La rubrica “Tutti i Santi giorni” del 2 settembre: Sant’Elpidio.
Il 2 settembre si ricorda Sant’Elpidio. Le notizie sulla vita di Elpidio sono molto scarse. Il ritrovamento nel 1955 di un leggendario dell’XI – XII secolo presso la Biblioteca Capitolare di Spoleto, non ha contribuito a chiarirne la figura poiché nel testo si arricchisce l’agiografia del Santo con ulteriori elementi favolistici. Per quanto riguarda le fonti, Petrus de Natalibus scrisse che Elpidio era originario della Cappadocia, regione dell’Anatolia; Palladio di Galazia nella Storia Lausiaca narrò che il Santo visse per lunghi anni come anacoreta in una grotta nei pressi della città di Gerico. Giunto in Italia, nei territori dell’odierna provincia di Fermo, predicò il messaggio evangelico coadiuvato dai discepoli Ennesio ed Eustasio. Alcuni studiosi ritengono tuttavia che Sant’Elpidio fosse originario del Piceno e lì vi abbia trascorso la vita seguendo una regola eremitica propria, influenzata dalle esperienze ascetiche dei Padri del deserto. Tuttavia, le sue virtù cristiane e l’attività di apostolato tra il popolo lo imposero alla devozione dell’intera regione picena. Le sue reliquie sono conservate nella chiesa che da lui prende il nome a Sant’Elpidio a Mare, all’interno di un sarcofago romano di marmo pario del IV secolo, accanto a quelle dei suoi discepoli. Dal punto di vista delle immagini, degno di nota è il polittico commissionato intorno al 1424 al pittore Giacomo di Nicola da Recanati per la Chiesa Collegiata di Sant’Elpidio abate a Sant’Elpidio a Mare. Gli otto pannelli superstiti, oggi a Parigi nel Musée des Arts Décoratifs, raffiguravano gli episodi della vita di Sant’Elpidio ricavati da una Vita che sembra far riferimento più a un santo cavaliere che a un abate o eremita. Nella prima tavola viene rappresentato Sant’Elpidio che predica la fede cristiana davanti all’imperatore Antonio: durante l’incontro, il sovrano promette al santo di dargli in sposa la figlia se egli abiurerà. Nella seconda scena l’imperatore, convertito, fa distruggere gli idoli. Nella terza Elpidio prega affinché giunga un prete per battezzare Antonio: la sua preghiera è esaudita, il prete Doroteo arriva scortato dagli angeli e viene accolto dal Santo. Nella quarta tavola l’imperatore e il suo conte Prisciano ricevono il battesimo da Doroteo, sotto lo sguardo di Elpidio. Nella quinta scena, morto Antonio e saccheggiato dai saraceni il suo paese, il Santo, si trasferisce sull’isola dove regna l’imperatore Aureliano e predica davanti a lui, ma il sovrano ordina di gettare Elpidio in prigione, dove viene raffigurato nella sesta scena. La settima tavoletta va letta da destra verso sinistra: il Santo viene liberato dagli angeli, che danno fuoco al carcere in cui era rinchiuso; l’imperatore, stupefatto, si converte e viene battezzato dallo stesso Doroteo. Il ciclo si chiude con Elpidio che, inginocchiato sulla riva del mare, viene invitato da un angelo ad imbarcarsi sulla nave che lo porterà al luogo in cui dovrà morire ed essere sepolto. Fu lo studioso Fabio Bisogni che nel 1973 ricostruì la storia di queste opere, riconoscendovi l’unica rappresentazione nota della leggenda di Sant’Elpidio confessore che una tradizione erudita locale trasformò più tardi, arbitrariamente, in un abate. Allo storico si deve anche la ricostruzione del complesso di cui le storie facevano parte: un dossale con episodi narrativi collocati simmetricamente e su due registri ai lati di un’immagine centrale, dipinta o scolpita, esemplato su modelli veneziani come ed esempio nelle Storie di Santa Lucia a Fermo di Jacobello del Fiore.
