Camere con vista

Giorgia Meloni e il paradosso europeo: più debole nei numeri, più forte nella realtà

Torna l'appuntamento con la rubrica "Camere con vista". L'editoriale di Giuseppe Sanzotta. Il paradosso europeo: Giorgia Meloni più debole nei numeri, più forte nella realtà.

Torna l’appuntamento con la rubrica “Camere con vista”. L’editoriale di Giuseppe Sanzotta. Il paradosso europeo: Giorgia Meloni più debole nei numeri, più forte nella realtà.

Un dubbio si aggira per l’Europa: alla fine Giorgia Meloni voterà la von der Leyen? Parafrasare Marx forse è eccessivo, perché altre sono le preoccupazioni nelle principali cancellerie europee. In Francia, Macron ha forse vinto la sfida di respingere Le Pen, ma adesso deve fare un governo tra mille difficoltà perché se ha fermato la destra deve subire i cori trionfalistici dell’estrema sinistra che non lo ama più della destra. In Germania Scholz, alle europee, è uscito fortemente ridimensionato. Però c’è una esigenza, quella di formare un governo europeo, cioè la commissione e pur tra mille perplessità, al momento non appaiono all’orizzonte alternative a Ursula. Lei ci spera e ha preparato la sua riconferma stabilendo un rapporto positivo con Giorgia Meloni, perché sapeva e sa bene che quei voti possono essere determinanti per una riconferma. In teoria potrebbe farne a meno dopo la spartizione delle poltrone tra popolari, socialisti e liberali. In pratica un po’ meno perché i franchi tiratori sulle nomine non sono una sorpresa. Certo operare una spartizione senza coinvolgere l’Italia non è proprio un gesto di amicizia e considerazione, ma questo non dipende da lei.

Detto questo resta il dubbio: che farà Meloni? Realisticamente tutto dipenderà dalle assicurazioni che riceverà sul ruolo del nostro paese nella commissione. Sicuramente non è interesse di nessuno sacrificare o umiliare l’Italia. La tentazione, soprattutto in casa socialista potrebbe essere quella di erigere una barriera nei confronti della destra. Del resto Scholz al G7 non era stato carino con la leader italiana. Può pensarla ancora così oggi? Perché a un  mese dal voto c’è qualcosa di consistente alla destra di Meloni che del resto guida una formazione con un nome che dovrebbe essere rassicurante: i conservatori europei. Gruppo che ha perso qualche pezzo come gli spagnoli di Vox che hanno voltato le spalle a chi, come la nostra premier, si era spesa per loro. Si sta facendo largo il gruppo dei patrioti di Orban (non aveva trovato posto nei conservatori). Tra i patrioti c’è Salvini, che ha fatto nominare vice presidente il generale, ormai parlamentare europeo, Vannacci. Un gruppo, quello dei patrioti, che voterà contro la von der Leyen. Ma soprattutto ha una posizione ben diversa sulla guerra in Ucraina. Il viaggio di Orban da Putin non è piaciuto ai governi europei e di fatto ha posto Orban e il suo gruppo, nonostante la consistenza numerica, ai margini. Meloni ne esce indebolita? Sembra proprio di no. Il suo peso in Europa è di fatto aumentato. Se Salvini nicchia sugli aiuti militari all’Ucraina (quando non è proprio contrario) Giorgia Meloni non ha incertezze sposando in pieno la linea della von der Leyen e, al vertice Nato di questi giorni negli Usa, si può presentare come un alleato affidabile, senza incertezze sugli aiuti militari all’Ucraina, anzi annunciando un ulteriore finanziamento. Il fatto che alla sua destra ci siano Salvini e Orban non la indebolisce , anzi la rafforza. Sarà difficile non inserirla nel gioco delle cariche europee indipendentemente dal futuro della von der Leyen. Questo è il paradosso: perde un po’ di peso nella rappresentanza parlamentare, ma acquista un ruolo ancora più importante negli equilibri europei. Questo perché prima di tutto rappresenta l’Italia, uno dei paesi fondatori e la terza economia del continente, inoltre sull’emergenza Ucraina è in perfetta sintonia con le scelte europee, è atlantista, e inoltre, cosa con secondaria , in Italia rappresenta la forza politica di gran lunga più forte, soprattutto rispetto agli alleati. Non va nemmeno dimenticato che , cosa inusuale in questo fase storica, dopo un anno e mezzo di governo la fiducia degli elettori è perfino aumentata e sicuramente è amentato il divario con la Lega. Forse anche per questo Salvini ora si agita più in Europa, cerca di distinguersi dalla linea di Meloni pensando forse di poter recuperare in Italia consensi a destra. Ci ha provato con Vannacci, ora ci prova con i temi europei. Forse il generale è servito a mitigare la sconfitta, non ad erodere consensi a Fratelli d’Italia. Probabilmente Salvini in cuor suo spera che Giorgia Meloni alla fine voti per la von der Leyen, avrebbe un motivo in più per distinguersi. Ma fino a che punto può o vorrà spingersi il leader della Lega? Al momento non c’è nulla che faccia presagire scossoni forti nonostante i tre maggiori partiti della maggioranza abbiano in Europa tre diverse famiglie politiche. Alla vigilia di una stagione complicata, con una manovra economica difficile, con l’assalto delle sinistre sui referendum, la maggioranza non può permettersi conflittualità.

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