L'aquila

Auditorium Renzo Piano, un gioiello di cui andare fieri

Con le attività di restauro all'Auditorium del Parco torna il dibattito sull'opera di Renzo Piano. L'intervista all'architetto Di Vincenzo

L’AQUILA – Con le attività di restauro all’Auditorium del Parco torna il dibattito sull’opera di Renzo Piano. Ne abbiamo parlato con l’architetto Dino Di Vincenzo, già Direttore regionale dei Beni culturali.

Copre il Forte spagnolo, non si adatta all’ambiente circostante o addirittura “è brutto”, tante le critiche che ha dovuto subire l’Auditorium del Parco progettato dall’archistar Renzo Piano e che a fasi alterne si ripropongono. A riaccendere il “dibattito”, questa volta, le attività di restauro che stanno interessando la discussa struttura. “Non che per parlare di architetture bisogna per forza essere architetti – sottolinea Dino Di Vincenzo, già Direttore regionale dei Beni culturali, sollecitato a riguardo dal Capoluogo d’Abruzzo – ma io non mi sognerei mai di contraddire un medico quando si parla di salute o un archeologo quando si tratta di ritrovamenti. Qui parliamo di un Auditorium progettato dal numero uno dell’architettura mondiale, le grandi capitali del mondo si contendono le sue opere e noi abbiamo un piccolo gioiello che qualcuno vorrebbe addirittura spostare in periferia”.
Ma facciamo un passo indietro: “Fino al 1951, il Forte Spagnolo era una guarnigione militare. Vennero all’Aquila Luigi Einaudi, Giovanni Leone e Antonio Segni, tutti futuri presidenti della Repubblica, a inaugurare il passaggio a Museo Nazionale d’Abruzzo. Fino a quel momento, come guarnigione militare, il Castello aveva bisogno di una vista aperta sull’area circostante, quando questa esigenza di carattere logistico-militare è venuta meno è iniziata la piantumazione degli alberi, che hanno interrotto la visuale, ma solo da lontano. Dopo il terremoto è arrivato l’Auditorium che secondo alcuni ostruirebbe la visuale del Castello. Basterebbe guardare per rendersi conto che al limite sono gli alberi che coprono parzialmente il Castello, non certo l’Auditorium, che come ho detto anche nel giorno dell’inaugurazione è costituito da tre volumi che in qualche modo richiamano quelli del Castello. Non è indicato nel progetto, ma la mia visione di architetto mi suggerisce questo. Inoltre i tre volumi distinti rendono l’architettura gradevole nell’ambiente, senza un impatto particolarmente forte”.
Altro punto forte dell’Auditorium, colori e materiali: “È stato creato un capolavoro, disegnando la struttura con i colori dell’autunno. In quella stagione, i colori della natura si confondono con quelli dell’Auditorium, creano un effetto unico. D’altra parte anche la scelta del legno è stata fondamentale per l’acustica, particolarmente apprezzata dai musicisti”.
Insomma, “all’Aquila abbiamo un piccolo gioiello, come quelli che si trovano nelle più grandi capitali mondiali. C’è chi vorrebbe perfino spostarlo, ma queste opere hanno bisogno di luoghi adatti per essere valorizzati, come Viale delle Medaglie d’Oro, che in questi anni è stato sistemato davvero bene, con precisi richiami culturali che lo hanno fatto diventare uno dei luoghi più attrattivi della città”.
Insomma, “spostare da lì l’Auditorium sarebbe uno dei peggiori errori che possano essere fatti! E certamente è un sentimento relegato al punto di visto di pochi cittadini. D’altronde viviamo nell’epoca dei no vax, terrapiattisti, negazionisti ecc.. e nessun punto di vista può più sorprendere”.

Krzysztof Penderecki all'Auditorium del Parco
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