Omicidio Bucchianico, arriva la sentenza

Uccise la madre con 34 coltellate: si avvicina il giorno della sentenza – prevista per lunedì 30 settembre – per l’omicidio di Bucchianico. L’imputato rischia l’ergastolo.
Arriva alle battute finali il processo per l’omicidio di Bucchianico, a carico di Cristiano De Vincentiis, il 51enne accusato di aver ucciso brutalmente la madre Paola con 34 coltellate al termine di una lite. La sentenza verrà letta lunedì 30 settembre, al termine dell’udienza finale.
L’uomo deve rispondere del reato di omicidio volontario aggravato. Difeso dall’avvocato Gian Luca Totani, del foro dell’Aquila, rischia l’ergastolo. La difesa aveva chiesto e ottenuto una perizia psichiatrica, dalla quale è risultato che è in grado di stare in giudizio e di partecipare al processo in modo consapevole. Il 30 settembre il contenuto della relazione di 29 pagine dello psichiatra Giovanni Battista Camerini, sarà illustrato nell’udienza – presidente Guido Campli -. Secondo il perito “non vi sono motivi per dubitare che De Vincentiis fosse consapevole del significato e della portata antigiuridica delle azioni compiute, ovvero fosse in grado di rappresentarsi la correttezza del proprio operato e le sue conseguenze”. Paola De Vincentiis venne ritrovata senza vita il 18 ottobre 2022 nella casa di Bucchianico dove viveva con il figlio. L’omicidio sarebbe maturato al termine di un violento litigio che, stando alle testimonianze raccolte in fase di indagine, andava avanti da tempo, alla cui base c’erano motivi di natura economica. Il figlio, unico imputato, ha negato con forza le liti legate a questioni economiche, attribuendo il delitto come conseguenza di un’aggressione subita dalla madre.
Secondo l’accusa invece, la mattina dell’omicidio l’imputato – che in base a una consulenza di parte dello psichiatra aquilano Vittorio Sconci, aveva una capacità di intendere e voler grandemente scemata – mentre dormiva era stato aggredito dalla madre con la punta di un utensile da cucina, uno schiaccianoci, e al petto con un coltello da cucina con una lama di 20 centimetri, procurandogli una lesione.
Secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti, seppur ferito è riuscito ad alzarsi dal letto e lì è nata una colluttazione, l’uomo si è ferito per disarmare la madre e a quel punto ha colpito la madre 34 volte in diversi punti del corpo. Le sorelle della vittima si sono costituite parte civile: chiedono ciascuna un risarcimento di 100.000 euro, con una provvisionale di 50.000. Stando sempre alle testimonianze raccolte, sono state loro ad aiutare economicamente la sorella, vessata dalle continue richieste di soldi del figlio, pagando anche il funerale della donna.

Durante l’udienza del 29 maggio scorso De Vincentiis ha rivelato alcuni dettagli dell’aggressione. Particolari che, sempre secondo l’accusa, avvalorano la tesi della sua lucidità. “Ho avuto paura, pensavo mi avrebbe ucciso”, aveva detto in udienza. “I nostri rapporti erano buoni, c’erano amore e affetto. Abbiamo avuto qualche normale discussione, una volta forse ho buttato in aria un piatto, ma non ho mai toccato con un dito né mia madre né mia zia Angela che viveva con noi”. Subito dopo il delitto è stato lui ad allertare i soccorsi. “Ho chiamato i carabinieri e l’ambulanza. Siccome non sapevo il nome della via in cui abitavamo, sono uscito fuori per chiedere a una signora: mi sono portato dietro il coltello perché temevo che mia madre potesse aggredirmi ancora”.