Omicidio Albi, in aula Cavallito ricostruisce la vicenda

In corso a Chieti il processo per l’omicidio di Walter Albi: il super testimone Cavallito non ha avuto dubbi: “E’ stato Cosimo Nobile!”
Continua a Chieti il processo per fare luce sull’omicidio di Walter Albi, l’architetto ucciso a Pescara l’1 agosto 2022 davanti un bar. 3 ore di deposizione in aula per Luca Cavallito, super testimone, sopravvisuto all’agguato.
Luca Cavallito è il teste principale dell’accusa nei confronti di Cosimo Nobile, presunto autore, Maurizio Longo, presunto fiancheggiatore e Natale Ursino presunto mandante dell’omicidio di Albi, al cospetto dei giurati in Corte d’Assise a Chieti, presieduti dal Giudice Guido Campli. Si tornerà in aula il 31 ottobre con la conclusione dei teste d’accusa, poi nuovo appuntamento il 26 novembre con i primi teste di difesa.
Nell’ultima udienza ci sono stati momenti di tensione nel momento in cui Nobile, verso la fine dell’udienza ha avuto una reazione scomposta alzandosi di scatto e urlando: “Basta! Mi sono rotto a sentire tutte queste c…. me ne voglio andare!”. Momenti di tensione, dunque, e al termine dell’udienza il suo legale Massimo Galasso si è pubblicamente scusato: “spero comprendiate il livello di frustrazione del mio assistito che si vede coinvolto in una vicenda per la quale è, dal nostro punto di vista, innocente. Non metto in dubbio nulla di ciò che ha riferito Cavallito – ha anche detto Galasso – ma dal mio punto di vista ha ricordi confusi e non veritieri.”
Dall’altra parte l’avvocato di parte civile di Cavallito, Sara D’Incecco. “Non è stato facile ripercorrere quelle vicende in oltre tre ore di deposizione – ha detto la D’Incecco – ma nonostante tutto vorrei sottolineare la sua assoluta lucidità nel ricordare tutti i dettagli e la sua mancanza di dubbi nell’individuare in Nobile l’autore dell’agguato.”
L’ex calciatore pescarese Cavallito ha ripercorso nei minimi dettagli tutta la complessa vicenda che avrebbe portato al tragico agguato costato la vita all’architetto pescarese Walter Albi. Con Ursino erano in corso alcuni affari che stentavano a decollare. Per quanto riguarda Cavallito, sarebbe stato emissario di un grosso carico di cocaina dall’Ecuador, 300 chilogrammi in tutto, tra personaggi albanese e Ursino il quale avrebbe pagato oltre 500 mila euro per il loro acquisto. Un primo carico di 150 chili, ad avvenuto pagamento, era atteso prima a Gioia Tauro, poi a Fiume, ma in realtà non sarebbe mai arrivato.

Per quanto riguarda il coinvolgimento di Walter Albi, era una vecchia conoscenza di Cavallito e sarebbe stato lui stesso a presentarlo ad Ursino al Porto Turistico. In quel periodo Albi era vittima, a sua insaputa, di una truffa, non faceva che versare denaro ad una fantomatica società di brokeraggio a Londra, diretta da un personaggio calabrese, con la promessa di un cospicuo finanziamento, mai arrivato. Una condizione di sudditanza e frustrazione che l’avrebbe portato a chiedere soldi a chiunque, anche a Ursino che a più riprese gli avrebbe prestato circa 9.000 euro, in cambio, però di alcuni favori, il più importante di tutti una traversata transoceanica a bordo di un catamarano che Albi sosteneva di saper guidare, per portare delle persone con problemi giudiziaria in Australia. Questa e altre promesse mai mantenute tanto da far indispettire Ursino.
Il ruolo di Nobile e Longo: Longo, a detta di Cavallito, era il riferimento pescarese di Natale Ursino, personaggio legato ad una delle più importanti famiglie della ‘Ndrangheta calabrese; Nobile, invece, conosceva sia Longo che Ursino, aveva grossi debiti con Cavallito per
partite di droga vendite senza corrispondergli la sua parte. Era, per questo, inizialmente coinvolto nel traffico dei 300
chili di cocaina dall’Ecuador, così da compensare, con la parte che gli spettava, il debito con Cavallito. Il mancato arrivo della cocaina e la mancata traversata transoceanica avrebbero dunque indispettito Ursino a tal punto da ordinare l’agguato, attirando nella trappola del bar sulla
Strada Parco Cavallito e Albi e mandando lì, al suo posto così come le due vittime credevano, il presunto killer Cosimo Nobile.