Morte Collinzio D’Orazio, la Corte d’Appello conferma la condanna a tre anni

L’AQUILA – Scomparsa di Collinzio D’Orazio, la Corte d’Appello conferma la condanna a tre anni di reclusione.
L’AQUILA – La Corte d’Appello conferma la condanna a tre anni di reclusione per i due giovani accusati di abbandono di incapace e morte come conseguenza di altro reato nella vicenda legata alla scomparsa di Collinzio D’Orazio.
Conferma della condanna a tre anni di reclusione per Mirko Caniglia e Fabio Sante Mostacci, unici due imputati per la morte di Collinzio D’Orazio, il 50enne di San Benedetto dei Marsi ritrovato nel 2019 senza vita dai sommozzatori dei Vigili del Fuoco, dopo settimane di ricerche, sulle sponde del fiume Giovenco. Questa la decisione di oggi, 20 settembre 2024, della Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila che si è pronunciata sulla sentenza emessa dalla Corte d’Assise, confermandola. A metà dicembre si conosceranno le motivazioni della sentenza e successivamente ci sarà il presumibile ricorso in Cassazione da parte dai difensori di Mostacci e Caniglia, rispettivamente gli avvocati Mario Flammini e Franco Colucci per il primo, e Antonio Milo per il secondo. La mamma della vittima, Teresa Di Nicola, si è costituita parte civile ed è assistita dall’avvocato Stefano Guanciale.
Dell’uomo, che viveva con i genitori e conduceva una vita tutto sommato ritirata e tranquilla, si erano perse le tracce l’1 febbraio 2019, dopo una serata un po’ movimentata trascorsa nel bar del paese dove, stando alle testimonianze, aveva consumato alcune bevande alcoliche nonostante gli fossero state sconsigliate dai medici per via di alcuni problemi di salute e una cura farmacologica a cui era sottoposto. La scomparsa ebbe subito un grosso eco mediatico: in paese arrivò la troupe di “Chi l’ha Visto” che per settimane seguì la vicenda. Gli imputati, due giovani del posto, furono anche intervistati, dal momento che fin da subito – e confermato poi in sede di indagini – si venne a sapere che erano stati gli ultimi a vedere Collinzio D’Orazio in vita. I due giovani avevano affermato di averlo semplicemente accompagnato a casa avendo notato uno stato di alterazione e da lì il buio. Dopo settimane di ricerche e appelli in tv, il 23 febbraio avvenne il tragico ritrovamento sulle rive del fiume Giovenco. Gli imputati hanno sempre respinto ogni accusa, affermando di non avergli fatto del male, asserendo di avergli solo dato un passaggio, tesi confermata non solo in sede di indagini, ma anche davanti le telecamere della trasmissione condotta da Federica Sciarelli.
