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Premio Nazionale Donna 2024, il coraggio di Daniela Di Maggio e Filomena Lamberti

4 luglio 2024 | 09:58
Premio Nazionale Donna 2024, il coraggio di Daniela Di Maggio e Filomena Lamberti

Premio nazionale Donna 2024, a L’Aquila le storie di sofferenza e coraggio di Filomena Lamberti, sfregiata con l’acido nel 2012, e Daniela Di Maggio, madre di Giogiò, ucciso a Napoli in una sparatoria

Premio nazionale Donna 2024, a L’Aquila le storie di sofferenza e coraggio di Filomena Lamberti, sfregiata con l’acido nel 2012, e Daniela Di Maggio, madre di Giogiò, morto a Napoli in una sparatoria nel 2023.

Trasformare il dolore in coraggio per combattere contro le violenze e per chiedere giustizia. “Il coraggio delle donne: per la pace, contro le violenze” è stato il tema al centro del premio nazionale donna 2024 promosso dalla Onlus Antonio Padovani.
Storie di donne in prima linea, con il loro coraggio, che raccontano le loro storie difficili, le loro sofferenze e si battono con forza perchè il loro dolore non sia vano ma serva a far riflettere e a cambiare le cose.

premio nazionale donna

La vita di Filomena Lamberti è cambiata nel 2012, quando l’uomo con cui condivideva la vita da 30 anni la sfregiò con l’acido, di fronte alla volontà, ferrea, della donna di non voler stare più insieme.
Da allora, è iniziata una nuova vita per lei. “Ogni 28 maggio festeggio: da allora sono libera” dice Filomena Lamberti ai microfoni del Capoluogo. “Ma l’ho pagata cara la mia libertà. Mi soffocava anche l’aria che mi circondava: ho dovuto sopprimere il mio carattere, l’uomo che avevo accanto mi aveva isolata da tutto. Sono trascorsi 30 anni prima di riprendermi la mia libertà: tutti mi chiedono perchè non lo avessi lasciato prima. Ma questo è il dramma di molte donne che sopportano la violenza domestica. Io non avevo indipendenza economica: chi mi accoglieva con 3 figli? E poi la paura di denunciare, di perdere i figli. Non trovavo risposta. Fin quando, un giorno, fu proprio uno dei miei figli a dire che dovevamo prendere una decisione perchè erano stanchi di vedere queste liti. Ormai erano tutti adulti, tutti lavoravano: e proprio in quell’istante mi dissi che quello era il momento di rispettare Filomena, di volermi bene”. Lui non accettò la sua decisione. “Hai sopportato per 30 anni, ora perchè mi vuoi lasciare?” il suo ragionamento. “Da questi uomini a un certo punto esce fuori tutto il maschilismo che hanno dentro, non accettano il no, il rifiuto. Quella notte, alle 4, mi disse: “Guarda che ti do“. E mi gettò in faccia l’acido solforico. Capii subito che cosa era successo. Cinque anni di operazioni, sofferenze, dolore. Ma da allora sono rinata“.

filomena lamberti

Da allora Filomena Lamberti fa volontariato nell’associazione Spazio Donna e gira l’Italia per raccontare la sua storia ai giovani, ai ragazzi, soprattutto a scuola. “Ogni tanto un fiore sboccia, fra quei ragazzi. Ogni tanto le mie parole smuovono, fanno reagire chi subisce violenza, per dire basta: e questo per me è bellissimo”.

premio nazionale donna, daniela di maggio

Sì, io mi sento una donna coraggiosa: perchè ho avuto il coraggio di non morire dopo che è morto mio figlio“. Daniela Di Maggio, mamma di Giogiò Cutolo, ucciso nell’agosto 2023 a Napoli, indossa la cravatta che suo figlio indossava nell’orchestra nella quale suonava. “Ci sono assenze che contano come le presenze. Attraverso quello che si è messo in moto in questi dieci mesi dalla sua scomparsa, Giogiò vive: con premi, aule intestate a lui, concerti, alberi piantati”. Il suo è un messaggio rivolto alle giovani generazioni, a chi si sente più forte se va in giro con un coltello o una pistola. “A tutti loro dico: Giogiò è diventato più famoso di tutti praticando la gentilezza“.

premio nazionale donna onlus antonio padovani

“Con la Onlus Antonio Padovani abbiamo sempre premiato donne che nella loro vita si sono distinte. Come diceva mio padre, le donne hanno una marcia in più” sottolinea Gianni Padovani, presidente della Onlus.

gianni padovani

“Quest’anno con il Premio Nazionale Donna abbiamo portato a L’Aquila queste due straordinarie donne, simbolo di un coraggio eccezionale. E in questa stessa occasione, abbiamo voluto ricordare Ilaria Fabiocchi, artista e donna dalla profonda sensibilità, scomparsa pochi mesi fa. La sua morte ci ha colpiti profondamente e abbiamo voluto onorare la sua essenza con una sua esposizione ed una targa per la famiglia e, in particolar modo, per la figlia”.

monica pelliccione

Nel corso dell’evento, su ogni sedia c’era una copia di “Storie di Donne“, il libro, edito dalla Onlus Padovani, scritto da Monica Pelliccione, giornalista e scrittrice che da tempo si fa portavoce di queste tematiche. “In Storie di donne abbiamo raccolto storie che vanno al di là della fantasia: storie di violenze psicologiche, fisiche. Non solo quelle più visibili, perpetrate nell’ambiente familiare o sentimentale: perchè poi c’è tutto un sottobosco di violenza, psicologica, in ambito lavorativo, che non solo è difficilmente intercettabile ma soprattutto è non normata. Abbiamo il mobbing ma non ha un corrispettivo a livello di normativa e di legge nazionale, per quanto riguarda il penale. La donna che decide di denunciare rischia di finire in una posizione di debolezza. E allora io credo che il Premio Nazionale Donna porti alla ribalta le donne e il loro coraggio e che lanci un messaggio preciso: non arrendersi mai. Avere il coraggio di denunciare, costi quel che costi, perchè comunque il tempo restituisce a ogni donna che ha questo coraggio l’altra faccia della moneta: un riscatto morale e di vita, che non ha prezzo”.

“Tanta strada è stata fatta dal giornalismo” chiosa il presidente Odg Abruzzo Stefano Pallotta. “E questo è anche merito del gruppo Giulia che dal 2011 si batte per una corretta rappresentazione di genere sui media e contro il gender gap e raccoglie le giornaliste italiane che hanno elaborato anche un lessico, un glossario, su come narrare la violenza. Lo spartiacque in questo senso è stato nel 1975, con il delitto del Circeo: ci siamo accorti che quella narrazione non era più adeguata. Lì abbiamo verificato che la violenza coinvolge anche il potere e gli aspetti politici. E su questa strada bisogna continuare”.

Come sottolineava Monica Pelliccione, denunciare sempre: costi quel che costi. Le fa eco il Commissario Capo Pieremidio Bianchi, della Divisione anticrimine della Questura dell’Aquila. “Il Legislatore ci ha messo a disposizione delle norme abbastanza rigide che ci permettono di intervenire e incidere nei confronti di questi uomini e donne in maniera tale da bloccare questa violenza. E’ una questione culturale, di dipendenza economica, psicologica, educativa: l’uomo che arriva ad essere così, spesso ha avuto un percorso travagliato, con situazioni critiche in famiglia. Per questo è anche molto importante il ruolo della scuola”.

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