Il caso

Il palestinese Mansour Doghmosh scarcerato ma a rischio rimpatrio

Fare chiarezza sul rimpatrio stabilito per Mansour Doghmosh, il palestinese che era stato arrestato a L'Aquila, per poi essere scarcerato dopo la decisione del Riesame. Questo l'obiettivo dell'interrogazione parlamentare presentata alla Camera da Alleanza Verdi Sinistra. 

Fare chiarezza sul rimpatrio stabilito per Mansour Doghmosh, il palestinese che era stato arrestato a L’Aquila, per poi essere scarcerato dopo la decisione del Riesame. Questo l’obiettivo dell’interrogazione parlamentare presentata alla Camera da Alleanza Verdi Sinistra.

Nella giornata di ieri mercoledì 11 settembre, su invito di Sinistra Italiana L’Aquila, il gruppo parlamentare alla Camera di Alleanza Verdi Sinistra – con primo firmatario l’On. Marco Grimaldi – ha depositato un’interrogazione parlamentare a risposta scritta al Ministro dell’Interno, al fine di ottenere chiarimenti, risposte e immediate azioni a tutela e sostegno di Mansour Doghmosh,fino al 9 settembre rinchiuso nella casa circondariale di Rossano Calabro (CS) e che, dopo la decisione del Tribunale del Riesame di L’Aquila, che ne ha disposto la scarcerazione, non ha ottenuto la libertà, bensì è stato trasferito in un CPR in attesa di essere rimpatriato. Il trasferimento di Mansour rappresenta evidentemente una grave violazione dei diritti umani, una decisione che lo espone al rischio di subire ulteriori persecuzioni e violenze”, riporta la nota di Alleanza Verdi Sinistra.

“Rimpatriato dove? In Palestina? Ma cosa rimane oggi dello ‘Stato Palestinese’? La striscia di Gaza è stata distrutta provocando 40 mila morti e la Cisgiordania è oggetto di operazioni militari e bombardamenti quotidiani, con centinaia di morti e 10 mila palestinesi arrestati. Evidentemente il rimpatrio per Mansour, che ha moglie e tre figli piccoli, significherebbe concretamente la sua consegna alle carceri israeliane, quelle nelle quali la Corte d’Appello dell’Aquila ritiene concreto il rischio di torture e trattamenti inumani e degradanti nei confronti dei palestinesi. Com’è dunque possibile e soprattutto in questo momento ‘rimpatriare’ palestinesi, che hanno sostenuto o sostengono la legittima resistenza di un popolo il cui diritto ad una ‘patria’ viene tutt’oggi (e da ormai quasi un secolo) negato? Non sarebbe più logico e giusto riconoscere invece a loro e alle loro famiglie la protezione umanitaria?”, continua la nota.

Di seguito il testo dell’interrogazione:

il 9 settembre, il Tribunale del Riesame dell’Aquila ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare e ordinato l’immediata scarcerazione per Ali Irar e Mansour Doghmosh, due dei tre palestinesi arrestati a marzo a L’Aquila, insieme ad Anaan Yanesh, con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale. Nel mese di luglio, la Cassazione aveva deciso l’annullamento con rinvio della richiesta del mandato di cattura e il Tribunale del Riesame di L’Aquila il 9 settembre si è espresso per la scarcerazione; nonostante l’avvenuta scarcerazione disposta dal Tribunale, Mansour Doghmosh, che era detenuto presso il carcere di Rossano Calabro, è stato prima condotto presso l’ufficio immigrazione della questura di Cosenza e poi ne è stato disposto il trasferimento in un Cpr – Centro di permanenza per i rimpatri. Tale decisione, ad avviso dell’interrogante, oltre a rappresentare una grave violazione dei diritti umani espone lo stesso al rischio di subire ulteriori persecuzioni e violenze. Non si comprende infatti perché Mansour Doghmosh si trovi rinchiuso in un Cpr quando risiede a L’Aquila con moglie e tre figli piccoli e non è immaginabile che possa essere rimpatriato in Palestina, dove da 11 mesi si sta consumando un genocidio nel quale oltre 40mila palestinesi sono stati uccisi e dove rischierebbe la detenzione politica in un carcere israeliano dove – per la stessa Corte d’Appello de L’Aquila – torture e trattamenti inumani e degradanti sono la prassi.
S
e il Ministro è a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda urgentemente verificare le motivazioni per cui immediatamente dopo la scarcerazione Mansour Doghmosh è stato condotto presso un Cpr e se allo stesso è stato consentito di poter richiedere il rinnovo del permesso di soggiorno, qualora quello in suo possesso fosse scaduto durante il periodo di detenzione e dunque si trovasse impossibilitato a procedere al suo rinnovo e se gli sia stata prospettata la possibilità di avanzare la richiesta di protezione internazionale vista l’attuale situazione in Palestina”.

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