Sisma l'aquila, un'altra sentenza choc

Ilaria Rambaldi, vittima del sisma e della sentenza choc: parla la madre

Ancora una sentenza destinata a fare scalpore, quella per la morte di Ilaria Rambaldi, studentessa Univaq originaria di Lanciano. Morì perché troppo diligente. La madre: "Testimonianze stravolte"

Non solo condotta incauta. Ilaria Rambaldi morì perché era “troppo studiosa”. Era rimasta all’Aquila per seguire le ore di laboratorio all’Università per questo, secondo la Corte d’Appello, è responsabile della sua morte: nessun risarcimento alla famiglia.
La madre: “Una sentenza che ha del fantascientifico. Dove sono le prove? La mia testimonianza in sede penale è stata stravolta”. 

Ilaria Rambaldi. Un nome che allunga la scia delle polemiche dopo il pronunciamento della Corte d’Appello che ha confermato la sentenza choc del 2022, senza concedere i risarcimenti ai familiari dei 7 studenti morti nel crollo di via D’Annunzio. Ora, arriva una nuova sentenza che va esattamente nella stessa direzione: questa volta riguarda proprio Ilaria, studentessa di Lanciano tra le vittime del terremoto dell’Aquila. Così come per gli studenti deceduti sotto le macerie della palazzina di via D’Annunzio, infatti, anche in questo caso la responsabilità viene ricondotta alla vittima, secondo i giudici “colpevole” di essere rimasta in città per il suo senso del dovere. In particolare, si fa riferimento all’esigenza di terminare le ore di laboratorio, che sarebbero state definite un incubo dalla giovane Ilaria Rambaldi, parlando con la madre.
Per i giudici “appare improbabile che le informazioni veritiere e corrette che attendeva per prendere una decisione (cioè lasciare L’Aquila in balìa dello sciame sismico) l’avrebbero indotta a lasciare la città”.

La richiesta di risarcimento avanzata dalla madre di Ilaria, Maria Grazia Piccinini, si inserisce nell’ambito del processo alla Commissione Grandi Rischi, in cui era stato condannato il vice capo della Protezione Civile, Bernardo De Bernardinis, per “aver diffuso, all’esito della riunione del 31 marzo 2009, informazioni scorrette circa l’evoluzione e la pericolosità dello sciame sismico in corso (in particolare, sostenendo la teoria dello ‘scarico graduale di energia’)”. 

Il Capoluogo ha ascoltato la madre di Ilaria, l’avvocato Maria Grazia Piccinini.

IL PRECEDENTE “DE BERNARDINIS” E LA GRANDI RISCHI – “Trovo le motivazioni alla base della sentenza assolutamente illogiche. Quali sono le prove? Ho l’impressione che si voglia colpire la parte più debole, cioè gli studenti. Mi faccio tante domande e non trovo le risposte. Riesco a pensare solo una cosa, cioè che ci sia la volontà di mantenersi sulla stessa linea stabilita in precedenza, nel merito della condanna a De Bernardinis, allora vice capo della Protezione Civile. Infatti, benché io ritenga queste sentenze illogiche, probabilmente ci sono alla base delle motivazioni che non appaiono in superficie. Chi rassicurò la popolazione è andato incontro a una condanna lieve, di soli due anni: di conseguenza si tende a sgonfiare questi casi, attribuendo le responsabilità altrove, quindi ai comportamenti delle vittime. Queste cause rigettate, in questo modo, danno più forza alla precedente causa penale che ha assolto 5 dei componenti della Commissione Grandi Rischi. Sono cause coerenti al precedente operato, che tuttavia di coerente non aveva nulla.

“Il diritto dice che c’è un comportamento incauto quando io ti avviso di un pericolo, ma tu volontariamente lo ignori, continuando a fare una certa cosa. Ma, in questo caso, le cose sono andate diversamene: c’erano state delle rassicurazioni. Mia figlia era studiosa, era diligente. E quindi? Cosa c’entra questo con la sua morte? Allora tutti gli altri ragazzi morti, se non fossero stati studiosi, non sarebbero dovuti morire, mentre mia figlia sì?
Ripeto, mia figlia era diligente, ma non fino al punto di morire“. 

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LE TESTIMONIANZE – Nel corso del processo, il giudice ha ascoltato anche alcuni testimoni. Tra questi Valeria, che viveva nello stesso appartamento di Ilaria Rambaldi, rimasta sotto le macerie con lei. Come si è potuto sostenere che Valeria, quando ha deposto, non ricordasse quanto accaduto? Io credo che Valeria abbia tutto scolpito a fuoco nel cervello e che non potrà dimenticarlo mai. Perché è rimasta sotto le macerie per ore, ore ed ore, temendo per la propria vita. Come può il giudice dire che la sua testimonianza è inattendibile, poiché la testimone non ricorda? Il giudice era presente ai fatti? Quali prove ha per testimoniare il contrario? Stiamo parlando dell’ultima persona che ha visto Ilaria in vita”. 

Tanto non è bastato, comunque, a convincere il giudice, che ha respinto il ricorso dei familiari. “Oltre all’inattendibilità dei nostri teste, la mia testimonianza rilasciata in sede penale è stata stravolta – continua Maria Grazia Piccinini – Io ho parlato di un incubo, vissuto da mia figlia Ilaria, non facendo riferimento alle ore di laboratorio che doveva seguire, ma al fatto che dovesse stare all’Aquila per questo laboratorio mentre in città si susseguivano scosse di terremoto!
Mi diceva spesso di avere paura. Mi raccontò che un giorno stava seguendo una lezione nel Dipartimento di Ingegneria, quando ci fu una scossa. I ragazzi si alzarono per uscire fuori, ma il loro professore li rimproverò per essere usciti. Ciò basti ad immaginare l’atmosfera che c’era all’Aquila in quelle settimane. Il giudice dice, inoltre, che anche se avessero detto ad Ilaria che ci fosse un qualche rischio, lei non se ne sarebbe andata. Come si può stabilire tutto questo? Conosceva mia figlia?“. 

“Il giudice civile non agisce come il giudice penale, il quale valuta le prove per poi emettere una sentenza sulla base del suo libero convincimento. Il giudice civile decide iuxta alligata et probata, quindi con documenti e prove alla mano. Dove sono le prove che mia figlia, se avvisata del rischio, sarebbe rimasta lì? Questa è diffamazione nei confronti di una vittima che non può difendersi”. 

GLI ULTIMI GIORNI DI ILARIA – Dopo una visita a Pisa, ho riportato mia figlia a L’Aquila il primo aprile. Arrivati in città, stavamo decidendo il da farsi poiché c’era stata una riunione sul fronte sicurezza. In quel momento Ilaria ha letto i giornali, sentito i suoi amici, si è documentata su YouTube per aggiornarsi. Nel mentre, mio marito ed io siamo andati a passeggiare in giro per L’Aquila. Ricordo una città ipnotizzata: pensai ‘qui ci sono scosse tutti i giorni, eppure sono tutti tranquilli’. La gente confidava nella teoria fasulla dello ‘scarico di energia’. 
Ilaria aveva paura, ma al tempo stesso era immersa in un clima di rassicurazione. Mi disse che bisognava imparare a convivere con quella situazione, sottolineando che si sarebbe impegnata per finire il prima possibile gli studi e andare via dall’Aquila. Eppure, se avesse avuto anche un minimo dubbio sul rischio che si stava correndo, Ilaria avrebbe certamente lasciato subito la città”. 

Chiamò anche suo padre, Ilaria. La sera del 5 aprile, dopo l’una della notte, in seguito ad un’altra scossa.
“Gli disse di andare a riprenderla la mattina successiva. Era perfino uscita di casa intorno alle 23,30: solo che pioviccicava ed era freddo. Per questo rientrò. Chiese al suo fidanzato di restare con lei, nel caso in cui fosse successo qualcosa nella notte. Morì anche lui. Era un ragazzo di Isola del Gran Sasso“.
“Quella notte Ilaria si mise al letto con la tuta, come le avevo chiesto di fare. Era cosciente della situazione, ma era anche ormai convinta che avrebbero dovuto abituarsi alla situazione. Ne parlammo, tra l’altro, quella stessa domenica mattina. Io ero molto in ansia, lei mi ricordò che gli esperti avevano ribadito l’assenza di pericolo”. Più di quindici anni dopo Ilaria Rambaldi è stata riconosciuta colpevole di essere morta. 

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