Non abbiamo mai perso il coraggio, storie di emigrazione dalla Valle Subequana

Storie di emigrazione dalla Valle Subequana. Nel libro Sirente Lontano, i racconti di chi ha viaggiato anche un mese per raggiungere l’Australia, di chi ha perso la vita nelle miniere, di chi non ha mai perso il contatto con la propria terra. Con un fattore in comune: il coraggio.
Da 13mila a 3mila abitanti in 100 anni. Basterebbe questo dato per evidenziare la spirale di spopolamento nella quale è rimasta avvolta la Valle Subequana, non a caso etichettata come “la più interna delle aree interne d’Abruzzo”.
In un secolo, fra il 1921 e il 2023, la Valle Subequana ha perso 10mila abitanti. Un territorio nel quale le migrazioni monte – pianura erano già ben collaudate: pensiamo alla transumanza, evento ciclico che portava intere comunità a spostarsi dall’Abruzzo verso la Puglia e viceversa. Con l’entrata del XX secolo i viaggi si intensificano, andando a costituire delle vere e proprie migrazioni prima transoceaniche, con gli Stati Uniti e l’America protagonisti. E poi, negli anni ‘50, verso l’Europa. Destinazione: le miniere di Francia, Belgio, Germania, ma anche l’Australia. Viaggi anche di oltre un mese, fatti “di cielo e di mare”, e dell’attesa di una nuova vita.
“Non abbiamo mai perso il coraggio“. A raccontarmi quel viaggio, con gli occhi pieni di amore, è Agatina, classe 1939, ricordando la scelta di raggiungere suo marito Giuseppe Giancola in Australia – il quale, a sua volta, aveva cercato fortuna in quel Paese sulla scorta dell’esperienza di un suo compaesano. Il viaggio di Agatina era durato trenta giorni, di cui gli ultimi totalmente “di cielo e di mare”, in nave, per raggiungere una nuova vita. E il coraggio non poteva mancare, così distanti da casa e dagli affetti.
Walter Boverini, invece, è stato un senatore del Massachussets. La storia della famiglia Boverini – Francia, emigrata da Molina Aterno e da Raiano, è la rappresentazione del classico “american dream“, fatta di emigrazione, integrazione, successo. Una vita, quella del Senatore Boverini, dedicata allo studio, all’istruzione e all’educazione dei ragazzi, attraverso lo sport e i valori veicolati dalle attività sportive, in particolar modo dal basket. Ma al tempo stesso, per tutta la sua vita Walter J. Boverini non ha mai dimenticato le sue radici, tanto da recarsi, nel luglio 2001, a Raiano alla ricerca della casa natale del padre.
Sono solo due dei protagonisti delle storie di emigrazione raccontate all’interno del volume Sirente Lontano, il libro di Radici Edizioni, a cura di Sergio Natalia, che analizza, attraverso non solo i dati demografici ma soprattutto i racconti, le rotte migratorie dalla Valle Subequana nel ‘900. Un tuffo indietro nel tempo per capire come lo spopolamento, tema tanto attuale oggi, abbia radici antiche e quanto queste radici siano preziose anche per il futuro.
I saggi sono divisi per località – ognuno un paese della Subequana – e sono stati prodotti ognuno da un autore locale: giornalisti, storici, appassionati hanno impegnato il loro tempo, le loro energie in attività di ricerca soprattutto per raccogliere i racconti di chi è emigrato e le tracce che tuttora restano.
Protagonisti di questo libro sono gli emigrati, le loro storie di difficoltà, di coraggio, raccontate dagli autori dei saggi: Antonello Barbati (Secinaro), Giuseppe Cera (Castelvecchio Subequo), Federico Cifani (Goriano Sicoli), Maurilio Di Giangregorio (Castel di Ieri), Eleonora Falci (Molina Aterno), Valerio Munzi (Acciano) e Antonio Secondo (Gagliano Aterno). Un focus particolare è dedicato alla nuova emigrazione intellettuale, con interviste a giovani migranti del nuovo secolo a cura di Massimo Santilli.
Quelle che emergono sono storie dure ma al tempo stesso bellissime. Agatina, Boverini. Ma anche il famoso “Gigante di Acciano”: prima la Francia, poi la Russia, “il giovane gigante italiano senza pari per statura in tutta Europa” si esibisce ovunque con dimostrazioni di forza, per poi tornare nel 1851 nel paese natio, dopo aver fatto fortuna.
In Svizzera i lavoratori stagionali italiani, racconta un autore, venivano chiamati “Rondini del Gottardo”. Tutti ricordano, anche grazie a un bellissimo documentario del regista Citto Maselli, gli ombrellai di Secinaro, davanti ai palazzoni di Roma ad aggiustare gli ombrelli.
E ancora: meta dei subequani anche il triangolo industriale fra Milano e Torino, o, restando in Abruzzo, alla Magneti Marelli di Sulmona. I motori, per inciso, hanno sempre attratto l’emigrazione, anche subequana: tanti compaesani di Gagliano Aterno si sono ritrovati a Detroit, negli stabilimenti della General Motors.
Ad arricchire i racconti, anche fotografie preziosissime: gli emigrati in posa davanti alle automobili acquistate grazie al frutto del loro lavoro, i documenti che testimoniano la donazione di fondi per i santuari locali, come i lampadari per la Madonna di Pietrabona, opera degli emigrati americani che mai smettevano di pensare alla loro terra, anche all’estero.
Storie raccontate con gli occhi ancora sognanti di chi ricorda una sua vita precedente, o narrate dai loro figli e nipoti che magari, in un italiano stentato ma ricco di parole in dialetto, non hanno mai perso il contatto con la propria terra d’origine. E il coraggio. Quello mai.
(In copertina, il matrimonio negli anni 30 dei coniugi Giancola a Patterson, New Jersey, inviata ai parenti rimasti a Molina Aterno)