Il caso

La sfida dell’arrosticino abruzzese dice IGP

Giovedì 4 luglio altro passaggio in Commissione in Consiglio regionale sull’arrosticino abruzzese: il marchio DOP suscita perplessità

Arrosticino abruzzese IGP subito, DOP eventualmente in un secondo momento. Emerge questa posizione tra i produttori e le associazioni che saranno in audizione in Commissione Agricoltura in Consiglio regionale giovedì 4 luglio.

Arrosticino abruzzese, la questione si discuterà della risoluzione presentata dal capogruppo di Fratelli d’Italia Massimo Verrecchia che propone di assegnare all’arrosticino il marchio DOP (denominazione di origine protetta). I consiglieri si sono già confrontati nelle settimane scorse. Sulla risoluzione di Verrecchia si è già espressa, a favore, Coldiretti, mentre si è schierata contro Confagricoltura. Le posizioni della filiera da un lato si concentrano sulla necessità di puntare a chiudere la procedura, aperta da diversi anni, che darebbe all’arrosticino abruzzese la denominazione IGP (Indicazione Geografica Protetta), dall’altra e in alcuni casi esprimono la preoccupazione che il marchio DOP potrebbe rivelarsi persino controproducente per la crescita del settore e del prodotto.

Quale la differenza tra le due denominazioni? Nel caso dell’IGP occorre un legame con il territorio che conferisce al prodotto caratteristiche peculiari, mentre per quanto riguarda la DOP il rapporto è stretto sia dal punto di vista geografico che delle tecniche e tradizioni. Le perplessità su quest’ultimo marchio, nel caso dell’arrosticino abruzzese, nascono dalla scarsità di prodotto ovino, visto l’utilizzo nettamente prevalente di carni importate. Possibile che si arrivi quindi a un voto (il 4 luglio o in una seduta successiva), che preveda una sorta di passaggio doppio o comunque più articolato, per tutelare il percorso sull’IGP che è sostenuto da gran parte della filiera.

arrosticino abruzzese

Le posizioni

Sarà ascoltata l’Associazione regionale Produttori Arrosticino d’Abruzzo. “Per la DOP non ci sono i requisiti qualitativi e quantitativi richiesti dall’UE – dice Lorenzo Verrocchio, direttore, al Capoluogo – e ci sono stati casi di tentativi di DOP naufragati perché non sostenibili economicamente. Il marchio IGP è di importanza fondamentale ed è l’unica strada concretamente percorribile, visto che la fase istruttoria è in fase avanzata. Una volta ottenuto, si può pensare di farvi leva per per reintrodurre quantità di carni ovine più importanti che ci consentano di realizzare in futuro una DOP. C’è da ricordare che la stessa Regione si pronunciò nel 2020 a favore dell’IGP con due pareri, mentre non c’è nulla a oggi sulla DOP: non è stato presentato nulla”. Alessandro Di Paolo, presidente, ricorda la disponibilità dell’associazione a farsi carico del ritiro periodico di tutta la carne disponibile in regione per realizzare un’aliquota di prodotto al cento per cento made in Abruzzo, facilitando così anche il percorso DOP, che dovrà necessariamente arrivare dopo: “Stiamo elaborando una filiera che venga condivisa con allevatori, macellatori e produttori, finanziata con fondi europei, al cento per cento abruzzese”.

La sezione abruzzese della Confederazione italiana agricoltura (CIA) porterà una posizione analoga, spiega il presidente Nicola Sichetti: “Bisognerà lavorare per ottenere il marchio IGP, che possa blindare la nostra produzione e mantenere in Abruzzo la specificità. Nulla toglie che si possa in un secondo momento lavorare sulla DOP, creando un doppio mercato”. Ci sarà il Consorzio di tutela Agnello del Centro Italia IGP, con il presidente Nunzio Marcelli, che denuncia “una polemica fatta evidentemente solo per ottenere spazi mediatici, ma non vengono esplicitate le effettive necessità del comparto e del territorio, ovvero far sì che l’arrosticino abruzzese mantenga una sua valenza. Se la caratterizzazione c’è, la mancanza di una massa critica non consente di realizzare una DOP che sia efficace e redditizia. Ci si può arrivare eventualmente attraverso una strategia condivisa e la costruzione di una rete produttiva”.

Anche Leo Spina, presidente di Copagri Abruzzo, evidenzia sulla strada del marchio DOP “la mancanza, nel caso dell’arrosticino abruzzese, di una massa critica che consentirebbe una promozione adeguata. Si rischia di avere lo stesso risultato riscontrato con alcuni tipi di olio extravergine, che pur avendo ottenuto il marchio sono poco conosciuti. Siamo favorevoli all’IGP, che può essere un volano, mentre la DOP può finire con il limitare il mercato”.

massimo verrecchia
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