Gabriele Silveri, campione del mondo di Subbuteo: da Castelvecchio Subequo a Tunbridge Wells

Gabriele Silveri è campione del mondo con il Team Italia di Subbuteo Tradizionale: “Molto più di un gioco, il mondiale esperienza indimenticabile”
Gabriele Silveri, classe ’78, analista finanziario con la passione per il Subbuteo: e da pochi giorni, campione del Mondo nel team Italia proprio di Subbuteo tradizionale.
Un amore che parte da lontano, da quando col fratello giocava a Subbuteo, portandosi ovunque la scatola del gioco: poi l’adolescenza, il gioco mollato e ripreso per ben due volte, casualmente. Fino al 2008: “Per me è sempre stato un bel gioco, una passione, anche perchè di Subbuteo non ci campi”, scherza Gabriele, che raggiungiamo in pausa pranzo a poche ore dalla vittoria londinese.
“Quando ho iniziato a fare tornei con il mio club e anche a livello individuale, è iniziata la sfida più bella. Tante trasferte all’estero: ho girato mezza Europa, sono stato dieci volte in Spagna, ma anche in Belgio, Francia, Gran Bretagna. Facendo questi tornei giri tanti posti, conosci tanta gente e capisci che il Subbuteo non è solo un gioco, ma tanto di più. Partecipare al mondiale è stata una esperienza indimenticabile anche per questo: fianco a fianco, gomito a gomito hanno giocato, nei diversi tornei, atleti europei, ma anche brasiliani, giapponesi, statunitensi. Tutti agguerritissimi e pronti a sfidarsi fino all’ultimo goal”.
Al mondiale Gabriele Silveri (Sc Ascoli) ci è arrivato grazie al ranking: “Al momento della convocazione ero 7′ in Italia, grazie ai risultati ottenuti negli ultimi mesi. Con me, Filippo Filippella (Aosta Warriors), Maurizio Colella e Michele Giudice (entrambi del SC Labronico) che è anche dirigente accompagnatore, il nostro punto di contatto principale con la Federazione. La FISCT (Federazione Italiana Sportiva Calcio Tavolo) non ci ha mai lasciati soli, ci ha sostenuto e ha organizzato la trasferta per tutti gli atleti della spedizione azzurra: l’unica cosa di cui dovevamo preoccuparci era scendere in campo e giocare, ed è stato l’ambiente ideale per concentrarsi e tirare fuori questo bel risultato. Eravamo i favoriti, siamo andati consapevoli della nostra forza e abbiamo fatto del nostro meglio, sempre nel rispetto delle regole.”

Qui parliamo di Subbuteo tradizionale, ovvero con le basi basculanti. Ma ad alzare le braccia al cielo a Tunbridge Wells è stata anche la selezione OPEN, guidata dal Commissario Tecnico Marco Lamberti e composta dal capitano Saverio Bari (F.lli Bari Reggio Emilia), Matteo Ciccarelli e Luca Battista (Napoli Fighters), Filippo Cubeta (Barcellona Calcio Tavolo), Marco Brunelli (Virtus Rieti) e Leonardo Giudice (Subbuteo Club Labronico): ha battuto in finale il Belgio, replicando così i successi ottenuti nella precedente edizione del Mondiale a Roma nel 2022 e nella European Cup di Gibilterra nel 2023. Sette le medaglie d’oro conquistate complessivamente dagli Azzurri, sulle dodici in palio nelle varie categorie.
“Fra il Subbuteo tradizionale e quello moderno, con le basi piatte, c’è qualche differenza” spiega Silveri. “Cambia il tocco, la tattica: nel Subbuteo tradizionale si è più tecnici, precisi, e anche la lettura tattica è rivolta più al contropiede, ad entrare nell’area di tiro. Giocare con le basi piatte è più facile: ma la base tattica è più evoluta, difendi e attacchi, è molto veloce”. In finale l’Italia del Subbuteo tradizionale se l’è dovuta vedere con Spagna, Inghilterra, Grecia e Austria, tutti in un girone unico. Ma al mondiale hanno partecipato ben 27 nazioni.
“Io sono stato anche vice campione nazionale individuale nel 2019 e ho vinto due scudetti a squadre, uno nel 2016 (calcio da tavolo) e uno nel 2022 (Subbuteo tradizionale). Ma i giocatori del mondiale erano tutti di altissimo livello: si giocava molto su panno, i panni erano umidi. Così, sia la tecnica che la tattica sono state esaltate e le differenze sono state minime fra chi giocava”
Per chi conosce il Subbuteo, Tunbridge Wells è un luogo simbolo: è la culla del Subbuteo.
“È la terra dove tutto ebbe inizio oltre 75 anni fa. Nel 1946, infatti, Peter Arthur Adolph, un ornitologo inglese, inventò il Subbuteo, questo gioco che avrebbe conquistato milioni di appassionati. Tunbridge Wells, luogo natale di Adolph, ospitò la prima fabbrica del gioco, oggi celebrata con una targa commemorativa della “Royal Tunbridge Wells Civic Society”.

E l’amore per questo sport – gioco è intatto da quelle parti e scatena grande entusiasmo. “Quando andavamo in giro con la sacca dell’Italia, fuori dal luogo in cui si disputavano le partite, ci riconoscevano” racconta il neo campione del mondo. “Al Mondiale c’è un album che riporta le fotografie e i nomi dei partecipanti alle varie categorie. Per il Subbuteo tradizionale non c’erano le figurine con le immagini dei giocatori ma solo i nomi: mentre passeggiavo, mi hanno riconosciuto e mi hanno chiesto di fare un autografo accanto al mio nome. È stato emozionante”.
Una accoglienza altrettanto calda aspetta Gabriele Silveri aCastelvecchio Subequo: “Sono romano di nascita, ma a Castelvecchio ho trascorso molti mesi della mia infanzia, come tutti quei giovani figli di Castelvecchiesi che tornavano al paese per le vacanze estive e di Natale. Castelvecchio è il luogo dei miei ricordi: ricordo gli odori delle case, delle strade, persino dei muri. Quando sono diventato campione del mondo, l’ho detto ai miei cari e subito si è sparsa la voce in valle Subequana: in tantissimi mi hanno chiamato per farmi i complimenti e ringrazio tutta la comunità di Castelvecchio, che mi ha costantemente seguito durante la competizione, facendomi sentire a casa, sempre”.
Una vittoria che dedica al papà, Domenico: “È stato emozionante alzare il trofeo, perchè pensi a tutto quello che hai passato per arrivare a quel punto. Agli allenamenti, ai sacrifici, al percorrere chilometri su chilometri dopo il lavoro per andare ad allenarti, invece che tornare a casa a riposarti… ma è questo il bello. La passione che è sport, e viceversa”.