Dentro Santa Margherita dei Gesuiti, l’opera interrotta

L’AQUILA – Apertura straordinaria della chiesa di Santa Margherita dei Gesuiti in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio. Si auspica la riapertura entro fine 2024.
L’AQUILA – Apertura straordinaria della chiesa di Santa Margherita dei Gesuiti in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio. Si auspica la riapertura entro fine 2024.
Santa Margherita dei Gesuiti, ma per gli aquilani che la amano e aspettano ansiosi la sua riapertura è semplicemente la Chiesa dei Gesuiti. Chiusa dal terremoto del 6 aprile del 2009, per tre giorni la chiesa riapre le porte alla città nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio 2024 previste all’Aquila il 27, 28 e 29 settembre 2024, promosse dal Segretariato Regionale MiC per l’Abruzzo. Un’occasione unica per tornare in una delle chiese care agli aquilani, anche se la speranza è quella di riaprirla definitivamente entro la fine del 2024. Speranza naturalmente legata ai tempi tecnici e burocratici della fine dei lavori. Intanto, per tre giorni Santa Margherita dei Gesuiti si mostra nella sua bellezza straordinaria: uno scrigno di storia e arte che per tre giorni tutti potranno tornare ad ammirare, nell’emozione di vedere a un passo il traguardo della riapertura, dopo più di 15 anni dal terremoto.
Ma le Giornate Europee del Patrimonio rappresentano un momento anche per analizzare le singolari vicende costruttive del monumento e l’intervento di restauro a seguito dei danni subiti nel terremoto del 6 aprile 2009. A presentare i lavori, il RUP, Maria Rita Copersino, Segretariato Regionale MiC per l’Abruzzo.
Santa Margherita dei Gesuiti, sita nel cuore della città, si affaccia sull’omonima piazza e la caratterizza con la sua insolita facciata incompiuta, lasciata a grezzo; al suo interno, l’aula si interrompe bruscamente, tagliata dalla parete di fondo da un’abside lineare, segni entrambi che la chiesa rappresenta un’architettura interrotta. L’aula si apre nella sua luminosa spazialità, mostrando una straordinaria ricchezza artistica: tra stucchi policromi e dorati, di affascinanti ipotesi interpretative, spiccano le opere di Girolamo Cenatempo e Vincenzo Damini, il crocifisso ligneo di Giovanni di Biasuccio, nella seconda cappella destra, l’affresco di Saturnino Gatti, la Madonna della Consolazione, e l’urna con le spoglie di Sant’Equizio, compatrono della città dell’Aquila. Il Santo, vissuto tra il V e il VI secolo probabilmente a Pizzoli, fu tra i massimi diffusori del monachesimo insieme a San Benedetto da Norcia. Nella frazione di Marruci fondò il monastero di San Lorenzo, dove morì, tanto che le sue spoglie furono lì custodite fino al 1785, quando vennero traslate proprio a Santa Margherita. Il sepolcro è attualmente costituito da un’urna marmorea coperta da una tavola dipinta in cui Sant’Equizio è raffigurato con in mano un “modellino” dell’Aquila, cinta di mura, con la vista del Palazzo di città, del Palazzetto dei Nobili e della chiesa stessa.
Lunghe e complesse sono le vicende costruttive di Santa Margherita e vanno di pari passo con la storia dell’Aquila: una struttura primitiva si fa risalire al 1294, data di fondazione della città, quando il castello di Forcella (oggi nel territorio di Preturo) edificò una chiesa dedicata a Santa Margherita, a replica dell’omonima chiesa extra moenia. L’antica struttura venne demolita nel XVII secolo per fare spazio ad una nuova e più grande costruzione ideata dai Gesuiti, giunti all’Aquila nel 1592, che la realizzarono sul modello della chiesa del Gesù a Roma. La chiesa di Santa Margherita è l’unico esempio ancora leggibile in Abruzzo di architettura gesuitica nella sua complessità di chiesa con annesso Collegio. Tuttavia, a causa di problemi finanziari, già sul finire del secolo si paventò la rinuncia alla realizzazione del transetto, della cupola e dell’abside; infine, il terremoto del 1703 interruppe bruscamente i lavori che ripresero a rilento, finché nel 1717 vennero abbandonati definitivamente, lasciando Santa Margherita come la vediamo oggi: un’opera interrotta.
