Cultura

Tutti i Santi giorni, 31 luglio: si commemora Sant’Ignazio di Loyola

La rubrica "Tutti i Santi giorni" del 31 luglio: Sant'Ignazio di Loyola.

La rubrica “Tutti i Santi giorni” del 31 luglio: Sant’Ignazio di Loyola.

Il 31 luglio si commemora Sant’Ignazio di Loyola. Il primo scritto che racconta la vita, la vocazione e la missione di Sant’Ignazio, è conosciuto come “Autobiografia”, ed è stato scritto di proprio pugno: nel testo Ignazio racconta la sua missione, presentandosi in terza persona e definendosi “pellegrino”; apparentemente è la descrizione di lunghi viaggi e aneddoti, ma in realtà è la descrizione di un pellegrinaggio spirituale ed interiore. Íñigo López de Loyola nacque il 24 dicembre del 1491 ad Azpeitia, nei Paesi Baschi. Destinato alla vita sacerdotale poiché figlio cadetto, la sua vera aspirazione era diventare cavaliere. Il padre lo mandò quindi in Castiglia, alla corte di don Juan Velazquez de Cuellar, ministro del re Ferdinando il Cattolico; alla morte del suo protettore, si trasferì alla corte di don Antonio Manrique, viceré di Navarra, e al suo seguito partecipò alla difesa del castello di Pamplona, assediato dai francesi. Qui, il 20 maggio del 1521, Ignazio fu ferito da una palla di cannone che lo rese zoppo per tutta la vita. La lunga convalescenza gli fornì l’occasione per leggere la Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine e la Vita di Cristo di Lodolfo Cartusiano, testi che influirono sulla sua personalità votata agli ideali cavallereschi, convincendolo che l’unico Signore che valeva davvero la pena di seguire era Gesù Cristo. Una volta ristabilitosi, decise di recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa e fece tappa al santuario di Montserrat, dove fece voto di castità e scambiò le sue ricche vesti con quelle di un mendicante. Bloccato in patria da una epidemia di peste, durante l’isolamento scrisse una serie di riflessioni che formarono, rielaborate, la base degli Esercizi Spirituali. Giunto in Terra Santa, Íñigo comprese di non avere sufficienti conoscenze teologiche per stabilirsi in quei luoghi, quindi fece ritorno in Europa, stabilendosi prima a Salamanca e poi a Parigi, per studiare la grammatica, la filosofia e la teologia. Nella capitale francese cambiò il suo nome in Ignazio, in omaggio al Santo di Antiochia di cui ammirava l’amore per Cristo e l’obbedienza alla Chiesa; qui conobbe quelli che sarebbero divenuti i suoi primi compagni con i quali, dopo aver fatto voto di povertà e castità, si recò dal Papa, per mettersi al suo servizio. Il 27 settembre 1540 papa Polo III approvò la Compagnia di Gesù, da subito animata da zelo missionario: i Preti Pellegrini, o Riformati, furono inviati in tutta Europa, poi in Asia e nel resto del mondo, portando ovunque il loro messaggio di povertà, carità e obbedienza assoluta alla volontà del Pontefice. Ignazio rimase a Roma a coordinare le attività della Compagnia e ad occuparsi dei poveri, degli orfani e degli ammalati, tanto da meritare l’appellativo di “apostolo di Roma”. Consumato da una cirrosi epatica, morì nella sua cella il 31 luglio del 1556; fu proclamato beato il 27 luglio 1609 da Papa Paolo V e santo il 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV. Il 23 luglio 1637 le spoglie di Sant’Ignazio furono collocate in un’urna di bronzo dorato, opera di Alessandro Algardi, nella Cappella a lui dedicata nella Chiesa del Gesù a Roma.

Per quanto riguarda l’iconografia del Santo, subito dopo la sua morte vennero diffuse varie immagini che lo raffigurano, anche se tutte le fonti più autorevoli sono concordi nell’affermare che Ignazio si era sempre negato a un ritratto. I suoi lineamenti sono riprodotti post mortem attraverso una maschera funeraria e in seguito, in derivazione o meno da questa, riproposti nelle rappresentazioni ufficiali. Interessante è lo scambio documentato di vari esemplari di dipinti tra i Padri generali a Roma e i provinciali delle Fiandre per giungere a definire l’immagine più veritiera o almeno quella considerata più somigliante da chi lo aveva conosciuto in vita. Tra gli attributi iconografici che lo caratterizzano bisogna ricordare gli abiti nobiliari, il cuore trafitto da spine, il trigramma con il Nome di Gesù – IHS -, il libro e il serpente.

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