Alzheimer, un nuovo esame del sangue individua la malattia nel 90% dei casi

Alzheimer, è stata pubblicata su Jama una ricerca svedese che ha sperimentato un esame mirato rivelatosi efficace nel 90% dei casi per individuare la patologia
Un esame del sangue mirato per individuare l’Alzheimer. Lo studio arriva dalla Svezia.
Alzheimer, è stata pubblicata su Jama in questi giorni una nuova ricerca svedese che ha sperimentato un esame mirato rivelatosi efficace nel 90% dei casi per individuare la patologia. Una novità importante nel contrasto al declino cognitivo causato dall’Alzheimer, se si pensa che gli specialisti utilizzano metodi standard, quali scansioni PET o prelievi spinali invasivi.
Domenica 28 luglio i risultati dello studio sono stati presentati nel corso della conferenza internazionale dell’Alzheimer’s Association a Philadelphia e rappresentano una nuova svolta sul fronte dei metodi praticabili per la diagnosi dell’Alzheimer: malattia che affligge circa 32 milioni di persone in tutto il mondo. Secondo gli esperti, questo tipo di risultati – se opportunamente sviluppato – potrebbe far sì che, un giorno, le persone possano sottoporsi a semplici esami del sangue per individuare un eventuale deterioramento cognitivo: un test che potrebbe essere quindi compreso nei controlli di assistenza primaria generalmente diffusi. Tuttavia, ad oggi, i professionisti consigliano fortemente di continuare a sottoporsi agli standard attuali, sia nella cure primarie che specialistiche.
I DETTAGLI
Non è la prima volta in cui si parla di analisi del sangue ed Alzheimer: negli ultimi anni sono stati sviluppati alcuni esami ematici per individuare la patologia. Vengono utilizzati, in particolare, per selezionare i partecipanti agli studi clinici. Tuttavia, gli esperti hanno già avuto modo di sottolineare come gli esami del sangue dovrebbero essere una delle fasi di un generale processo si screening e dovrebbero essere utilizzati solo nei casi di persone che manifestano perdita di memoria o altri sintomi di declino cognitivo.
“Inoltre se si rilevasse il morbo di Alzheimer in una persona senza deterioramento cognitivo, non ci sarebbero terapie da offrire”, ha affermato il dottor Oskar Hansson, professore di ricerca sulla memoria clinica presso l’Università di Lund in Svezia e autore senior dello studio, intervistato dal The New York Times.“L’Alzheimer può iniziare a svilupparsi circa 20 anni prima dei sintomi, ma a volte la demenza non si sviluppa o le persone muoiono prima per altre cause”.
Intanto la raccomandazione resta una. “Sosteniamo fermamente che i pazienti debbano continuare a sottoporsi agli standard di cura di oggi, sia nelle cure specialistiche che nelle cure primarie”, ha affermato Hansson. Sulla scia della recente approvazione dei farmaci Leqembi e Kisunla, che attaccano l’amiloide, gli esami del sangue possono anche aiutare a identificare i pazienti idonei a ricevere i farmaci: quelli in stadi lievi della malattia che hanno l’amiloide nel cervello. Per questi pazienti i medicinali possono rallentare modestamente il declino cognitivo, ma ci sono effetti avversi.