Morta in terapia intensiva per la porta bloccata, infermiere assolto

È stato assolto con formula piena l’infermiere Pietro Ciamacco, di Introdacqua: il decesso della donna ricoverata per Covid in terapia intensiva non fu causato dalla sua condotta.
È stato assolto con formula piena l’infermiere Pietro Ciamacco, di Introdacqua: il decesso della donna ricoverata per Covid in terapia intensiva non è stato causato dalla sua condotta.
Nel novembre 2020 Ciamacco lavorava all’ospedale San Salvatore ed era finito sotto processo con l’accusa di aver cagionato, per presunta imperizia, la morte di una donna, ricoverata per Covid nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale aquilano.
Il fatto non sussiste: così il giudice Tommaso Pistone si è espresso nella sentenza pronunciata ieri: anche la Procura aveva chiesto l’assoluzione per l’accusato.
Questi i fatti: il 3 novembre 2020, una donna ricoverata per la complicanze del Coronavirus presso il G8 Covid19 dell’Aquila, nel reparto di terapia intensiva, si è improvvisamente aggravata. Nella stanza con lei c’era l’infermiere che, accortosi della situazione, è uscito fuori dalla stanza per chiamare i medici.“Non potendo fare altro essendo per l’appunto un infermiere“, aveva sottolineato ai nostri microfoni nelle scorse settimane l’avvocato Scelli, difensore dell’infermiere. “Era protetto con le tute date a disposizione per evitare la diffusione del Covid19: per cui, anche se avesse gridato, non lo avrebbero sentito e nella stanza non c’era modo di fare altro se non attivare l’allarme. È uscito fuori e ha chiuso la porta, come da protocollo La porta non si è riaperta per un guasto, tanto che un medico presente si è tolto la tuta protettiva, che impediva i movimenti, per cercare di forzarla. È stata aperta poco prima che arrivasse il tecnico che è stato chiamato subito, ma quei minuti sono stati fatali per la povera signora“.
Le parti civili, rappresentate dall’avvocato Carlotta Ludovici, avevano chiesto un risarcimento di circa 700mila euro.