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Tutti i Santi giorni, 11 agosto: si ricorda Santa Chiara

La rubrica "Tutti i Santi giorni" dell'11 agosto: Santa Chiara.

La rubrica “Tutti i Santi giorni” dell’11 agosto: Santa Chiara.

L’11 agosto ricorre la memoria di Santa Chiara. Santa Chiara, al secolo Chiara Scifi, nacque ad Assisi intorno al 1193 da Favarone di Offreduccio degli Scifi e da Ortolana Fiumi. Appartenente a un’alta classe sociale, fu esemplare nel portare avanti le sue scelte radicali che la portarono a sottrarsi al matrimonio combinato dalla famiglia, per seguire il desiderio di dedicare la vita a Dio. Stando alle testimonianze raccolte nel processo di canonizzazione, nella notte successiva alla Domenica delle Palme – la data è incerta tra il 28 marzo 1211 e il 18 marzo 1212 – Chiara appena diciassettenne, fuggì da una porta secondaria della casa paterna, situata nei pressi del Duomo, per raggiungere Francesco d’Assisi e i primi frati minori nella piccola Chiesa di Santa Maria della Porziuncola. Per sottolineare la sua condizione di penitente, Francesco le tagliò i capelli, le diede una tunica e la fece entrare prima nel monastero benedettino di San Paolo delle Abbadesse, presso Bastia, per poi cercarle ricovero presso un altro ritiro alle pendici del monte Subasio: Sant’Angelo di Panzo. Qui, scampata alle ire familiari, viene raggiunta dalla sorella Agnese. Dopo poco Suor Chiara si trasferì nel piccolo fabbricato annesso alla chiesa di San Damiano, appena restaurata da Francesco e sotto le dipendenze del vescovo Guido. In questo luogo in breve fu raggiunta dall’altra sorella Beatrice e dalla madre Ortolana, oltre che da gruppi di ragazze e donne. Affascinata dall’esempio di Francesco, Chiara le riunì una famiglia di claustrali povere, immerse nella preghiera, chiamate popolarmente “Damianite” e da Francesco “Povere Dame”, e poi per sempre note come “Clarisse”. La prima Regola fu fornita proprio dal Santo di Assisi ed era fondata appunto sulla povertà, cosa che differenziava il nuovo Ordine da quello benedettino, e che fu confermato prima da papa Gregorio IX e poi da Innocenzo IV, con solenne bolla del 1253, presentata a Chiara pochi giorni prima della morte. La sua figura storica è tratteggiata in una Leggenda scritta da Tommaso da Celano che ne narra la vita scandita dal silenzio, dalla preghiera, dalla ricerca continua della povertà. Morì a San Damiano, fuori le mura di Assisi, l’11 agosto del 1253; dopo soli due anni, Papa Alessandro IV la proclamò Santa ad Anagni (15 agosto 1255). Molte sono le leggende sorte attorno alla sua figura: in una si narra che, molto malata, nella notte di Natale del 1252, venne lasciata sola dalle consorelle per la veglia notturna, ma uno straordinario miracolo le consentì di “vedere” la Messa che si celebrava nella Basilica di San Francesco in Assisi; per questo Santa Chiara fu proclamata patrona della televisione e delle telecomunicazioni dal papa Pio XII nel 1958. Un altro racconto vuole che nel 1240 si mostrò all’uscio di San Damiano con in mano l’ostensorio, mettendo in fuga le truppe saracene, inviate da Federico II di Svevia, pronte ad attaccare Assisi: dal 1624, in ricordo di questo episodio, il 22 giugno di ogni anno si celebra in città la Festa del Voto, durante la quale le autorità civili e religiose si recano nel monastero, offrendo dei ceri come ringraziamento per l’intervento della Santa.

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Dal punto di vista delle immagini, contrariamente a quanto accadde per San Francesco, le più antiche raffigurazioni di Chiara sono di molto successive alla morte e mostrano già consolidata quell’iconografia che senza grandi variazioni si ripeté nei secoli successivi. La Santa viene rappresentata solitamente in età giovanile, con il saio nero e marrone dell’ordine, scalza o con dei sandali; la tonaca è raccolta in vita da un cordone con tre nodi, simbolo dei tre voti di povertà, umiltà e penitenza. Indossa un velo nero, talvolta bianco in riferimento alla sua verginità. Oltre all’ostensorio, la cui diffusione è comunque tarda e ricorda la fuga dei Saraceni, gli attributi che caratterizzano la figura della Santa sono il giglio, simbolo di purezza, un ramoscello di olivo, il libro della Regola, la Croce, di cui si definiva figlia, oppure una lanterna, a indicare il nome Chiara, luminosa. La prima testimonianza figurativa si riscontra nel crocifisso che sormonta l’altare maggiore della basilica a lei intitolata, dove è rappresentata ai piedi di Cristo insieme alla badessa Benedetta, che morì nel 1260, e di cui si riporta in foto il particolare. Del ventennio successivo è il dossale conservato nel transetto destro della stessa chiesa, in cui, seppur nella resa convenzionale delle figure, non si può escludere un certo intento ritrattistico: Santa Chiara, raffigurata in veste di badessa benedettina, indossa una tonaca grigia con mantello agganciato e sfoggia la croce potenziata, simbolo di autorità. Il giglio e l’abito monacale con soggolo caratterizzano invece le figure a fresco di Giotto, Simone Martini e Pietro da Rimini e che danno vita a un modello rappresentativo e che, con poche varianti, perdurò per tutto il XIV secolo.

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