Abruzzesi nel mondo

Le imprese eccellenti abruzzesi in Sudafrica, il pioniere Carmine Angelucci

Carmine Angelucci: l'imprenditore abruzzese e la sua epopea in Sudafrica.

Tra le intraprese più incredibili degli imprenditori d’origine abruzzese nel mondo, non v’è dubbio che quelle in Sudafrica risultano tra le più eclatanti, con storie segnate da sacrifici, ma poi dal più autentico e talentuoso spirito d’impresa. Quando si dice italiano si pensa subito alla tenacia ed adattamento in tanti contesti culturali, sociali ed economici, non solo nei Paesi europei e della nostra “Diaspora”, con il massiccio esodo prima in Sud America poi nel Nord (Stati Uniti e Canada) per non parlare dei pionieri nella terra d’Oceania.

Tante storie di successi, ma anche di dolorosi fallimenti, in gran parte note, rispetto a quelle di Paesi altrettanto lontani, ma che hanno visto un’emigrazione italiana più selettiva come il Sudafrica, dove ad oggi risiedono meno di centomila di nostri oriundi. Ebbene, anche in quel contesto geo-politico tanto complesso, più legato per storia alla supremazia anglosassone, con decenni di segregazione razziale della maggioranza nera rispetto alle minoranze bianche. Questa superata solo con la vittoria dell’ANC (African National Congress), con il leader libero Nelson Mandela, (proclamato poi nel 1993 Premio Nobel per la Pace, con il Premier De Klerk), con gli emigranti abruzzesi divenuti lì protagonisti. Quindi non solo con l’influente avvocato Maurizio Mariano, (nato li nel 1964) da genitori abruzzesi, ma altresì da altri arrivati dall’intera nostra Regione. È il caso di Carmine Angelucci, nato a Castel Frentano (CH) nel 1943 e giunto a Joannesburg, a metà degli anni ’60. Una vera e propria epopea, che Carmine ha raccontato più volte, anche ai microfoni della Rai e dei giornali italiani, come un pioniere ancora attivo ed indomito, da vero e proprio cacciatore provetto, ma amante anche di uno sport antico come quello delle bocce, in ricordo della sua terra natia. Un attaccamento a quest’ultima, che C. Angelucci rinnova ogni anno, ritornando nel suo piccolo borgo, fiero delle sue origini, che lo hanno portato ad essere nominato Cavaliere nel 2004, dal Presidente Carlo A. Ciampi, nonché autorevole membro del Comites e dello stesso Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo (CRAM), che dovrebbe ospitare anche nel suo Sudafrica. Un importante riconoscimento del grande esempio rappresentato dal lavoro di tanti emigranti, oggi in gran parte imprenditori affermati, come Carmine, che ricorda come “abbia elettrificato gran parte di quel grande Paese”, ed anche quelli confinanti come lo Zambia. Cosi come le altre famiglie abruzzesi di imprese leader in tanti campi, come i Martini o i Valente.

In assoluto però la carriera di Carmine Angelucci è risultata la più strabiliante, passando prima per l’emigrazione in Australia, per poter arrivare con la sua società elettrica, in un nuovo Paese: il Sudafrica. Li un’ascesa irresistibile, nominato “Branch Manager”, nel 1979, anche in Zimbabwe, con la sua società e nuove commesse, che lo nominò “Construction Manager”, fino all’apertura nel 1982 della sua impresa “Melees Electrical”, che ha elettrificato ben 12 mila km di linee elettriche, modernizzando anche le aree rurali di quel grande Paese. Un’attività di grande successo, che nel 2019 è stata ceduta da Angelucci:” perché non volevo adattarmi alle nuove direttive di governo, che impongono una compartecipazione di partners locali. Ho comunque continuato a svolgere attività di consulenza per ditte specializzate nel mio campo”. Negli ultimi anni però non si sono garantite le essenziali manutenzioni delle infrastrutture che sono in deperimento. Una vita piena di soddisfazioni, anche con la propria consorte Concetta, sempre di Castel Frentano, che gli ha dato due figli: Max e Walter, con i nipoti, che già si vanno affermando nella dinamica società sudafricana. Qui pur con un quadro politico, sempre “ad alta tensione”, che ora vede l’A.N.C. non più partito egemone nel governo dell’inquieto Paese, aderente al Brics, ma con la sua economia aperta, senza però dimenticare le proprie origini teatine. Così anche per i fratelli Valente, altri straordinari imprenditori, affermatisi in Sudafrica, si deve raccontare una storia di iniziali difficoltà ad inserirsi nell’allora Paese dell’Apartheid, in cui gli italiani erano tra l’altro considerati dei bianchi “Figli di un Dio Minore”, rispetto ai discendenti dei boeri olandesi o dei coloni inglesi.

La famiglia Valente, come quella dei Martini, sono diventate leader nella costruzione di reti civili, collegando un Paese immenso, oltre le grandi metropoli come Joannesburg o Città del Capo, con lo spirito di autentici pionieri, provenienti dalle “Aree Interne” del nostro Appennino abruzzese, dall’Altopiano delle Rocche. La sfida presente e sempre più proiettata nel futuro prossimo, sarà quella di mantenere i contatti non solo affettivi, con le nuove generazioni, che sono nate e cresciute lontane dalle origini dei propri avi, che però vanno motivate ed inserite in un più avanzato circuito di relazioni, scambi e nuove opportunità di presenze, non solo turistiche, ma anche imprenditoriali. In particolare fa ben sperare, l’impegno anche con le ultime generazioni di abruzzesi in Africa, come Najeeba Di Loreto, che è stata eletta rappresentante dei nostri giovani in quel Grande Contintente, come emblema di multiculturalismo, con il papà abruzzese e la madre indiana.

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