Mafia dei pascoli su “Lavialibera”: l’Eldorado è in Abruzzo

28 settembre 2024 | 13:20
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Mafia dei pascoli su “Lavialibera”: l’Eldorado è in Abruzzo

Su “Lavialibera”, periodico dell’Associazione Libera di Don Ciotti, l’inchiesta giornalistica sulla mafia dei pascoli: la presentazione a L’Aquila

La mafia dei pascoli trova in Abruzzo un terreno di caccia ideale. Una pratica che soffoca il territorio, impedendo ai fondi e alle risorse di affluire per il sostegno all’agricoltura e all’allevamento locali, dirottandole nelle tasche di soggetti dediti alla truffa sistematica.

A questo tema, che riguarda il presente e il futuro della nostra montagna, la cura, la manutenzione e il controllo del territorio e le prospettive di una vera economia agro-pastorale locale – la rivistaLavialibera”, periodico
dell’associazione Libera di Don Luigi Ciotti, ha dedicato un numero, con una inchiesta curata dai giornalisti Natalie Sclippa e Marco Panzarella. I risultati dell’inchiesta sono stati presentati oggi, in conferenza stampa all’Aquila, alla presenza di Libera Abruzzo, in collaborazione con CGIL, ANPI e Legambiente.

L’espressione “mafia dei pascoli” è dal punto di vista giornalistico molto efficace, ma parzialmente fuorviante. Fu coniata otto anni fa nell’ambito di una vicenda al Parco dei Nebrodi, in Sicilia, ed è passata a definire un fenomeno che va ben oltre le attività della criminalità organizzata. Si sfruttano le storture dei meccanismi della Politica Agricola Comune (PAC) dell’Unione europea. “Ogni allevatore, ogni agricoltore – spiega Panzarella al Capoluogo – detiene titoli sulle base delle coltivazioni e degli animali che possiede. Accoppiandoli a dei terreni, riceve dei finanziamenti. Ma il punto è che si prescinde dalla collocazione geografica: posso avere un’azienda in Trentino e i pascoli in Abruzzo, e ho comunque diritto ai finanziamenti, fatto salvo l’obbligo di portare gli animali al pascolo”.

agnello pascoli

Obbligo teorico, si intende: ecco perciò la facilità con cui non solo la criminalità organizzata ma piuttosto “organizzati” imprenditori, spesso del Nord, hanno potuto acquistare terreni a prezzo stracciato in Abruzzo.

Nel momento in cui il fenomeno è emerso e i controlli aumentati, si è trovata la scappatoia. “Le aziende del Nord – prosegue Panzarella – si accordano con i pastori abruzzesi per fare in modo che portino le pecore sui loro terreni”. Per questo sarebbe più corretto parlare di truffe, piuttosto che di mafia, il cui operato non si riscontra ovunque, anzi, tanto che il redattore de “lavialibera” sottolinea che “sulla base dei riscontri che abbiamo raccolto sul territorio, la percezione dei pastori tende a escludere il fenomeno mafioso. Di certo il fatto che in Abruzzo ci sia, o almeno ci sia stata, una disponibilità maggiore di terreni a prezzi bassi, unita al fatto che si tratta di una regione che ha meno riflettori puntati addosso rispetto ad altre, ha favorito qui la proliferazione del fenomeno”.

Mafia – truffa dei pascoli, i mancati controlli

Natalie Sclippa sottolinea al Capoluogo: “Ad ammettere di aver fallito nel lavoro di monitoraggio, tanto da presentare in pompa magna un nuovo sistema di controllo costato 12 milioni di euro, è stata l’anno scorso Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura. Durante un talk pubblico, dal titolo Coltivare legalità, la dirigente Cristina D’Annibale ha ammesso: ‘La ragione per cui ci è sfuggito il fenomeno delle frodi è proprio la mancanza di prossimità, perché Agea attualmente copre 11 regioni che sono lontane. È qui che si sono verificati fenomeni di cui non eravamo a conoscenza’”. Sclippa spiega che è recente l’adozione di un sistema che dovrebbe favorire il contrasto: “Le cause dei mancati controlli sono diverse. Anzitutto i dati si potevano inserire nel sistema solo manualmente e l’Agea non poteva accedere ad alcune banche dati. In secondo luogo, era difficile scambiare le informazioni tra forze dell’ordine, database di altri enti e l’organismo pagatore. Con il nuovo sistema, che ha cominciato a essere applicato alle domande del 2024, si dovrebbero incrociare le richieste arrivate all’ente, i conti correnti dove si depositano i pagamenti e gli stessi pagamenti. È stata anche stipulata una convenzione con carabinieri e Guardia di finanza per massimizzare il lavoro di controllo e monitoraggio del territorio, oltre che per fornire un sistema di interoperabilità con i comuni e la Direzione anticrimine della polizia“.

Il meccanismo vede quindi chi ha risorse e spregiudicatezza comprare terreni che non userà, sottraendoli anche con violenza, inganno o pressione ai piccoli proprietari o corrompendo gli amministratori locali per aggiudicarsi campi, pascoli, boschi, terreni di proprietà pubblica. Le truffe sui pascoli condannano inoltre le terre all’incuria. Sono forme speculative spesso associate a fenomeni di inquinamento e degrado: compro dei terreni per utilizzarli fittiziamente a pascolo e in questo modo intasco gli incentivi economici riservati a queste attività. Nello stesso tempo, aumentando la superficie aziendale di terreni posseduti, ottengo la possibilità di produrre più liquami inquinanti.

Serve una reazione collettiva, non solo di forze dell’ordine e magistratura, ma di amministrazioni locali, Asbuc, associazioni di categoria, parchi, consorzi turistici, produttori e allevatori locali. Serve una nuova, grande alleanza contro ogni forma di sopruso e speculazione”, dichiarano i promotori della conferenza stampa di oggi.