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Claudio Mazzaufo, tre Olimpiadi e l’Abruzzo nel cuore: diario di un Iseffino alla guida dell’Italia dei salti

Pechino, Tokyo, Parigi: tre Olimpiadi per il tecnico abruzzese Claudio Mazzaufo che al Capoluogo racconta i suoi giochi olimpici. L'umiltà di Furlani e Sottile, il dolore condiviso di Tamberi. Ma anche lo stato dell'atletica in Abruzzo e il suo futuro.

Claudio Mazzaufo: tre Olimpiadi in pista per preparare i “suoi ragazzi”, quelli dell’Italia dei salti. L’ abruzzese è infatti responsabile tecnico dei salti azzurri.

Quelli che hanno portato a casa splendide medaglie, come quella nel salto in lungo di Mattia Furlani o nel triplo di Andy Diaz Hernandez, e altrettanti splendidi quarti posti, come quello di Stefano Sottile nel salto in alto o Larissa Iapichino nel lungo. Anche se questi ultimi con l’amaro in bocca, perchè a un passo dal podio. E poi, Gimbo Tamberi e la sua sofferenza, condivisa e malinconica.

I suoi ragazzi Claudio Mazzaufo, tecnico abruzzese (giuliese – teramano, a voler essere precisi) li conosce e ne parla come se fossero suoi figli. Lo intercettiamo appena atterrato da Parigi, mentre sta tornando a Giulianova “per riposarmi e divertirmi davvero, con la mia nipotina, al mare”. E seppure siamo al telefono, la sua forza, la sua determinazione e perchè no, anche la cocciutaggine, tipica degli abruzzesi, emergono limpide. Sono quelle di un uomo di sport, che ama far crescere i ragazzi e aiutarli a dare il meglio di loro.

Per mettere in fila le emozioni c’è tempo, ma per Claudio Mazzaufo il momento più emozionante “è senza dubbio quello delle medaglie. Quando vedi Mattia (Furlani) che a soli 19 anni diventa vicecampione europeo e mondiale e alle prime Olimpiadi conquista un bronzo… non ce n’è per nessuno. Però un altro momento che mi ha emozionato molto è stato quando Gimbo (Tamberi) è sceso in pedana. Prima di entrare lui saluta sempre tutti, dà la carica, un vero leader. Quella sera ho incrociato il suo sguardo e si vedeva che soffriva. Poteva non presentarsi, nelle condizioni fisiche in cui era: invece ha deciso di farlo, per difendere il titolo olimpico e onorarlo. Non è da tutti: lui è l’emblema della forza mentale e questo mi ha emozionato molto”.

E il momento più deludente?

“Il Presidente Mattarella vuole premiare anche gli atleti che hanno raggiunto il 4′ posto, e questo sicuramente è un segnale positivo per tutti i ragazzi che vogliono fare sport e che si impegnano anni e anni per questi appuntamenti. Però inevitabilmente il quarto posto delude, soprattutto quando, per una serie di coincidenze o situazioni, quel 4′ posto poteva essere benissimo una medaglia  di bronzo”.
Il riferimento è a Stefano Sottile, altista: 2,34, record personale, saltato al primo tentativo, nella gara in cui tutte le attenzioni dei media erano per Tamberi. “Stefano ha tirato fuori una misura straordinaria e solo per una serie di circostanze e fattori che non si sono allineati non è salito sul podio. Lo meritava, anche perché fare il proprio personale alle Olimpiadi è davvero notevole. Al tempo stesso, si è consacrato per quello che è : un bravissimo atleta, che può dare continuità all’Italia nel salto in alto, anche dopo Tamberi”.

Quarti posti a parte, il movimento dell’Atletica italiana cresce tanto.

“Cresce da almeno cinque, sei anni. Nel placing table (ovvero la classifica a punti per nazioni, a seconda dei piazzamenti) siamo saliti dal 12′ posto di Tokyo al 6′ di Parigi. A Parigi abbiamo avuto 17 finalisti, a Tokyo 10: e ci sono state discipline in cui addirittura di atleti ne abbiamo messi due, in finale. Certo, siamo primi per quarti posti… e quindi devi cercare di essere competitivo in tutte le discipline”.

Mattia Furlani e Stefano Sottile: non sono due sorprese, per chi mastica di atletica.

“No, affatto. E dirò di più: sono due ragazzi d’oro. Mattia è dolcissimo. È un ragazzo d’oro, come Sottile. Sono sereni, tranquilli, non si fanno contaminare dalle critiche. Sono semplici ed umili. Quando te li ritrovi a mensa dopo una medaglia olimpica o dopo una prestazione notevole, e sono gli stessi della mattina, che giocano e scherzano, capisci che la testa e la tranquillità sono fondamentali per essere atleti di ottimo livello. Mattia è un ragazzo come tanti: quest’anno ha preso la patente, ha fatto la maturità. Ha talento per saltare tanto, ha 8.50 nelle gambe e peraltro è ben seguito dalla madre, Kathy Sec (velocista).”

Abbiamo parlato degli atleti: ma come si è preparato Claudio Mazzaufo per la sua terza Olimpiade?

“Riposandomi, con mia nipote Rebecca, al mare. Il riposo e il relax sono importanti quanto l’allenamento, fanno parte dello scarico. Abbiamo avuto i Mondiali, gli Europei, i campionati Italiani, e ora le Olimpiadi. È stato un periodo molto intenso: alla fine di questi grandi eventi perdo sempre 4 -5 chili! Ma devi trasmettere serenità e tranquillità agli atleti e puoi farlo solo se tu stesso sei sereno e tranquillo”.

Los Angeles sarà la 4′ Olimpiade per Claudio Mazzaufo?

” Non dipende da me. Il mandato termina il 31 dicembre 2024 e poi si procederà al rinnovo o alla nomina di altri tecnici. Alla mia età, non sto lì a smaniare per apparire. Ma se me lo chiedono, di certo non mi girerò dall’altra parte. Intanto, abbiamo ancora tanti appuntamenti: il Golden Gala a Roma a fine agosto sarà il primo. Ora è tempo di relax”.

L’Abruzzo sempre nel cuore. E così anche L’Aquila

“Io sono, come l’amico Antonello Passacantando, un Iseffino aquilano, come amiamo definirci fra di noi. A inizio settembre torno a Scienze Motorie per gli esami. L’Aquila ce l’ho nel cuore, torno spessissimo per eventi sportivi ed educativi, oltre che per gli esami e le lezioni. Come pure porto sempre con me l’amore per Giulianova, Teramo e tutto l’Abruzzo. L’atletica in Abruzzo può contare su tante buone società e su tanti ottimi tecnici. C’è un numero molto elevato di buoni tecnici rispetto al nazionale, e questo può solo aiutare a far emergere nuovi talenti. E le strutture stanno migliorando: a breve riaprirà il campo scuola a Teramo, è stato rifatto il manto erboso, si è investito sulle attrezzature. In autunno l’inaugurazione”.

Le Olimpiadi in una parola

Utopistiche. È purq utopia quella che si respira nel Villaggio Olimpico e sulla pista. Vedi in cinque chilometri, letteralmente, il mondo. Per venti giorni sono tutti insieme, fianco a fianco, in pace, serenità, anche popoli in guerra. Palestina, Israele, Iran, Usa, Corea del Nord e del Sud… tutti insieme, fianco a fianco: ognuno con le sue diversità e caratteristiche, ma tutti uniti dallo spirito olimpico”.

E la squadra di salti?

“Bella tosta. Sono ragazzi giovani, in fermento: una squadra che sa farsi rispettare e che ci darà grandissime soddisfazioni”

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