Morte Collinzio D’Orazio, inizia il processo d’Appello

17 settembre 2024 | 06:18
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Morte Collinzio D’Orazio, inizia il processo d’Appello

In Corte d’Assise d’Appello a L’Aquila riparte il processo per la morte di Collinzio D’Orazio. I due imputati erano stati condannati a 3 anni in primo grado

Erano stati condannati a 3 anni di reclusione, dopo il processo di primo grado celebrato davanti la Corte d’Assise dell’Aquila, Mirko Caniglia e Fabio Sante Mostacci, unici imputati per la morte di Collinzio D’Orazio. Venerdì 20 settembre, presso la Corte d’Assise d’Appello del capoluogo d’Abruzzo, si celebrerà il secondo grado di giudizio.

Collinzio D’Orazio, 50enne di San Benedetto dei Marsi, fu ritrovato senza vita dai sommozzatori dei Vigili del Fuoco, dopo settimane di ricerche, sulle sponde del fiume Giovenco, morto per annegamento. In primo grado, i due imputati sono stati condannati per abbandono di incapace e morte come conseguenza di altro reato. Durante le indagini per entrambi era caduta l’accusa di omicidio volontario. In primo grado il collegio giudicante era composto dal presidente, il giudice Marco Billi, giudice a latere Guendalina Buccella, pm Luigi Sgambati.

Dell’uomo, che viveva con i genitori e conduceva una vita tutto sommato ritirata e tranquilla, si erano perse le tracce l’1 febbraio 2019, dopo una serata un po’ movimentata trascorsa nel bar del paese dove, stando alle testimonianze, aveva consumato alcune bevande alcoliche nonostante gli fossero state sconsigliate dai medici per via di alcuni problemi di salute e una cura farmacologica a cui era sottoposto. La scomparsa ebbe subito un grosso eco mediatico: in paese arrivò la troupe di “Chi l’ha Visto” che per settimane seguì la vicenda. Gli imputati, due giovani del posto, furono anche intervistati, dal momento che fin da subito – e confermato poi in sede di indagini – si venne a sapere che erano stati gli ultimi a vedere Collinzio D’Orazio in vita. I due giovani avevano affermato di averlo semplicemente accompagnato a casa avendo notato uno stato di alterazione e da lì il buio. Dopo settimane di ricerche e appelli in tv, il 23 febbraio avvenne il tragico ritrovamento sulle rive del fiume Giovenco. Gli imputati hanno sempre respinto ogni accusa, affermando di non avergli fatto del male, asserendo di avergli solo dato un passaggio, tesi confermata non solo in sede di indagini, ma anche davanti le telecamere della trasmissione condotta da Federica Sciarelli.

Adesso, lo scopo della difesa è dimostrare in Appello l’assoluta estraneità degli assistiti alla vicenda e l’infondatezza della sentenza di primo grado. Mostacci è difeso dagli avvocati Mario Flammini e Franco Colucci, mentre Caniglia dall’avvocato Antonio Milo. La mamma della vittima, Teresa di Nicola, si è costituita parte civile assistita dall’avvocato Stefano Guanciale.

indagati Collinzio D'Orazio

Prima del ritrovamento del corpo i genitori della vittima sembravano essere convinti che il loro congiunto avesse deciso all’improvviso di cambiare vita e che fosse partito per Roma per vivere con i senza tetto della stazione Termini. Il fratello invece, conoscendo perfettamente le sue abitudini, da subito aveva ipotizzato il tragico epilogo. In questi anni di indagini la madre si è sempre battuta per avere giustizia e fare chiarezza, capire in quali circostanze e perchè il figlio si trovasse di notte da solo, vicino al fiume dove poi ha trovato la morte.

Morte Collinzio D’Orazio, condannati a 3 anni i 2 imputati