Accensione lampada votiva a San Francesco, L’Aquila e Castelvecchio Subequo unite nel nome del Santo di Assisi

CASTELVECCHIO SUBEQUO – Si rinnova la tradizione dell’accensione della Lampada votiva a San Francesco d’Assisi. L’olio che alimenta la Lampada offerto dal Comune dell’Aquila.
CASTELVECCHIO SUBEQUO – Si rinnova la tradizione dell’accensione della Lampada votiva a San Francesco d’Assisi. L’olio che alimenta la Lampada offerto dal Comune dell’Aquila.
L’accensione della lampada votiva a San Francesco d’Assisi ha unito il Comune di Castelvecchio Subequo al Comune dell’Aquila, che quest’anno ha donato l’olio che alimenta la Lampada. Con il sindaco di Castelvecchio Subequo, Marisa Valeri, anche gli altri sindaci del territorio e autorità civili, militari e religiose.
“San Francesco – ha sottolineato per l’occasione il sindaco Valeri – volle che fosse sempre accesa una fiammella, perché il volto di Cristo non fosse mai offuscato. Questo facciamo con questa cerimonia. Ringrazio il Comune dell’Aquila con il suo sindaco per aver offerto questo olio che manterrà accesa, per tutto l’anno, la lampada. È la 40ª edizione di questa cerimonia: abbiamo scelto L’Aquila perché molto ci lega alla nostra città Capoluogo. La presenza di San Francesco è forte in entrambe le comunità: San Bernardino è discepolo di San Francesco, noi siamo lungo il cammino del Fuoco del Morrone. Ci aspettano tanti momenti di condivisione e vita insieme, sul nostro territorio, nel segno di una collaborazione di tutti i paesi toccati e percorsi da Celestino V e da San Francesco in vista del Giubileo, per L’Aquila capitale della cultura. Una collaborazione che può dare lustro all’Aquila e ai nostri paesi”.
“Ci sono almeno tre motivi per cui sono qui – ha spiegato il sindaco dell’Aquila Biondi – il primo è di natura sentimentale: ho avuto la possibilità di abbracciare la comunità subequana e riscoprire sentimenti e legami profondi che per tanti anni mi hanno tenuto stretto a queste comunità. Il secondo è di natura politico amministrativa: mi avete dato l’occasione di rinnovare i sentimenti del legame dell’Aquila città territorio; città di fondazione che, fedele al suo ruolo di capoluogo, non si chiude dentro le sue mura con superbia, ma restituisce al territorio la fecondità che ha ricevuto dalla gente di questi luoghi e, più in generale, dei luoghi che hanno creato intelligenze, fortune e ricchezze per L’Aquila. In questo solco andiamo avanti con la Capitale italiana della cultura: non sarà ristretta al solo territorio aquilano, ma ha l’obiettivo di trasformare l’elemento cultura in ottica aree interne. Il terzo motivo è di natura esistenziale: attraverso la riscoperta dei borghi, non si vedono solamente tante cose belle dal punto di vista materiale. Chi li vive e frequenta, respira aria di tradizioni, valori consolidati di cui abbiamo bisogno: solidarietà, accoglienza, assistenza, la cura del prossimo, di colui che incontri per strada, superando l’egoismo della società moderna. Da questi luoghi arriva l’insegnamento che si devono fare i conti con la modernità, ma questa modernità deve servire non per rendere la vita più facile: ma più intensa, più forte, per cui valga la pena viverla. Lo si può fare solo con coraggio, forza, capacità di coloro che, nonostante tutto, hanno deciso di restare, di vivere e far crescere questi paesi”.
“Ci raccogliamo attorno a San Francesco – ha poi dichiarato il vescovo di Sulmona-Valva, S. E. R. mons. Michele Fusco – per riviverne il transito. È per noi motivo di grande commozione vivere insieme questo momento di festa, in cui viene offerto dalla città dell’Aquila l’olio per la lampada. Affidiamo a San Francesco l’Italia e la pace, in un momento così difficile. ‘Va, ripara la mia chiesa’: il messaggio affidato a San Francesco – ha ricordato mons. Fusco. “Un insegnamento quanto mai attuale per la ricostruzione post sisma – ha detto il vescovo, riferendosi alla chiesa di San Giovanni, ancora non ricostruita – ma anche per i nuovi frati della comunità romena giunti al convento francescano, per dare una nuova spinta alla Chiesa di Castelvecchio. Il prossimo anno la Regione Abruzzo donerà l’olio a San Francesco ad Assisi. Chiediamo che questo olio guarisca le ferite dell’umanità. L’olio è segno di pace e chiediamo al Signore che guarisca le ferite che l’uomo di oggi, accecato dal Potere, infligge a suo fratello e sua sorella”.
Il momento dell’accensione
Si tratta della XL edizione di un rito che si ripete ogni anno, per una devozione molto radicata anche grazie ad alcune ricostruzioni storiche che riferiscono della presenza di San Francesco d’Assisi a Castelvecchio Subequo, insieme al suo discepolo Tommaso da Celano. Nella cappella della chiesa a lui dedicata sono conservate anche alcune reliquie: nel 2013 avvenne la liquefazione di un grumo di sangue, prelevato dalle stimmate del Santo. Il racconto di Giuseppe Cera, storico locale, presente a quel prodigioso evento, ai nostri microfoni qualche anno fa
Quando si sciolse il sangue di San Francesco: il racconto della liquefazione a Castelvecchio Subequo
Come spiega Giuseppe Cera, storico locale, la cerimonia che si rinnova ormai da 40 anni prende spunto da un preciso episodio: “Dopo aver ascoltato, dal Crocefisso di San Damiano, l’invito a riparare la sua casa in rovina, Francesco, come dice il biografo Tommaso Da Celano, volle offrire ‘denaro a un sacerdote perché provvedesse una lampada e l’olio, e la sacra immagine di Gesù, non rimanesse priva, neppure per un istante, dell’onore di un lume’. Quella fiamma che arde ci riporta anche alle parole della Preghiera Semplice di San Francesco che ci dicono: ‘Dove sono le tenebre che io porti luce’. E, quella luce che arde nella lampada, grazie al dono dell’olio, è come una preghiera continua. Con la luce ardente che da lei emana, si chiede al Signore, per l’intercessione di San Francesco, di proteggere noi, tutto il popolo, la nostra cara Italia e il mondo intero. Anche in Castelvecchio Subequo, a similitudine di quello che avviene in Assisi, dal 3 ottobre, del 1984 ha luogo questa cerimonia singolare e toccante, in devozione, onore, e memoria di San Francesco d’Assisi. Mentre in Assisi, l’olio, che arde nella lampada, è offerto, a turno, dalle regioni italiane, in Castelvecchio Subequo, nei primi anni, furono i paesi viciniori a sopperire alla donazione. In seguito fu estesa ai centri abruzzesi più lontani, poi ancora a quelli fuori regione e, addirittura nel 2014, l’offerta fu fatta dal Comune francese di La Roche-sur-Foron”.