Territorio

Molina Aterno, poesie fra i vicoli: un percorso nel centro storico per fare memoria e comunità

A spasso fra i versi, lungo i vicoli di Molina Aterno. I paesi della Valle Subequana raccontati attraverso le poesie degli autori locali.

A spasso fra i versi delle poesie, lungo i vicoli di Molina Aterno: lì dove anche i silenzi parlano e dove le parole degli emigrati rivivono.

Vicoli InVersi” è l’iniziativa, partita dal comune subequano ma che punta ad estendersi agli altri della vallata, che vuole raccontare il territorio attraverso la penna di chi li vive e di chi li ha vissuti.

Un percorso all’interno del centro storico, nato con l’obiettivo di far rivivere memorie lontane e condividere il proprio senso di appartenenza e comunità: “Vogliamo far sì che chiunque arrivi a Molina Aterno conosca la storia e le bellezze di tutta la Valle Subequana”, commenta il sindaco Luigi Fasciani.

luigi fasciani, molina aterno

“Muline è ‘nu paese/cuscì bijeje,/ch’addodungue te vuote/pe’ le cunrade/vide ridere/uejune pescjutjeje;/ e ji chefune gruuosse,/pe la strade,/parlene de coppe, de morre/ e de ‘utjieje”.

A descrivere Molina Aterno è Ugo Fasciani, poeta molinese, che come in una fotografia descrive “lu paese mi’“: un paese in cui risuonano le risate dei bambini, le discussioni dei contadini sulla campagna. In cui “Le femmene che le conghe ‘ngoccje” parlano per la via della Fonte .

molina aterno, ugo fasciani

E, sempre sulla scia dell’acqua, motivo conduttore della vita molinese, Elisabetta Antonangeli descrive “Il Vecchio mulino“.

Tace il mulino sotto la collina/un tempo alimentato dal laghetto/che un garrulo ruscello, con costanza/riempiva d’acqua chiara, fresca e pura”

molina aterno, poesia elisabetta antonangeli

Castelvecchio Subequo e le sue “ruelle” (stradine) rivivono nei versi di Gianni Ferroni.

Tante so le ruelle deje pajiàise maije, strette o larghe/longhe o corte, zèppe de recuorde. Pàrlene, raccontene./A moije fanne a vote ride a vote piagne; quande ce passe tocche jé spigule delle chése che parlene da sole.

castelvecchio subequo, poesia,

Perdendosi fra le strette vie del paese antico, ci si auspica di tornare insieme, come scrive Clara Di Stefano, poetessa di Roccapreturo di Acciano,

“nella mia angusta valle/di mandorli gemmata murata/di crinali brulli e lucidi querceti/Dove a fatica s’incunea il nastro/sfatto dell’Aterno”.

roccapreturo, poesia

Le bellezze del proprio paese restano intatte nella mente: è così che in versi si celebra il maestoso campanile che

a mo’ di guardiano/domina Goriano/con sguardo gentile… perchè di Sicoli i vicoli/sono della Natura grandi miracoli” (Marica Ferrini, Goriano Sicoli).

goriano sicoli, poesia

Il campanile ritorna anche nei versi di Sara Fasciani: si riferisce al campanile della chiesa di San Nicola a Molina Aterno.

Il campanile del mio paese, le tre campane a distesa danno al mio cuore l’allegrezza pura come alla fanciullezza; accorrevo felice al tuo richiamo, sembrava ripetessi “Andiamo, cantiamo tutti al Santo in attesa…”

molina aterno, poesia sara fasciani

Secinaro e il Sirente sono i protagonisti dei versi scritti da Evandro Ricci e collocati nella tabella sul Belvedere di Molina Aterno, con vista sulla montagna tanto cara agli emigrati.

Il Sirente di sempre maestoso svetta sulle faggete coi ricami di trine e merletti, e spande a valle di nume protettore la sua ombra. E io fedele torno a riprovare col cuore antico i dolci sentimenti di una lontana gente nel silenzio delle cose e del tempo, nel mistero del bosco sacro tempio di Silvano, là dove gli ebbri Satiri danzanti sprofondano dinanzi alla Madonna venuta a consolare umane piaghe”…

MOlina aterno, versi poesia

Sono i versi degli emigrati, però, di chi è andato via per cercare una vita migliore, nel secolo passato, a far stringere il cuore. 

Forse nen te peue scurdà, paisà/qui iurne quande sci parteite/chen quela ualescetta attaccata a nu spaghe/qui spaghe che tenoiua stritte/nu solde i quattre speranze/i qui toppe che t’acchiappoiua ‘nganne/a mane a mane che s’abbecenoiua la partenze” (Rita Pasquali, Castel Di Ieri).

castel di ieri, poesia

“Il sogno di un Gaglianese migrante per l’Africa”, di Maria Antonietta Di Felice, di Gagliano Aterno, è nostalgia pura: è emozione e commozione, è un passato che trasuda famiglia e calore e che però non si riesce ad afferrare. È nostalgia della propria terra che si sogna, di notte: con la speranza di “famm rivide’ Gajan”.

“La nott m t sonn, paes m/, m sonn ca stenche a rivin’/ma che n’arriv mai/anz, più camin e più m t’alluntan: ciert nott mi sonn che m trov’ alla svutata/vedi iu castiell, la fonta, iu campanil, ma quand par ch so’ arrivat a iu frianil/tutt ch’ na vota m scumpar”.

MOlina Aterno, poesia per gagliano aterno
gagliano aterno, poesia

“E’ stato un progetto profondamente sentito per dare due messaggi: quello di unità fra i paesi della Valle Subequana, e quello di identità territoriale” sottolinea il sindaco Fasciani. “Volevamo far scoprire le bellezze dei nostri paesi attraverso le scritture di poeti e artisti della valle, alcuni dei quali sono anche intervenuti nella lettura delle proprie opere. La nostra identità di paese passa attraverso l’identità dell’intera valle, che è un luogo vivo e pulsante: ma ha bisogno di interventi coordinati e strutturali da parte di tutti.”

“I silenzi dei nostri centri storici parlano, dicono da dove veniamo, dove stiamo andando. Con Molina InVersi abbiamo voluto dare un segnale ancora maggiore di unità del territorio che vive e si sta unendo attraverso l’Unione dei Comuni”. La giornata, scandita dalla lettura delle poesie e dagli interventi musicali di Mousike’ Ensemble, ha visto la partecipazione di tanti paesani e turisti originari della Valle Subequana, tornati in zona per trascorrere l’estate.

sirente lontano

Un evento che è un preludio alla prima presentazione, domenica prossima, di “Sirente Lontano“, libro a cura di Sergio Natalia, per Radici Edizioni, proprio al Belvedere di Molina Aterno. Un volume che mira a tracciare le Rotte migratorie nel 900 partite dalla Valle Subequana.

sirente lontano

Come si legge nella sinossi, “La storia dell’emigrazione subequana è sicuramente la più estesa, originale e singolare della regione Abruzzo. Il gran numero di partenze avvenute dai sette comuni presi in esame in questo volume (Acciano, Castel di Ieri, Castelvecchio Subequo, Gagliano Aterno, Goriano Sicoli, Molina Aterno e Secinaro) ha fatto sì che la popolazione passasse dagli oltre 13 mila abitanti del 1921 ai poco meno di 3 mila dell’ultima rilevazione datata 2023. Un calo demografico impressionante, che ha svuotato il territorio e ha comportato cambiamenti epocali nell’economia e nei rapporti sociali di un’area che si ritrova oggi a interrogarsi, forse più che in altre “aree interne”, sul proprio futuro e sulle iniziative che possono provare a invertire la rotta. Con la curatela di Sergio Natalia e il lodevole impegno di otto “penne” attive nei rispettivi comuni di competenza, continua con questo saggio la ricerca di Radici Edizioni – iniziata nel 2022 con Terre in viaggio, analogo lavoro dedicato alla Valle Roveto – sulle rotte migratorie che hanno interessato il territorio abruzzese nel corso del secolo scorso e che trovano nuovi approdi oggi con la cosiddetta emigrazione intellettuale”

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