Il percorso

Fotovoltaico e pale eoliche in Abruzzo, quattro mesi per scegliere le aree

La Regione deve individuare le aree per il boom di fotovoltaico e pale eoliche in Abruzzo. Aspettative e preoccupazioni dai territori

Fotovoltaico e pale eoliche in Abruzzo, il conto alla rovescia dice che mancano meno di quattro mesi. Si tratta del tempo rimasto a disposizione della Regione per individuare, sulla base del decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale il 2 luglio scorso, le aree dove sarà possibile installare impianti di produzione di energia rinnovabile: distese di pannelli solari e “parchi” di pale eoliche, quindi, ma anche altro, come la geotermia.

Entro il 2030 la nostra regione, dice il decreto, dovrà conseguire l’obiettivo di aumentare di circa due gigawatt (duemila megawatt, un quarantesimo della quota nazionale) la produzione di energia rinnovabile rispetto al 2020.

C’è preoccupazione tra gli amministratori e i cittadini: i parchi eolici, il fotovoltaico a perdita d’occhio, hanno un effetto profondo sull’identità e sulla bellezza del paesaggio. Sono in ballo molte richieste e numerose zone, provincia dell’Aquila compresa. Nel medio e nell’alto vastese si concentrano, tra i progetti per cui nei mesi scorsi è stata richiesta l’autorizzazione al Ministero dell’Ambiente e alla Regione, alcuni molto impattanti: è per questo che il dibattito è partito da questo territorio, ma le argomentazioni e problemi sono quelli che riguardano tutti. Nel vastese c’è il progetto “Abruzzo”, undici aerogeneratori in cinque comuni tra cui Cupello, per una potenza complessiva di 66 megawatt; quello di World Wind Energy e Gruppo Hope con 9 pale eoliche da 40,5 MW complessivi tra Scerni, Cupello, Atessa, Furci, Monteodorisio e Gissi; le 4 quattro pale proposte da Edison Rinnovabili sul Monte Sorbo, da 24 MW, a cui se ne aggiungono tre nel territorio di Liscia; un’altra richiesta in valle del Trigno. In generale i Comuni coinvolti sono numerosi: Cupello, Palmoli, Monteodorisio, Furci, Gissi, Casalinguida, Guilmi, Carpineto Sinello, Liscia, Roccaspinavelti, Lentella, Fresagrandinaria, Palmoli, Tufillo, Dogliola, Carunchio e San Buono. Proprio a San Buono a inizio luglio, quando il decreto è entrato in vigore, si sono riuniti i sindaci chiedendo una moratoria alla Regione: fermiamo i progetti fino alla scelta delle aree idonee, anche se l’obiettivo sostanziale è quello di salvaguardare l’area del vastese che  i sindaci ritengono già abbastanza gravata da impianti (Castiglione Messer Marino, Schiavi di Abruzzo, Roccaspinalveti, per dirne alcuni) che sebbene utili e necessari per la transizione ecologica hanno un notevole impatto paesaggistico e rischiano, è il timore, di pregiudicare le opportunità di rilancio attraverso il turismo. Fa eccezione il primo cittadino di Liscia, Antonio Di Santo, favorevole agli impianti, che, dice, costituiscono un’opportunità di nuove entrate.

In questi giorni si è riaccesa anche la polemica su impianti in mare, al largo di Punta Penna, di fronte a Vasto. L’Arap (Azienda regionale delle attività produttive) ha siglato con la società NP Francavilla Wind un protocollo d’intesa sul contestato parco eolico, contro il quale si sono già pronunciati in opposizione Comune e associazioni. L’assessore regionale Tiziana Magnacca è intervenuta per dire che il progetto non è stato autorizzato, quindi il protocollo di fatto non vale.

Perché ora la palla di fatto è in mano della Regione, che avvalendosi di un’inevitabile fase di ascolto dei Comuni e delle Province dovrà individuare le aree idonee per pannelli solari e pale eoliche in Abruzzo, una mappa di riferimento per approvare o respingere i progetti. Restano quattro mesi, l’Anci ha già chiesto ai comuni di contribuire a un report da condividere con la Regione. Sullo sfondo, un altro decreto, il “Lollobrigida”, che fissa requisiti e criteri per rendere “idonea” una determinata area, escludendo le aree agricole a meno che non si verifichino alcune condizioni. 

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