Assistenza anziani, la dottoressa Iovennitti: “Intervenire sulla fragilità per prevenire la disabilità”

Intervista alla dottoressa Iovennitti, primario di Geriatria: “Una rete di protezione, senza pregiudizi sugli anziani”.
L’AQUILA – Intervista alla dottoressa Mariapia Iovennitti, primario UOC Geriatria e lungodegenza dell’ospedale San Salvatore: “Serve una rete di protezione, senza pregiudizi sugli anziani”.
“Mi piace definire la Geriatria come una metadisciplina, che certamente deve curare la malattia del paziente anziano, ma deve considerare lo stesso paziente nella sua globalità. La Geriatria si focalizza essenzialmente sulla funzione, sulle capacità del paziente di essere autosufficiente, tornare a vivere nell’ambiente familiare, di essere in grado di gestire il quotidiano, cercando di intercettare e prevenire la fragilità, un concetto che molto spesso viene confuso con la disabilità”. Così nell’intervista al Capoluogo d’Abruzzo la dottoressa Mariapia Iovennitti, primario UOC Geriatria e lungodegenza dell’ospedale San Salvatore, che spiega: “In realtà la fragilità è un fattore di rischio: è l’identificare il paziente prima che possa accadere qualcosa che possa portare alla disabilità. È proprio su quel paziente, normalmente oltre i 75 anni, che inizia a presentare i primi disturbi cognitivi, difficoltà di deambulazione e problemi di nutrizione, che deve focalizzarsi l’attenzione del medico, a partire dal medico di medicina generale, figura fondamentale per ogni paziente, ma in modo particolare per gli anziani. Noi geriatri siamo pochi, per questo dobbiamo estendere i principi della geriatria a tutte le specialità mediche, in modo tale da creare una rete che consenta di individuare pazienti che hanno bisogno di aiuto e metterli in una condizione di protezione”.
Il tutto cercando di evitare ogni forma di “pregiudizio”: “La Società di Gerontologia e Geriatria e la Società dei Geriatri ospedalieri stanno insistendo molto sul concetto di ageismo, che è una forma di pregiudizio che si riflette sulla persona anziana, in quanto tale, e che coinvolge tanti settori della vita sociale. È necessario abbattere questo muro, cercando di privilegiare non tanto l’età cronologica, quanto quella biologica, in modo tale da poter garantire anche a persone anziane, ma comunque autosufficienti, tutti i trattamenti di cui hanno bisogno, in modo tale da accudire meglio anche i pazienti che si trovano in condizioni di dipendenza”.
“La prevenzione – aggiunge la dottoressa Iovennitti – non è riservata soltanto ai giovani, ma è fondamentale anche nei pazienti anziani, a partire dalle procedure di prevenzione cardiovascolare. Va prestata attenzione, oltre che a una adeguata attività fisica, anche alle terapie che si applicano. Per esempio, se devo mantenere il target di una glicemia sotto i 110 e vado ad applicare quel target a un paziente di oltre 90 anni, rischio di fargli del male, perché quel paziente dovrà utilizzare delle dosi di insulina maggiori ed essere esposto a rischio cadute. L’obiettivo dev’essere comunque quello di mantenere l’anziano in condizioni di autosufficienza. C’è un acronimo inglese che spesso si vede negli ambienti medici di Geriatria che recita “Avoid fragility”, evitare la fragilità, e ogni lettera indica i cardini di una vita sana, dall’attività fisica alle vaccinazioni, fino alla vita di relazione, mentre per quanto riguarda i familiari, bisogna cercare di intercettare la fragilità prima che compaiano problemi più gravi”.
L’intervista integrale
