Cronaca

Sandokan pentito ma non troppo, Schiavone torna al 41 bis dell’Aquila

La procura di Napoli ha deciso di interrompere la collaborazione con il boss dei Casalesi Francesco Schiavone: mancano riscontri e attualità. "Sandokan" torna al 41 bis, revocato il programma di protezione.

La procura di Napoli ha deciso di interrompere la collaborazione con il boss dei Casalesi Francesco Schiavone: mancano riscontri e attualità. “Sandokan” torna al 41 bis, revocato il programma di protezione.

Mancano riscontri e attualità: la Procura di Napoli interrompe la collaborazione con il boss dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone, che torna al 41bis. Secondo quanto apprende Adnkronos, la collaborazione con la giustizia è stata interrotta poiché Sandokan avrebbe riferito circostanze e fatti molto datati nel tempo, già noti o addirittura senza riscontri oggettivi. Dunque, negli ultimi giorni sono state ultimate le procedure per la revoca del programma di protezione cui era stato sottoposto, dunque Schiavone è tornato al regime del carcere duro riservato ai boss. La decisione è stata assunta di concerto tra la Procura di Napoli e la Direzione Nazionale Antimafia, con i magistrati del pool assegnato alla collaborazione di Schiavone che hanno valutato l’inutilità delle dichiarazioni rese dallo scorso marzo ad oggi.

Il boss dei Casalesi era stato trasferito al carcere Le Costarelle dell’Aquila lo scorso marzo, a seguito di un trasferimento da Parma. Si trovava proprio nella stessa palazzina dove era detenuto il boss Matteo Messina Denaro: Sandokan era stato già all’Aquila in altre fasi della sua detenzione. Ad esempio nel 1998, quando fu trasferito da Ascoli e, ancora nel 2008, nel corso del processo d’appello “Spartacus”, infine nel 2015, quando fu organizzato un volo notturno per il suo trasferimento a Sassari. Anche in questo caso, come era stato per Messina Denaro, ci sarebbero problemi di salute alla base della scelta di trasferirlo nel penitenziario aquilano. Quindi l’inizio della collaborazione con la giustizia, interrotta dalla Procura di Napoli per mancanza di attualità e riscontri relativi ai fatti raccontati dal boss, e quindi il ritorno al 41bis.

Schiavone oggi ha 70 anni. Insieme a Francesco Bidognetti fondò il clan dei Casalesi e leader della Camorra napoletana e casertana. Fu arrestato l’11 luglio del 1998 nel suo bunker a Casal di Principe.
Solo qualche mese fa il boss aveva richiesto il rito abbreviato nel processo che lo vede imputato per tre omicidi, quello di: Luigi Diana, Nicola Diana e Luigi Cantiello. Si tratta del primo rito abbreviato nella storia giudiziaria di “Sandokan”, con noti lunghissimi trascorsi nelle aule giudiziarie a urlare la sua innocenza. Ed è stato proprio Francesco Schiavone a richiederlo, chiedendo la parola in videocollegamento con l’aula di giustizia di Napoli.

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