Perdonanza celestiniana

Chiusura Porta Santa Perdonanza, l’omelia dell’Arcivescovo Antonio D’Angelo

Chiusura Porta Santa 730' Perdonanza Celestiniana, l'omelia dell'arcivescovo Antonio D'angelo durante la Santa Messa.

Con la chiusura della Porta Santa, preceduta dalla Messa Solenne officiata da Monsignor Antonio D’Angelo, il nuovo Arcivescovo dell’Aquila, si chiude la 730′ Perdonanza Celestiniana.

“Grazie. Un termine poco utilizzato ma importante da riscoprire dandogli il giusto valore. Infatti, dire grazie innanzitutto è riconoscere il valore dell’opera compiuta, poi vuol dire anche riconoscere il bene ottenuto dalle attività realizzate”. Sono le parole di Mons. Antonio D’Angelo con cui ha ringraziato il suo predecessore, il cardinale Giuseppe Petrocchi, durante la cerimonia per l’apertura della Porta Santa.

L’omelia integrale

“Il brano del Vangelo – ha spiegato Mons. Antonio D’Angelo nell’omelia della Santa Messa di chiusura della Porta Santa – ci presenta l’episodio del martirio di San Giovanni Battista. E’ significativa l’espressione di San Giovanni: “Non ti è lecito”. Questa espressione richiama alla giustizia, alla verità della vita e delle scelte che si devono fare. Non si può fare come si vuole, c’è un codice interiore che regolamenta la vita. Infatti, Erode, nonostante la pressione di Erodiade che voleva la morte di San Giovanni, non cede, perché ritiene il Precursore “uomo giusto”. Il rimprovero del Battista gli creava turbamento, quindi sapeva che la sua scelta era sbagliata ma non era capace di risolverla, di prendere posizione e nello stesso tempo vive un combattimento interiore, avverte forte quella voce di rimprovero nel suo profondo.
La sua posizione si aggrava quando la figlia di Erodiade danza, e lui, davanti a tutti, fa una promessa: “chiedimi qualsiasi cosa”. Questo suo impegno lo imprigiona, gli mette un legaccio, infatti alla richiesta della ragazza pur rimanendoci male non è capace di dire no, a causa del giuramento fatto davanti ai commensali. Se avesse mancato al giuramento fatto avrebbe compromesso se stesso, avrebbe fatto una brutta figura. Qui possiamo constatare che le sue convinzioni di giustizia verità erano deboli, non radicate nel profondo. Ciò rivela l’ambiguità che abita il cuore dell’uomo. Al contrario, San Giovanni Battista rimane fedele alla verità fino alla morte.
La celebrazione della Perdonanza che si ripete ogni anno, deve aiutarci proprio in questo, vincere la nostra ambiguità, rafforzare le scelte e i valori che portiamo dentro. L’incontro con la Misericordia rigenera e genera la coscienza di ogni persona, accogliendo l’invito di San Paolo ai Corinzi: “lasciatevi riconciliare con Dio”. Riconciliare è proprio mettere insieme, ricomporre o comporre una nuova realtà, perché si costruisca una vera sintonia tra le diverse dimensioni della persona umana e la vita relazionale.
San Celestino V ci dona questa testimonianza di equilibrio, di sintonia. Ciò lo possiamo cogliere dalla sua capacità di interpretare bene i vari momenti della vita, non senza difficoltà, ma sotto la luce di Dio, attingendo proprio dalla sua ricchezza interiore maturata nel tempo mediante l’ascolto della Parola e l’esperienza della Misericordia.

A volte la fatica ad essere coerente è determinata da fragili o inconsistenti fondamenta che non permettono di tenere fede agli impegni assunti. Bisogna sottolineare che la coerenza più difficile riguarda i valori che segnano la vita personale, quei valori che rendono nobile la persona. Essere veri e leali con se stessi è il principio attorno al quale ruota la grandezza di un uomo, dinamiche non immediatamente visibili agli altri. La vera nobiltà dell’uomo risiede nella sua intimità più profonda, sacrario nel quale si origina ogni sua scelta. Proprio in questo sacrario si costruisce la sua statura, luogo dove avviene l’incontro con la Misericordia, il perdono di Dio che tocca le corde più profonde della sua esistenza, non solo per guarire ma per generare il vero volto dell’essere umano.
Nella celebrazione odierna abbiamo due testimonianze: San Giovanni Battista e San Celestino V. Uomini che hanno saputo tenere la loro posizione nei momenti cruciali della loro vita rimanendo fedeli a se stessi. Se oggi siamo qui a venerarli, a raccogliere la loro eredità umana e cristiana, non è per un semplice cerimoniale ma, per fede, crediamo che quanto da loro donatoci è vero anche per noi.

Quindi raccogliamo l’invito di San Paolo “lasciamoci riconciliare con Dio”! Lasciamo che l’Amore di Dio tocchi la nostra vita per scoprire, consolidare e sperimentare in pieno la bellezza della vita che ci è stata donata. L’esistenza ci è stata donata, quindi lasciamoci accompagnare da Colui che ci ha fatto questo dono, nello spirito di umiltà e obbedienza.
Siamo prossimi all’inizio del Giubileo, ci stiamo preparando celebrando “l’Anno della Preghiera e del Perdono”, due coordinate fondamentali per il cammino della vita. La fede non è un optional nel corso dell’esistenza ma fuoco che illumina gli eventi della vita per fa entrare nell’eternità, non come tempo, ma come pienezza di vita in comunione con Dio. I nostri due Santi protettori l’hanno capito molto bene, per questo sono stati capaci di sacrificare tutto per rimanere fedeli alla Verità. Non lasciamoci rubare la vita da lucciole che non hanno consistenza, ma lasciamoci illuminare dal sole di Cristo, “via , verità e vita”.
Sia il Vangelo della Misericordia a sostenere i passi della nostra vita per aprirci alla Speranza di una vita nuova”.

La Santa Messa e la chiusura della Porta Santa

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