Dal kibbutz in Israele all’Abruzzo, l’agronomo Yoav alla scoperta dell’agricoltura nelle aree interne

19 settembre 2024 | 22:46
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Dal kibbutz in Israele all’Abruzzo, l’agronomo Yoav alla scoperta dell’agricoltura nelle aree interne

Dal kibbutz in Israele all’Abruzzo, il viaggio-studio dell’agronomo Golan per scoprire l’agricoltura nelle aree interne.

L’agricoltura nelle aree interne, da Israele all’Abruzzo: l’agronomo Yoav Golan alla scoperta di metodi e tecniche dell’Abruzzo interno.

Come si sviluppa l’agricoltura nelle aree interne abruzzesi? L’agronomo israeliano Yoav Golan è arrivato in Italia, da Israele, per scoprirlo. Le tecniche di coltivazione nelle piccole aziende abruzzesi, la natura del terreno, la produzione circolare di mangimi per allevamento e la trasformazione dei prodotti, problemi e soluzioni: Yoav in Abruzzo per studiare tutto questo e apprendere segreti e spunti da trapiantare nel suo Paese. “Mentre ero a Giulianova in vacanza con la mia famiglia ho notato le pendenze, le caratteristiche del terreno e le difficoltà che può presentare questa terra, che riesce, nonostante tutto, a vivere di agricoltura. Per questo, una volta tornato in Israele ho proposto di ritornare in Italia, così da apprendere metodologie e sistemi che garantiscono buoni risultati nel settore agricolo”, racconta al Capoluogo l’agronomo israeliano. Il suo racconto viene tradotto da Michael, un veterinario di origini israeliane da tempo in Italia: ha studiato a Teramo, dove si è laureato, e ora vive.

La differenza principale tra l’agricoltura in Israele e quella in Abruzzo riguarda la tipologia e la gestione delle aziende agricole. “Qui c’è ancora il singolo agricoltore, il contadino che gestisce anche in autonomia l’azienda o la sua attività produttiva. In Israele, invece, la produzione è estensiva, basata su volumi molto grandi (ci sono grandi produzioni di avocado e mango). Inoltre si tende a coltivare a valle, dove c’è molto spazio; mentre nelle colline si preferisce agricoltura intensiva”.

agronomo da Israele all'abruzzo

Qual è la situazione dell’agricoltura in Israele? Spiega Golan, La maggior parte della produzione è per uso proprio: specifichiamo che lo Stato d’Israele è piccolo, ma ha un’alta densità abitativa: per questo si importa già tanto cibo dall’estero, in particolare dall’Europa. Poi ci sono dei prodotti di nicchia, grazie al clima e alle tecniche di gestione, come ad esempio l’avocado che coltiviamo e che esportiamo quasi completamente in Europa”. 

A proposito di agricoltura, la realtà degli agriturismi, come l’Agriturismo la Villa a Villa Santangelo, che ha visitato, strutture che contribuiscono anche allo sviluppo turistico dei posti in cui sono ospitati, è replicabile in Israele?“È bellissimo vedere una struttura che funziona autonomamente: un’attività ricettiva che si basa sulle sue produzioni, dal campo fino alla tavola. Un’agricoltura integrata. Tuttavia, in Israele ci sarebbero problemi dal punto di vista normativo riguardanti la costituzione dei consorzi agrari. Sarebbe difficile avere strutture simili ed è un peccato, perché sono un vero e proprio valore aggiunto per il territorio”. 

Yoav vive in un kibbutz,una fattoria agricola collettiva basata sull’uguaglianza nei guadagni, nel vestire, nelle abitazioni, nel cibo.
Cosa vuol dire vivere in un kibbutz?“Per me è come vivere in una grande famiglia, una sorta di tribù, dove le cose si fanno insieme: come la gestione dell’attività agricola, gli eventi culturali, tutto questo si fa insieme, non a livello individuale. Ciò comporta essere vicini, trascorrere le giornate insieme, essere legati. Ci sono quindi tanti pro legati alla condivisione, ma anche qualche risvolto negativo, naturalmente”.
L’intervista