Baby gang all’Aquila, il giudice minorile concede la messa alla prova

L’AQUILA – Udienza al Tribunale minorile per il primo filone legato alle cosiddette baby gang: il GUP concede ad altri ragazzi la messa alla prova.
L’AQUILA – Udienza al Tribunale minorile per il primo filone legato alle cosiddette baby gang: il GUP concede ad altri ragazzi la messa alla prova.
Dopo le prime messe alla prova concesse dal giudice del Tribunale per i minorenni nell’ambito del primo filone legato alle cosiddette baby gang, a seguito dell’operazione congiunta di carabinieri e polizia del settembre 2022, nell’udienza di ieri il GUP, dottor Italo Radoccia, ha concesso la messa alla prova anche per altri giovani che ne hanno fatto richiesta. Per loro, processo sospeso e avvio di un programma di messa alla prova che consiste in specifici percorsi antiviolenza e partecipazione alle attività in strutture dedicate. All’esito delle relazioni ufficiali, se positive, il Tribunale potrà decidere l’eventuale estinzione del reato.
Per altri giovani coinvolti nel processo, invece, le parti si sono accordate per l’acquisizione delle dichiarazioni rese in fase di indagine dal giovane georgiano che ha denunciato la gang, raccontando di essere stato costretto a partecipare a spaccio e aggressioni. Il giovane quindi non è tornato in Aula a ripetere le accuse, ma verranno utilizzate le dichiarazioni rese appunto in fase di indagine.
A rappresentare la difesa dei giovani per i quali è partito il procedimento presso il Tribunale per i minorenni, gli avvocati avvocati Mauro Ceci, Francesco Valentini, Giulio Agnelli e Chiara Camponeschi. Per la Procura, in Aula il dottor David Mancini.
L’operazione del settembre 2022.
Dalle prime ore dell’alba del 6 settembre 2022 sono state eseguite 6 custodie cautelari in carcere e 7 collocamenti in comunità, a seguito di una operazione congiunga di personale del N.O.R. del Comando Provinciale dei Carabinieri di L’Aquila e della Squadra Mobile della Questura di L’Aquila. Gli arresti sono stati disposti dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i Minorenni di L’Aquila, su richiesta della Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale per i Minorenni.
La complessa attività di indagine sulle baby gang ha riguardato oltre 30 indagati minorenni e neomaggiorenni, accusati di reati gravi quali atti persecutori, violenze, estorsioni, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, risse che hanno afflitto il territorio aquilano negli ultimi mesi. Si è trattato dei primi episodi che hanno destato clamore pubblico, verificatisi all’interno del centro storico, con conseguente allarme sociale nella cittadinanza e con profili di elevata pericolosità anche per la sicurezza e l’incolumità degli stessi minori coinvolti.
Gli organi di polizia giudiziaria hanno operato in stretta sinergia mediante il compimento di attività tradizionali, nonché di complesse attività di intercettazione e videoriprese, che hanno consentito di far luce su uno spaccato estremamente allarmante e di ostacolare un percorso criminale in evoluzione. “Ne è conseguita la necessità dell’intervento repressivo, – avevano spiegato gli inquirenti – che tuttavia rappresenta il primo tassello di una imprescindibile azione preventiva, nonché di riabilitazione dei minori coinvolti”.
I soggetti raggiunti da ordinanze cautelari sono accusati di aver promosso e condotto attività dirette a creare forme di predominio su altri coetanei, di controllo di porzioni di aree urbane, di smercio professionale di sostanze stupefacenti in zone sensibili, in prossimità di scuole, di scontro con altri gruppi antagonisti cli minori, verificatisi in diverse zone centrali ciel capoluogo. La nazionalità degli indagati è varia (Paesi balcanici, nordafricani e Italia) a conferma che il disagio e la devianza minorile non hanno necessariamente una specifica origine geografica. A soggetti ospitati all’interno di comunità di accoglienza (sfuggevoli alle regole comunitarie) si affiancano cittadini italiani o comunque residenti con le famiglie di appartenenza.
“Anche se l’azione repressiva di magistratura e forze dell’ordine è stata puntuale ed esaustiva, trattandosi di minori e neomaggiorenni si impone un forte richiamo all’esigenza di lavorare insieme agli enti preposti ed alla società civile per creare le condizioni di aiuto e prevenzione delle forme di disagio che generano questi fenomeni criminali, riguardino essi minori italiani, stranieri o stranieri non accompagnati” aveva scritto in una nota il Procuratore della Repubblica David Mancini a margine dell’operazione. “Questa è la chiave dell’intervento della giustizia minorile. La repressione e intervenuta per evitare conseguenze estreme e più gravi, ma l’obiettivo primario deve tendere al reinserimento dei giovani nel circuito sano della società. Alla eventuale sanzione deve affiancarsi la riabilitazione, come traguardo finale, per il benessere del minore e di conseguenza dell’intera comunità civile”.
