito all’operazione congiunta di polizia e carabinieri che nel settembre 2022 aveva portato all’esecuzione di 13 misure cautelari (6 in carcere e 7 in collocamento in comunità), per altrettanti giovanissimi accusati a vario titolo di pestaggi, spaccio e rapine ai danni di coetanei. Il primo filone di quella che è stata ribattezzata come inchiesta sulle baby gang. A rappresentare la difesa dei giovani per i quali è partito il procedimento presso il Tribunale per i minorenni, gli avvocati avvocati Mauro Ceci, Francesco Valentini, Giulio Agnelli e Chiara Camponeschi. In aula sarà ascoltato come parte offesa un ragazzo georgiano che ha collaborato alle indagini, sostenendo di essere “ostaggio” della gang che lo avrebbe costretto a partecipare alle attività di spaccio e alle aggressioni. Il giovane aveva poi lasciato la città per quelli che sono stati denunciati come crisi d’ansia e attacchi di panico, proprio a seguito di quelle vicende. In sostanza, il principale accusatore della banda formata da sette giovani allora tra i 16 e 18 anni e sei maggiorenni, tra albanesi, kosovari, moldavi e aquilani, sarà lunedì davanti al giudice minorile in quella che è ancora la fase preliminare del processo.

L’operazione del settembre 2022.

Dalle prime ore dell’alba del 6 settembre 2022 sono state eseguite 6 custodie cautelari in carcere e 7 collocamenti in comunità, a seguito di una operazione congiunga di personale del N.O.R. del Comando Provinciale dei Carabinieri di L’Aquila e della Squadra Mobile della Questura di L’Aquila. Gli arresti sono stati disposti dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i Minorenni di L’Aquila, su richiesta della Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale per i Minorenni.
La complessa attività di indagine sulle baby gang ha riguardato oltre 30 indagati minorenni e neomaggiorenni, accusati di reati gravi quali atti persecutori, violenze, estorsioni, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, risse che hanno afflitto il territorio aquilano negli ultimi mesi. Si è trattato dei primi episodi che hanno destato clamore pubblico, verificatisi all’interno del centro storico, con conseguente allarme sociale nella cittadinanza e con profili di elevata pericolosità anche per la sicurezza e l’incolumità degli stessi minori coinvolti.
Gli organi di polizia giudiziaria hanno operato in stretta sinergia mediante il compimento di attività tradizionali, nonché di complesse attività di intercettazione e videoriprese, che hanno consentito di far luce su uno spaccato estremamente allarmante e di ostacolare un percorso criminale in evoluzione. “Ne è conseguita la necessità dell’intervento repressivo, – avevano spiegato gli inquirenti – che tuttavia rappresenta il primo tassello di una imprescindibile azione preventiva, nonché di riabilitazione dei minori coinvolti”.
I soggetti raggiunti da ordinanze cautelari sono accusati di aver promosso e condotto attività dirette a creare forme di predominio su altri coetanei, di controllo di porzioni di aree urbane, di smercio professionale di sostanze stupefacenti in zone sensibili, in prossimità di scuole, di scontro con altri gruppi antagonisti cli minori, verificatisi in diverse zone centrali ciel capoluogo. La nazionalità degli indagati è varia (Paesi balcanici, nordafricani e Italia) a conferma che il disagio e la devianza minorile non hanno necessariamente una specifica origine geografica. A soggetti ospitati all’interno di comunità di accoglienza (sfuggevoli alle regole comunitarie) si affiancano cittadini italiani o comunque residenti con le famiglie di appartenenza.

“Anche se l’azione repressiva di magistratura e forze dell’ordine è stata puntuale ed esaustiva, trattandosi di minori e neomaggiorenni si impone un forte richiamo all’esigenza di lavorare insieme agli enti preposti ed alla società civile per creare le condizioni di aiuto e prevenzione delle forme di disagio che generano questi fenomeni criminali, riguardino essi minori italiani, stranieri o stranieri non accompagnati” aveva scritto in una nota il Procuratore della Repubblica David Mancini a margine dell’operazione. “Questa è la chiave dell’intervento della giustizia minorile. La repressione e intervenuta per evitare conseguenze estreme e più gravi, ma l’obiettivo primario deve tendere al reinserimento dei giovani nel circuito sano della società. Alla eventuale sanzione deve affiancarsi la riabilitazione, come traguardo finale, per il benessere del minore e di conseguenza dell’intera comunità civile”.

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