Cervi Abruzzo, prosegue lo scontro

3 ottobre 2024 | 19:45
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Cervi Abruzzo, prosegue lo scontro

Piano di abbattimento di 469 cervi in Abruzzo, audizioni nell’ambito dell’esame della delibera dell’opposizione che chiede lo stop

Cervi Abruzzo, prosegue la discussione in Consiglio regionale. In Commissione Agricoltura si sono svolte audizioni (il ciclo non è ancora concluso, ce ne saranno altre) nell’ambito dell’esame della delibera presentata dall’opposizione che chiede di fermare l’abbattimento di 469 esemplari.

Lo dispone il pianocontenuto nella Delibera di Giunta Regionale n. 509 dell’8 agosto 2024: l’intervallo di tempo stabilito è dal 14 ottobre al 15 marzo, negli ambiti di caccia che si estendono nei territori di Avezzano, Sulmona, Valle Subequana, L’Aquila e Barisciano, al di fuori comunque delle aree protette.  In ballo c’è anche l’udienza al Tar dell’Aquila, il 9 ottobre prossimo, dove le associazioni puntano a ottenere lo stop passando dalla via giudiziaria. 

Oggi sono stati auditi in Commissione i rappresentanti di diversi enti e associazioni. Sono emerse le posizioni che vanno da chi sostiene soluzioni alternative all’abbattimento dei cervi a chi invece ritiene che il piano predisposto dalla Giunta sia necessario.

Filomena Ricci, coordinatrice regionale del Wwf (tra le organizzazioni ascoltate in audizione nella seduta di oggi della Commissione) ha dichiarato al Capoluogo: “Il piano di intervento è stato presentato come finalizzato a limitare i danni all’agricoltura e il rischio di incidenti stradali. Noi riteniamo che siano necessarie ben altre azioni che sparare, che ci sembra un modo primitivo per intervenire su una popolazione faunistica. Le azioni alternative possibili sono tante: recinzioni, dissuasori, e altre. Ci aspetteremmo che le Regione aprisse un tavolo di confronto con degli esperti, previa sospensione della delibera, per arrivare a mettere a punto un piano a scala regionale che garantisca i risultati in un certo arco tempo”. Il Wwf contesta poi con altri, spiega Ricci, che “i censimenti sono stati fatti dagli Ambiti territoriali di caccia, che si occupano anche del piano di prelievo, c’è un conflitto di interessi. Abbiamo poi contestato il tariffario: i cacciatori devono pagare delle quote per l’abbattimento dei capi. Non ci convince la posizione secondo cui il cervo è cacciabile, il punto è che non era cacciabile fino all’8 agosto nonostante la popolazione sia solo di poco superiore al limite stabilito all’Ispra che in uno dei suoi documenti dice chiaro e tondo che la Regione Abruzzo sta facendo un piano di caccia, non altro. Non sarebbe utile, lo vediamo con quello che accade con i cinghiali, che sono cacciati ma senza benefici reali per gli agricoltori”.

Confagricoltura attacca questa posizione: “Si ritiene inopportuno che siano gli stessi cacciatori in odore di conflitto di interesse a occuparsi del Censimento anche se, ovunque in Europa si fa così”. Poi l’associazione dice che “le ultime tre leggi quadro prevedono la cacciabilità del cerco sin dal 1954 in Val Venosta e, nell’Appennino settentrionale, dal 2000” e i “piani di prelievo ovunque in Europa comprendono anchecuccioli-di-meno-di-12-mesi’. Da anni l’Ispra fissa la soglia minima di battibilità a 2 capi per kmq”.

Poi, prosegue Confagricoltura “la così detta ‘mattanza di cervi’ è di 465 capi su 6.700 con un tasso di prelievo del 7%, contro il 20-25% che si usa in Appennino settentrionale. Il prelievo viene eseguito dove si superano i limiti previsti dalla legge, in due areali dove ancora esiste un’agricoltura professionale e, quindi, abbondanza di cibo artificiale e gratuita per questi animali. A questo proposito nessuno accenna al fatto che il cervo sta mettendo a rischio la sopravvivenza del camoscio appenninico”. Fuori luogo per gli agricoltori anche le ipotizzate soluzioni alternative: “L’agricoltura svolta dagli imprenditori professionali ha bisogno di superfici di decine di ettari che diventano centinaia proprio in quei luoghi ad agricoltura estensiva dove albergano cervi e cinghiali. Le recinzioni per queste aziende, a parte la fattibilità tecnica, si pensi alla frammentazione fondiaria, e orografica, hanno costi non sostenibili neppure con le misure di sostegno previste dal CSR. Poi le recinzioni, dove sono posizionate, deturpano la bellezza dei paesaggi”. Per quanto riguarda “dissuasori luminosi e acustici, repellenti, rumori, a parte i numerosi siti che vendono tutti questi prodotti e qualche sito che li ha sperimentati con le risorse del PSR non risultano evidenze e prove scientifiche sulla loro efficacia“.

imprudente campitelli